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  • Domenica 26 febbraio 2012

Il referendum in Siria

Oggi Assad fa votare una nuova costituzione: gli oppositori del regime boicotteranno il voto, mentre nel paese continuano le violenze

(AP Photo/Muzaffar Salman)
(AP Photo/Muzaffar Salman)

Oggi in Siria si vota per il referendum costituzionale indetto la settimana scorsa dal presidente Bashar al Assad. Secondo le autorità, sono 14,6 milioni i cittadini aventi diritto al voto (su una popolazione di circa 23 milioni di abitanti). Ma ci sono ancora molti dubbi sullo svolgimento di questa consultazione (oltre che sulla sua regolarità), soprattutto per quanto riguarda le circoscrizioni di Homs, Hama e Idlib, dove da mesi oramai alcune zone non sono più controllate dalle forze governative.

Gli oppositori siriani (e anche gli Stati Uniti) hanno detto che il referendum è solo “una presa in giro” e dunque hanno deciso di boicottarlo. Secondo gli attivisti siriani, alla luce della violenza degli ultimi mesi dell’esercito di Assad, la maggioranza della popolazione non andrà a votare. Le violenze continuano quotidianamente e i gruppi di attivisti denunciano la morte di decine di persone ogni giorno: solo ieri sarebbero morte 72 persone in tutto il paese, di cui oltre 20 a Homs.

Il referendum prevede che i cittadini si esprimano sulla bozza di una nuova costituzione (qui è disponibile in testo integrale in inglese).

I partiti politici
La nuova Costituzione elimina un articolo fondamentale di quella vecchia, e cioè quello che definisce il partito Baath di Assad come “il partito guida della società e dello Stato”, ossia l’unica espressione politica e sociale del paese. Se approvata, ci sarà la possibilità, almeno in teoria, di formare nuovi partiti di opposizione (a differenza di quelli attualmente in Parlamento, tutti favorevoli ad Assad). Tuttavia, i nuovi partiti non potranno basarsi “su principi religiosi, etnici, tribali o regionali”. Questo escluderebbe automaticamente il già fuorilegge partito dei Fratelli Musulmani in Siria, oltre a qualsiasi rappresentanza del popolo curdo, per esempio.

Il Presidente
Il Presidente della Siria, anche con la nuova Costituzione, mantiene più o meno tutti i suoi attuali poteri: potrà decidere “la politica generale dello Stato”, dichiarare lo stato di emergenza, scrivere leggi e assumere i poteri del Parlamento quando questo non si riunisce o non viene convocato.

Il candidato presidente dovrà avere 40 anni per essere eletto (Assad ne aveva 35 quando nel 2000 è succeduto a suo padre Hafez), essere musulmano e avere il sostegno di almeno 35 parlamentari. Una delle norme più controverse è l’obbligo per ogni candidato di aver vissuto in Siria nei dieci anni precedenti alla sua candidatura. Questa norma escluderebbe dalla elezioni presidenziali tutti gli esuli e gli oppositori all’estero.

Limite dei mandati
Con la nuova Costituzione la stessa persona potrà essere presidente per due soli mandati da 7 anni. Il secondo mandato di Assad scade nel 2014, ma è già stato deciso che questa nuova norma non si applicherà in maniera retroattiva. Dunque Assad, se in futuro sarà rieletto altre due volte, potrebbe rimanere comunque al potere fino al 2028.

Economia
Abbastanza sorprendentemente, la nuova Costituzione siriana esclude la frase che definisce la Siria “un’economia socialista pianificata” e la dichiara invece basata sullo “sviluppo delle attività pubbliche e private” attraverso misure che favoriranno la “crescita dei salari, della produzione industriale e dell’occupazione”.

Qualora il referendum popolare approvasse la nuova Costituzione, sono previste nuove elezioni legislative “multipartitiche” entro 90 giorni.

nella foto, un seggio elettorale a Damasco (AP/Muzaffar Salman)