È morto Renato Dulbecco

Il biologo e genetista italiano aveva 97 anni, nel 1975 ricevette il premio Nobel per i suoi studi sui virus tumorali (e presentò Sanremo)

È morto oggi all’età di 97 anni il biologo e genetista italiano Renato Dulbecco. Nel 1975 era stato insignito del premio Nobel per la medicina per le sue ricerche su interazioni tra virus tumorali e materiale genetico della cellula.

Dulbecco nacque a Catanzaro il 22 febbraio del 1914 e dopo la Prima guerra mondiale si trasferì con la famiglia in Liguria e nei primi anni Trenta si iscrisse alla Facoltà di medicina dell’Università di Torino. Divenne amico e compagno di studio e lavoro di Rita Levi Montalcini presso l’Istituto di anatomia di Giuseppe Levi. Nel 1936 si laureò a 22 anni con una tesi sul funzionamento del fegato e sugli afflussi di bile, ricevendo premi e riconoscimenti. Gli anni della Seconda guerra mondiale portarono a un rallentamento della sua carriera accademica e dopo un periodo sul fronte occidentale fu costretto a partie per la campagna in Unione Sovietica sul Don. Tornato in Italia, nel 1943 prese contatto con alcune organizzazioni antifasciste clandestine e successivamente divenne membro del Comitato di Liberazione Nazionale, sempre a Torino.

A guerra finita conseguì, in due anni, una seconda laurea in Fisica per avere le conoscenze necessarie per occuparsi al meglio degli effetti delle radiazioni sulle cellule embrionali, e di conseguenza sui geni di cui si conosceva molto poco all’epoca. Nella seconda metà degli anni Quaranta si trasferì negli Stati Uniti per approfondire i propri studi. Ottenne importanti risultati e anche la possibilità di ricevere la cittadinanza statunitense, per rimanere nel paese e continuare le proprie ricerche.

Negli anni seguenti presso il Caltech (California Institute of Technology) si occupò principalmente dei virus, argomento sul quale c’erano ancora grandi lacune in ambito scientifico. Dulbecco scoprì molti dei meccanismi biologici dei virus diventando un punto di riferimento in campo virologico. Dopo aver contribuito alla scoperta del vaccino della poliomielite di Albert Sabin, si dedicò a una particolare tipologia di virus che modificano il funzionamento delle cellule obbligandole a moltiplicarsi incessantemente (cellule cancerose). E proprio questo tipo di ricerche gli valsero il Nobel nel 1975. Verso la fine della sua carriera, Dulbecco confermò il proprio impegno sul fronte della genetica collaborando al Progetto Genoma: una iniziativa estremamente ambiziosa per mappare tutto il corredo genetico dell’uomo.

Nel 1999 accettò la proposta di condurre il Festival di Sanremo, insieme con Fabio Fazio e la modella Laetitia Casta. In quell’occasione ebbe modo di comunicare la propria passione per la scienza, invitando le giovani generazioni a seguire il suo esempio. Dulbecco era anche un fermo sostenitore delle battaglie contro il fumo: durante la cerimonia per la consegna del Nobel fece alcune dichiarazioni contro il tabagismo, causa di numerose patologie.

foto: 1 – AP Images; 2 e 3 – LaPresse