Il sequestro dei falsi titoli di stato Usa

Erano custoditi dentro tre casse in Svizzera e avevano un valore di 6mila miliardi di dollari

I carabinieri del Ros (Raggruppamento Operativo Speciale), per ordine della Procura della Repubblica di Potenza, hanno sequestrato in Svizzera titoli di stato Usa falsi per un valore di 6mila miliardi di dollari, più del doppio dell’intero debito pubblico italiano. I certificati sono datati 1934, erano custoditi in tre casse e riportavano il logo della Federal Reserve, ma i funzionari della stessa Banca centrale americana hanno accertato che sono «totalmente falsi». Le indagini, affidate ai sostituti procuratori di Potenza Laura Triassi e Francesco Basentini, sono partite da una presunta associazione mafiosa in Basilicata. Sono state emesse ordinanze di custodia cautelare per otto persone in Basilicata, Lazio, Piemonte e Lombardia.

Titoli di stato Usa falsi, per un valore di seimila miliardi di dollari – più del doppio dell’intero debito pubblico italiano – sono stati sequestrati in Svizzera dai carabinieri del Ros per ordine della Procura della Repubblica di Potenza. I titoli falsi erano contenuti in tre casse, solo apparentemente della Federal Reserve. La «totale falsità » dei titoli, apparentemente emessi nel 1934 dalla Federal Reserve, è stata accertata da funzionari della stessa Banca centrale americana e da personale in servizio presso l’Ambasciata Usa a Roma.

Dalle indagini – che hanno portato venerdì all’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare nei riguardi di otto persone – è emerso che le tre casse, con i titoli falsi, erano state trasportate da Hong Kong a Zurigo nel gennaio del 2007 e prese in carico da una società fiduciaria elvetica. L’inchiesta giudiziaria che ha portato al maxisequestro dei bond Usa per seimila miliardi di dollari Usa, tutti falsi, è stata diretta dai pubblici ministeri di Potenza Francesco Basentini e Laura Triassi, coordinati dal Procuratore della Repubblica Giovanni Colangelo, ed ha avuto origine da indagini dei carabinieri del Ros del capoluogo lucano su una presunta associazione mafiosa attiva nell’area del Vulture-melfese, in provincia di Potenza, che avrebbe operato anche nel settore dell’usura.

(continua a leggere sul sito del Corriere della Sera)