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  • Giovedì 16 febbraio 2012

Il più famoso arbitro di calcio cinese è stato condannato per corruzione

Lu Jun, che arbitrò ai mondiali del 2002, andrà in carcere per cinque anni e mezzo per delle partite truccate

Il più celebre arbitro cinese di calcio, Lu Jun, 51 anni, è stato condannato da un tribunale di Dandong, nel nordest della Cina, a cinque anni e mezzo di carcere. Il tribunale ha stabilito che l’arbitro ha accettato tangenti per truccare alcune partite di calcio del campionato cinese. Insieme a lui sono state condannate altre otto persone, con pene fino a sette anni.

Lu Jun è stato il primo arbitro cinese ad arbitrare una partita di Coppa del mondo, ai mondiali del 2002 che si sono tenuti in Giappone e Corea del Sud. Lu arbitrò Croazia-Messico e Polonia-Stati Uniti. È stato nominato due volte arbitro dell’anno dall’AFC, la federazione calcistica asiatica (che corrisponde alla UEFA in Europa) ed era soprannominato “fischietto d’oro”. Il processo lo ha condannato per aver ricevuto circa 100 mila euro per intervenire sui risultati di sette partite del campionato cinese a partire dal 2003.

Tra le quattro società calcistiche coinvolte c’è anche il Shanghai Shenhua, la squadra in cui si è trasferito a gennaio di quest’anno, dopo quattro anni al Chelsea, l’attaccante Nicolas Anelka. Lo Shenhua avrebbe speso quasi un milione di dollari per corrompere arbitri e funzionari della federazione calcistica nazionale.

Il calcio in Cina
Nonostante sia uno sport importato dall’Occidente, il calcio ha milioni di fan in Cina, e non solo negli anni recenti: negli anni Venti Mao Tse-tung giocava come portiere nella squadra del suo collegio, nella provincia di Hunan, e Deng Xiaoping, che si trovava a Parigi per studiare, andò a vedere le partite di calcio delle Olimpiadi del 1924. Anche Xi Jinping, che è l’attuale vicepresidente della Repubblica e che sarà probabilmente il prossimo leader supremo cinese, è un tifoso.

Ma i risultati della Cina a livello internazionale sono sempre stati piuttosto miseri (la nazionale è attualmente al 76° posto del ranking FIFA, tra il Burkina Faso e l’Uzbekistan). La Cina si è qualificata solo una volta alle fasi finali di una coppa del mondo, quella del 2002 in Giappone-Corea del Sud, ma nelle tre partite che ha giocato non ha segnato nessun gol. Il campionato nazionale, la Super League, è gestito da funzionari scelti dal partito comunista, ma il livello è così basso e la corruzione così diffusa che i tifosi cinesi preferiscono guardare i campionati europei. Gli episodi di corruzione sono ovunque, e coinvolgono giocatori, presidenti delle società e funzionari della federazione, con una vera e propria compravendita delle partite legata principalmente alle scommesse.

Periodicamente le autorità lanciano campagne per stroncare la corruzione e le irregolarità nello sport. L’ultima è partita nel 2009, mentre quella precedente era stata poco prima dei mondiali del 2002. Negli ultimi tre anni ci sono già state decine di arresti, dagli allenatori ai giocatori e agli arbitri: a gennaio del 2010 vennero arrestati e interrogati anche due vicepresidenti della federazione calcistica cinese, il massimo organo di controllo dello sport. Il presidente della federazione, Nan Yong, confessò una volta che era possibile comprare presenze nella nazionale cinese per 100 mila yuan (poco più di 12 mila euro al cambio attuale) e in effetti la nazionale cinese ha messo in campo cento diversi giocatori in due anni, un numero che è circa il doppio della media delle altre nazionali.

Lu Jun durante i mondiali del 2002
PORNCHAI KITTIWONGSAKUL/AFP/Getty Images