• Mondo
  • Lunedì 6 febbraio 2012

Oggi in Siria

Dalla città di Homs, ancora sotto assedio, arrivano racconti e video terribili; gli Stati Uniti hanno chiuso la loro ambasciata a Damasco

(Alessio Romenzi/AFP/Getty Images)
(Alessio Romenzi/AFP/Getty Images)

A due giorni dal veto di Cina e Russia sulla risoluzione delle Nazioni Unite contro Bashar al-Assad, anche oggi in Siria il regime avrebbe ucciso decine di persone. Secondo il “Syrian Observatory for Human Rights”, che ha sede a Londra, sarebbero morte in tutto il paese circa 70 persone, di queste 15 solo a Homs. L’agenzia di stampa ufficiale siriana SANA smentisce la rappresaglia e parla di ribelli che hanno semplicemente incendiato dei tetti. A smentire questa ricostruzione sono i racconti degli attivisti che filtrano della Siria, confermati dal giornalista della BBC Paul Wood, che in questo momento si trova a Homs.

Wood ha confermato che Homs è sotto assedio: l’esercito sta attaccando da ore la città a colpi di mortaio e arma da fuoco. Le testimonianze che sono giunte ad Al Jazeera parlano di “massacro”, “continue esplosioni”, “bombardamenti indiscriminati”, “numerosi morti” e persone intrappolate in casa. Gran parte della città è bloccata dalle forze di Assad. Ad Al Jazeera sono arrivati anche alcuni video che mostrano le immagini dei bombardamenti a Homs, bambini feriti gravemente e anche una riunione dell’esercito dei disertori “della Siria Libera” che, a volto scoperto, promettono guerra ad Assad.

Oltre a Russia e Cina, la Siria ha il pieno appoggio dell’Iran, che considera il regime di Assad il suo alleato fondamentale in Medio Oriente. Come riporta oggi Haaretz, Kassam Salimani, comandante dell’unità Al Quds dell’esercito iraniano, è in Siria per aiutare le autorità militari guidate dal fratello di Assad, Maher, a coordinare la repressione, sulla base dell’esperienza avuta in Iran con la rivolta della cosiddetta “Onda verde”, avvenuta nel 2009. L’unità Al Quds dell’Iran è un corpo militare speciale dei guardiani della Rivoluzione iraniana.

Oggi gli Stati Uniti hanno chiuso la loro ambasciata nella capitale Damasco, in quanto non ci sarebbero sufficienti condizioni di sicurezza in città. La mossa ha forte valore simbolico ma non rompe le relazioni diplomatiche tra Stati Uniti e Siria. Poche ore dopo il ministro degli esteri britannico, William Hague, ha richiamato in patria l’ambasciatore a Damasco. Oggi il ministro degli Esteri francese, Alain Juppé, ha detto che l’Occidente non si fermerà di fronte al veto di Cina e Russia e che nei prossimi giorni “l’Europa inasprirà le sanzioni contro il regime militare di Assad”. Juppé, tuttavia, ha smentito la chiusura dell’ambasciata francese in Siria, anche perché sta svolgendo nel Paese “un ruolo umanitario”.

Nel frattempo oggi il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, è stato in visita in Bahrein: ha difeso il veto della Russia al Consiglio di Sicurezza dell’ONU dicendo che bisogna contrastare “gruppi di estremisti armati” in quella che per Lavrov è una guerra civile. Domani Lavrov volerà a Damasco dove avrà un colloquio con Assad.

foto: Alessio Romenzi/AFP/Getty Images