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  • Lunedì 6 febbraio 2012

La storia della stagista di JFK

Cosa racconta il libro che esce oggi sulla relazione tra Mimi Alford e il più leggendario presidente americano, e perché tutti ne parleranno

1962: US statesman John F Kennedy, 35th president of the USA, making a speech. (Photo by Central Press/Getty Images)
1962: US statesman John F Kennedy, 35th president of the USA, making a speech. (Photo by Central Press/Getty Images)

Mimi Alford è una donna di 69 anni, ed è un’ex stagista della Casa Bianca che, cinquant’anni fa, ebbe una relazione di 18 mesi con John Fitzgerald Kennedy. Oggi uscirà in America il suo libro di memorie intitolato “Once upon a secret: my affair with president John F. Kennedy and his aftermath” in cui Mimi Alford racconta come a diciannove anni perse la sua verginità con l’ex presidente degli Stati Uniti in camera di Jacqueline, la signora Kennedy.

Nel racconto di Alford la loro storia iniziò nell’estate del 1962 dopo quattro giorni dell’arrivo di lei all’ufficio stampa della Casa Bianca: incontrò il Presidente (che all’epoca aveva 45 anni) in piscina. Lui la notò e quella stessa sera, la invitò a una festa. Con la scusa di farle visitare la residenza, JFK la portò in camera da letto: «Vidi che si avvicinava sempre di più – scrive la Alford – sentivo il suo respiro sul collo. Mi mise il braccio su una spalla». E così via. E aggiunge: «Ero in stato di choc. Lui invece era tranquillo e si comportava come se fosse successa la cosa più naturale del mondo».

Il New York Post ha pubblicato domenica alcune anticipazioni del libro, che uscirà in Italia per Rizzoli il 15 febbraio con il titolo “Ho amato JFK”: si raccontano alcuni dettagli sulla vita privata di Kennedy e su alcuni momenti difficili della sua presidenza. Quando, ad esempio, durante la crisi dei missili a Cuba, lui le confidò: «Penso ai miei figli e mi dico: meglio comunisti che morti». O quando, dopo la morte del figlio Patrick, lei trovò il presidente in lacrime: «C’erano un mucchio di telegrammi di condoglianze per terra e lui li raccolse, uno dopo l’altro, leggendomeli ad alta voce».

Il libro sembra concentrarsi, soprattutto, sui dettagli privati della loro relazione: «Il fatto di essere desiderata dal più famoso e potente uomo d’America amplificava così tanto i miei sentimenti che ogni resistenza era impossibile. Ecco perché non ho mai detto no al Presidente». La Alford dice di come lui si sia sempre rifiutato di baciarla sulla bocca e di come, durante una festa, la spinse a inalare popper (una droga derivata dal nitrito di alchile che lui però non assunse) per renderla più disinibita: «Corsi fuori dalla stanza piangendo», dice lei.

Una volta «fece una cosa ancora più imperdonabile»: le chiese di avere un rapporto orale in piscina con il suo assistente Dave Powers, mentre lui restava a guardare. «Non credo che il presidente pensasse che l’avrei fatto ma mi vergogno di dire che lo feci. Il presidente assistette in silenzio». Quando lui le fece la medesima richiesta con Ted Kennedy, suo fratello minore, Alford si rifiutò.

L’ex stagista racconta anche di essersi rivolta a Dave Powers quando ebbe il timore di essere rimasta incinta di Kennedy. Lui si preoccupò subito di fissarle un appuntamento per abortire: nel 1962 l’aborto negli Stati Uniti era illegale. Ma «alla fine si rivelò un falso allarme».

L’ultima volta che dormirono insieme fu il 15 novembre del 1963 presso l’hotel Carlyle di Manhattan. A quel tempo Mimi Alford non lavorava più alla Casa Bianca ed era fidanzata con un compagno di università, Tony Fahnestock. «Mr President – così lei lo chiamava – mi prese tra le braccia e sussurrò: ‘Vorrei che potessi venire con me in Texas. Ti chiamo quando torno’».
 Mimi gli ricordò che lei stava per sposarsi e lui rispose: «Lo so. Ma ti chiamerò lo stesso». Sette giorni dopo Kennedy fu ucciso a Dallas.

– Il posto dove uccisero Kennedy