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  • Domenica 5 febbraio 2012

Perché Russia e Cina proteggono Assad

Breve riassunto degli interessi commerciali e strategici che legano i due paesi al regime siriano

(AP/Greg Baker)
(AP/Greg Baker)

Il veto di ieri di Russia e Cina alla risoluzione dell’ONU contro il regime siriano di Bashar al Assad ha diverse motivazioni, descritte più volte in queste settimane da esperti e analisti. Innanzitutto, Russia e Cina sono da sempre contrarie a ogni intervento militare che vada a interferire con le dinamiche e le crisi politiche di un determinato Paese anche per ragioni interne, come i casi delle repubbliche separatiste per la Russia o il Tibet per la Cina. Da questo punto di vista la Russia, in particolar modo, è risentita con il resto della comunità internazionale dopo la risoluzione 1973 sulla Libia per la quale, insieme alla Cina, non aveva posto il veto perché quella risoluzione in teoria prevedeva solo la difesa della popolazione civile e non, come poi è oggettivamente avvenuto in pratica, il deciso sostegno agli oppositori di Muammar Gheddafi. Inoltre, la Russia sostiene che la caduta di Assad porterebbe al potere in Siria estremisti e fanatici religiosi.

La Russia ha riallacciato i rapporti con la Siria negli anni Settanta, dopo una crisi diplomatica con l’Egitto. In seguito a un allontanamento durante il disfacimento dell’Unione Sovietica, i due paesi si sono ulteriormente riavvicinati dopo la guerra in Libano nel 2006, quando la Siria, per il suo ruolo, era stata isolata dall’Occidente. Così si è rivolta alla Russia che ha cancellato il 75 per cento dei debiti che Assad gli doveva e ha fatto della Siria un importante partner commerciale.

La Siria compra circa il 10 per cento di armi e altro materiale bellico prodotti dalla Russia. Il valore di tutti questi contratti si aggirerebbe intorno ai 4 miliardi di dollari. Solo lo scorso dicembre, tra l’altro, quindi in piena rivolta popolare nel paese, la Russia ha venduto alla Siria 36 aerei da guerra Yakovlev Yak-130 per una spesa di circa 550 milioni di dollari. Inoltre, la Russia in Siria, precisamente a Tartus, ha la sua unica base navale con sbocco nel Mar Mediterraneo. Qui una intera flotta russa è stata ormeggiata l’8 gennaio scorso. È stata una mossa minacciosa e dal grande valore simbolico per dichiarare al mondo che la Russia non abbandonerà Assad.

Anche la Cina ha importanti interessi commerciali con la Siria. Secondo la Commissione Europea, è il terzo paese importatore della Siria per contratti dal valore di oltre 2 miliardi di dollari. La Siria a sua volta, pur importando poco dalla Cina (solo l’1 per cento del suo export totale) resta uno snodo commerciale fondamentale per la Cina in Medio Oriente. La compagnia petrolifera China National Petroleum Corporation (CNPC), inoltre, è in joint venture con la Compagnia nazionale petrolifera della Siria. Dal punto di vista ideologico, invece, la Cina tiene alla Siria anche perché quest’ultima si è sempre espressa a favore della Repubblica Popolare cinese su questioni come Taiwan, Tibet e i diritti umani.

Nella foto, da sinistra: l’attuale premier russo Vladimir Putin con il presidente cinese Hu Jintao (AP/Greg Baker)