• Mondo
  • Lunedì 23 gennaio 2012

L’Unione Europea approva un embargo petrolifero contro l’Iran

Il blocco totale è stato deciso per mettere pressione sul governo e convincerlo a fermare il programma nucleare

(AP/Vahid Salemi, File)
(AP/Vahid Salemi, File)

Oggi l’Unione Europea ha deciso di adottare nuove sanzioni contro l’Iran. Gli ambasciatori dei 27 paesi membri si sono accordati oggi per un embargo sulle importazioni di petrolio. L’embargo avrà effetto immediato per tutti i paesi dell’Unione Europea, mentre i contratti petroliferi già esistenti con l’Iran potranno essere revocati gradualmente ma non oltre il primo luglio 2012. Ora toccherà ai ministri dell’Unione Europea dare il via libera definitivo a queste misure. L’agenzia iraniana FARS ha già riportato le reazioni di un esponente del governo iraniano che ha parlato di «chiusura definitiva» dello stretto di Hormuz, snodo cruciale del traffico petrolifero mondiale.

Le sanzioni, già anticipate dall’Unione Europea nelle settimane scorse, interessano anche la Banca centrale iraniana, istituzione fondamentale per il mercato petrolifero iraniano perché vede passare la gran parte delle transazioni dei pagamenti per il greggio. L’Unione Europea, infatti, ha congelato gli asset della Banca centrale di Teheran e bloccato ogni operazione con la Banca e altri enti pubblici iraniani che preveda la cessione di oro o altri metalli preziosi. L’embargo petrolifero totale dovrebbe avere gravi conseguenze: l’Iran, infatti, vende il 18 per cento del suo petrolio a paesi che fanno parte dell’Unione Europea.

Le nuove sanzioni contro l’Iran sono state decise per bloccare il programma nucleare iraniano, che secondo Stati Uniti, Europa e Israele è destinato a scopi bellici. A sostegno della loro tesi è arrivata recentemente la pubblicazione dell’ultimo rapporto dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA), che non esclude questa ipotesi. L’Iran dice invece che il programma nucleare è pacifico e destinato soltanto a produrre energia. Lo scorso ottobre l’Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell’UE, Catherine Ashton, aveva inviato una lettera a Saeed Jalili, il capo dei negoziatori iraniani per il nucleare, per esortarlo a collaborare ai negoziati e instaurare nuovamente un rapporto di fiducia tra l’Unione Europea e l’Iran. Jalili non ha ancora risposto.

Già oggi l’Iran produce 600mila barili di petrolio in meno rispetto al 2005, anno in cui Mahmud Ahmadinejad è diventato presidente e, a causa della mancanza di raffinerie nel paese, deve importare gran parte del diesel e della benzina dall’estero, a prezzi molto alti. Da mesi i cittadini iraniani devono convivere con un’inflazione molto alta nel loro paese e per fermarla il governo iraniano ha dovuto limitare i suoi sussidi statali sui beni di prima necessità. Ultimamente, a causa di sanzioni precedenti, la valuta nazionale iraniana, il rial, ha toccato un minimo storico, perdendo circa il 30 per cento del suo valore tra il 1 e 2 gennaio.

foto: AP/Vahid Salemi, File