Si è dimesso Cammarata, il sindaco di Palermo

E se ne parlava da tempo, dopo mesi di scandali e pressioni politiche

Il sindaco di Palermo, Diego Cammarata, si è dimesso e lo ha fatto «per amore della città», ha spiegato oggi davanti ai giornalisti. Cammarata era un esponente del PdL e si trovava al secondo mandato, che sarebbe scaduto a maggio.

Quando venne rieletto nel 2007, con il 53,5 per cento dei voti, l’avversario Leoluca Orlando denunciò brogli elettorali e due presidenti di seggio furono arrestati perché sospettati di aver falsificato 580 schede a favore di una lista che lo appoggiava. L’anno dopo, quando Cammarata venne eletto presidente dell’ANCI Sicilia, il TAR siciliano bocciò il piano sulle Zone a Traffico Limitato di Palermo facendo anche partire un’indagine dell’Authority. Nel 2009 Cammarata venne coinvolto nella vicenda giudiziaria relativa al bilancio dell’AMIA, l’azienda per la raccolta dei rifiuti, e nel 2010 è stato indagato nell’ambito di un’inchiesta sulla discarica palermitana di Bellolampo con le accuse di truffa, abuso d’ufficio, disastro colposo, inquinamento delle acque e del sottosuolo, gestione abusiva di discarica, gestione non autorizzata di rifiuti speciali e traffico di rifiuti. La vicenda giudiziaria più recente riguarda l’abuso d’ufficio per aver impiegato un lavoratore socialmente utile pagato dal Comune come skipper sulla sua barca.

Cammarata ha annunciato le sue dimissioni nel corso di una conferenza stampa nella sede del Comune, ma le voci sulle sue intenzione di farsi da parte si rincorrevano da tempo. A dicembre su Rudy Francesco Calvo su Europa ne scriveva così.

I più audaci scommettono già sulla data (domani? Subito dopo Capodanno?), in pochi però sono disposti a puntare anche un solo centesimo sulla possibilità che Diego Cammarata rimanga sulla poltrona di primo cittadino a Palermo fino alla primavera, quando si dovrà eleggere il suo successore. D’altra parte, sono i suoi stessi assessori a ignorare non se, bensì «quando ci saranno le dimissioni». E il sindaco fino a pochi giorni fa non osava andare al di là di un semplice «al momento non sono all’ordine del giorno».

A spingerlo verso questo passo è prima di tutto il suo partito. I maggiorenti locali del Pdl, a partire dal presidente dell’Assemblea regionale siciliana Francesco Cascio, non vogliono arrivare alle urne con alle spalle l’ingombrante figura di un sindaco sommerso dagli scandali (dagli arresti nel 2008 per la falsificazione di schede elettorali a suo favore alla gestione fallimentare della municipalizzata Amia, dall’utilizzo di un dipendente pubblico per la custodia della sua barca personale alla pulizia affidata a tre operai comunali di una strada privata per il battesimo della figlia).

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