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  • Lunedì 9 gennaio 2012

Un procuratore militare polacco tenta il suicidio

Mikolaj Przybyl si è sparato nel suo ufficio poco dopo una conferenza stampa sull'incidente aereo in cui morì il presidente polacco Lech Kaczynski: ora è vivo, in ospedale

Il procuratore militare polacco Mikolaj Przybyl si è sparato oggi dopo aver tenuto una conferenza stampa. Durante la conferenza stampa aveva criticato la fuga di notizie relativa all’indagine dell’incidente aereo del 10 aprile 2010, in cui morì l’allora presidente polacco Lech Kaczynski insieme ad altre 95 persone, perlopiù alti funzionari del governo.

Przybyl sosteneva la necessità di controllare i giornalisti che lavoravano sul caso e di sorvegliare i loro telefoni, per fermare le fughe di notizie. Dopo aver chiesto di fare una breve pausa, Przybyl è andato nel suo ufficio e si è sparato. I giornalisti hanno sentito lo sparo e si sono precipitati nel suo ufficio, trovandolo a terra. Przybyl è stato portato in ospedale da un’ambulanza: è vivo, ha ripreso coscienza e secondo i medici è in buone condizioni. Il presidente polacco Bronislaw Komorowski si è detto preoccupato dal tentativo di suicidio e ha chiesto alla sicurezza nazionale di tenere la situazione sotto controllo.

L’aereo in cui morì il presidente Kaczynski precipitò a Smolensk, in Russia. Stava portando una delegazione del governo polacco nel Paese per commemorare la strage di Katyn del 1940, quando 22mila polacchi furono sterminati dall’allora regime sovietico. Dopo mesi di indagini da parte di una Commissione internazionale per l’aviazione, gli esperti polacchi e russi si erano trovati discordi su alcuni aspetti della ricostruzione. Il rapporto redatto dalle autorità russe nel gennaio 2011 aveva attribuito tutta la responsabilità dell’incidente all’equipaggio dell’aereo, facendo infuriare il governo polacco che invece fin dall’inizio aveva sostenuto che le condizioni dell’aeroporto di Smolensk avessero notevolmente contribuito al disastro.

A luglio 2011 la commissione d’inchiesta del governo polacco ha reso note le conclusioni del suo rapporto, dopo quindici mesi di indagini. La commissione ha stabilito che il sistema d’illuminazione dell’aeroporto era difettoso e inadeguato, e che i russi diedero informazioni sbagliate al pilota dell’aereo, spingendolo a un errore di valutazione della distanza da terra che determinò l’impatto. Il rapporto ha anche criticato duramente le autorità polacche, dicendo che il pilota non era adeguatamente preparato per un atterraggio in condizioni d’emergenza e che, essendo l’unico membro dell’equipaggio in grado di parlare russo, doveva sia guidare che comunicare con il personale di controllo dell’aeroporto. Le inchieste penali, sia russe che polacche, sono ancora in corso.

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