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  • Venerdì 23 dicembre 2011

Il capo dell’opposizione in Ungheria è stato arrestato

Un gruppo di parlamentari si era incatenato davanti al parlamento di Budapest: la polizia ne ha arrestati nove

La polizia ungherese ha disperso una manifestazione dell’opposizione fuori dall’edificio del parlamento, a Budapest. La polizia ha arrestato nove parlamentari che stavano partecipando alla protesta, ha detto un portavoce del partito socialista ungherese (MSZP) attualmente all’opposizione. Oltre ai socialisti, anche parlamentari del partito liberale e ecologista LMP (Lehet Más a Politika, “la politica può essere diversa) hanno partecipato alla protesta, incatenandosi insieme all’ingresso del parcheggio del parlamento, per impedire agli altri membri di arrivare in aula. Tra gli arrestati c’è anche il capogruppo dei socialisti in parlamento, Attila Mesterhazy.

La legge elettorale ungherese ha permesso a soli quattro partiti di entrare in parlamento: Fidesz, conservatore e populista, del primo ministro Viktor Orbán, che ha 206 parlamentari su 265, e i tre partiti all’opposizione, i socialisti del MSZP, i liberal-ecologisti del LMP e il partito xenofobo e nazionalista Jobbik. L’opposizione è in agitazione, in questi giorni, per l’ennesima serie di leggi molto incisive che sono in discussione nell’iperattiva maggioranza di Fidesz, che in pochi mesi di governo ha approvato oltre 40 leggi e ha cambiato sei volte la costituzione. I primi sei mesi del governo Orbán hanno causato le proteste di parte dell’opinione pubblica e di molti osservatori, che accusano il governo di agire in modo autoritario e di mettere a rischio la democrazia e il pluralismo nel paese.

Le leggi in discussione negli ultimi giorni riguardavano il sistema elettorale (che secondo l’opposizione Fidesz vuole cambiare a proprio vantaggio), la tassazione e il metodo di governo della banca centrale ungherese. La Commissione europea, la Banca centrale europea e l’agenzia di rating Standard & Poor’s hanno espresso preoccupazione negli ultimi giorni proprio a proposito della riforma della Banca centrale che ha in mente il governo, dicendo che ne metterà a rischio l’indipendenza. Oggi il parlamento l’ha approvata, e dovrebbe diventare legge entro la prossima settimana.

Le condizioni economiche del paese rimangono molto difficili. Nella notte tra mercoledì e giovedì scorsi Standard & Poor’s aveva abbassato la valutazione sul debito pubblico ungherese da BB+ a BBB-, un livello definito “spazzatura”. Il tasso di interesse dei titoli di stato ungheresi a scadenza decennale è salito velocemente sul mercato secondario dal 9% a oltre il 9,3%. Nel suo rapporto, S&P ha fatto riferimento esplicitamente alle annunciate riforme della Bance centrale. Nel 2008, il Fondo Monetario Internazionale aveva dato un prestito all’Ungheria di 20 miliardi di euro per impedire il default dello stato, ma quest’anno il governo ha rifiutato una nuova offerta di prestito.

Il governo è sotto accusa da parte dell’opposizione e di alcune associazioni per la libertà di stampa anche per la recente chiusura dell’unica stazione radio di opposizione con diffusione nazionale, Klubradio, che ha perso le frequenze il 20 dicembre dopo una gara pubblica che è stata accusata di essere pesantemente irregolare. Il Consiglio per i mezzi di comunicazione, interamente composto da membri nominati dal governo, ha anche deciso di impedire l’accesso al parlamento del servizio di notizie online Index. Una nuova legge sui mezzi di comunicazione era stata approvata nei mesi scorsi dal governo, provocando le proteste dell’Unione Europea per i suoi aspetti considerati pericolosi per il pluralismo e la libertà di informazione.

Chi comanda in Ungheria

foto: ATTILA KISBENEDEK/AFP/Getty Images