Perché ci sono due Coree

La storia e le foto della Corea del Nord e del Sud, da sempre in guerra, che con la morte di Kim Jong-Il iniziano una nuova fase della loro storia

di Matteo Miele, Royal University of Bhutan

GOSEONG, REPUBLIC OF KOREA: South Korean soldiers open the gate for a North Korean train making its way through the demilitarized zone (DMZ) in Goseong, east of Seoul, 17 May 2007. Trains from North and South Korea crossed the heavily fortified border for the first time since the 1950-53 war, in what both sides described as a milestone for reconciliation. AFP PHOTO/POOL/AHN YOUNG-JOON (Photo credit should read AHN YOUNG-JOON/AFP/Getty Images)

GOSEONG, REPUBLIC OF KOREA: South Korean soldiers open the gate for a North Korean train making its way through the demilitarized zone (DMZ) in Goseong, east of Seoul, 17 May 2007. Trains from North and South Korea crossed the heavily fortified border for the first time since the 1950-53 war, in what both sides described as a milestone for reconciliation. AFP PHOTO/POOL/AHN YOUNG-JOON (Photo credit should read AHN YOUNG-JOON/AFP/Getty Images)

Se si guarda una foto satellitare della penisola diventa chiarissimo il colossale divario tra le due Coree. Il nord è buio, mestamente tetro, simile ad un deserto. Le luci del sud invece brillano come un umiliante confronto. Ancora più avvilente se si ragiona in termini asiatici.

La Repubblica Democratica Popolare di Corea (questo il nome ufficiale della Corea del Nord) ha disegnato la propria idea al di fuori di ogni logica e razionalità. Anche parlare di comunismo o marxismo-leninismo è un tentativo audace per schedare il regime. In realtà, però, è un’altra cosa. L’ideologia ufficiale si chiama juche ed è opera di Kim Il-sung, il “grande leader”, padre dell’appena defunto Kim Jong-il, il “caro leader”. Parlare di “culto della personalità” per Kim Il-sung diventa quasi un docile eufemismo. È molto di più. Sebbene morto nel 1994 Kim Il-sung continua ad essere il capo di Stato, o per essere ancora più precisi è il Presidente Eterno della Repubblica. Incarico che nemmeno il più rigido stalinista avrebbe potuto ideare. Nel 1994 si è parlato di fenicotteri inviati per portare in cielo il corpo, ma davanti al dolore del popolo coreano decisero di lasciarlo sulla terra (bontà loro!). Chissà chi verrà incaricato questa volta per il figlio.

Cerchiamo di ripercorre rapidamente l’inizio di questa assurdità politica. La Corea fu per secoli uno stato vassallo dell’Impero Cinese. La Cina era al centro del mondo. Gli altri erano tenuti ad inviare un tributo all’Imperatore. Il paese venne plasmato nella cultura confuciana e ogni grande innovazione culturale proveniva necessariamente dal grande vicino. Per la lingua coreana, ad esempio, si adottarono i caratteri cinesi (chiamati in coreano hanja). Nel XV secolo venne inventato un alfabeto, l’hangul, ma gli hanja rimasero (e in parte lo sono ancora) al centro del sistema culturale coreano. Anche il buddhismo mahayana (grande veicolo) arrivò dalla Cina in Corea e poi, da lì, giunse in Giappone. Il profondo legame tra i due paesi non rimase però indenne davanti al drammatico declino del Celeste Impero nel XIX secolo. Una Cina ormai incapace di confrontarsi con il mondo si ritrovò in guerra, dopo averne perse diverse con le potenze occidentali, con il Giappone. Fu la Prima guerra sino-giapponese tra il 1894 e il 1895, che si concluse con il Trattato di Shimonoseki, uno di quei documenti in grado di rivoluzionare e condizionare il percorso di intere nazioni per moltissimo tempo. Pechino cedeva a Tokyo l’isola di Taiwan e rinunciava ad i suoi antichi diritti sulla Corea, riconoscendone la piena indipendenza. Quindici anni dopo i giapponesi annessero la penisola. Il dominio giapponese rappresentò un tentativo di eliminazione dell’identità culturale coreana, da sostituire con quella nipponica. Così, suo malgrado, la Corea era una parte dell’Impero Giapponese quando iniziò la Seconda guerra mondiale. Alla fine del conflitto i sovietici occuparono il nord della penisola, mentre gli statunitensi il sud, decretandone dunque la divisione in due paesi sotto l’influenza delle due superpotenze. Mosca piazzò Kim Il-sung, mentre a sud il potere veniva assunto da Syngman Rhee. Il confine tra le due realtà era stato fissato al 38° parallelo. Era una soluzione temporanea.

Nel giugno 1950 la Corea del Nord invase la Corea del Sud. L’URSS non sedeva in Consiglio di sicurezza per protestare contro l’esclusione della Cina Popolare, nata nel 1949, dalle Nazioni Unite. Il seggio cinese nel Consiglio era infatti occupato dal governo di Chiang Kai-shek che si era spostato a Taiwan (tornata alla Cina con la sconfitta giapponese). Dunque, senza il pericolo di un veto sovietico, l’ONU poté agire. La guerra, prova di forza tra Occidente e universo comunista, andò avanti fino al luglio 1953, quando le operazioni militari terminarono pochi mesi dopo la morte di Stalin e venne creata la Zona demilitarizzata coreana per dividere i due paesi. Teoricamente Pyongyang e Seul sono ancora in guerra non essendo mai stato firmato un trattato di pace, ma un semplice armistizio.