In difesa di Beppe Viola

Fu un formidabile giornalista e scrittore, e coautore di molte cose di Jannacci: che però si dimentica sempre di citarlo, protesta la figlia Marina sul suo blog

© LAPRESSE
17-05-1962 MILANO
SPORT CALCIO
MONDIALI DI CALCIO IN CILE 1962
NELLA FOTO: I CALCIATORI ITALIANI IN PARTENZA DALLA MALPENSA PER I CAMPIONATI MONDIALI DI CALCIO; IL GIORNALISTA BEPPE VIOLA INTERVISTA IL CALCIATORE BRUNO MORA.
B.8092/3

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17-05-1962 MILANO
SPORT CALCIO
MONDIALI DI CALCIO IN CILE 1962
NELLA FOTO: I CALCIATORI ITALIANI IN PARTENZA DALLA MALPENSA PER I CAMPIONATI MONDIALI DI CALCIO; IL GIORNALISTA BEPPE VIOLA INTERVISTA IL CALCIATORE BRUNO MORA.
B.8092/3

Beppe Viola morì ad appena 43 anni per una emorragia cerebrale, negli studi Rai di Milano: era un giornalista e commentatore sportivo molto popolare e amato, dallo stile e intelligenza assai più originali e riconoscibili di quelli di molti colleghi. Era anche scrittore e autore teatrale e di canzoni, che collaborò spesso con Enzo Jannacci di cui era amico fin da quando erano bambini. Domenica Jannacci ha dato un’intervista al Corriere della Sera che ha offeso la figlia di Beppe Viola, Marina: che ha spiegato perché e tutta la storia sul suo blog.

Sono già le undici e un quarto, ma ho fatto tutto, o quasi: letti (tranne il mio), messo in ordine, mi sono pesata (aumentata di mezzo chilo), fatta la doccia, incremata, vestita. In onore del mio nuovo amico (il mezzo chilo) mi sono addirittura messa la gonna, così che anche lui si può far notare in giro.
La palestra per oggi può aspettare, ci sono cose più importanti da fare. Come sputtanare un amico, per esempio. Amico, poi, per dire.
Dopo il mio caffé stamattina ho sentito Serena che mi fa, “Hai visto il Corriere?” Io non lo leggo proprio, il Corriere e lei neanche. Ma qualcuno le ha detto dell’articolo uscito oggi: intervista al grande Enzo Jannacci, che parla del libro (coccodrillo?) appena uscito di suo figlio, e della sua genialità. E dei suoi amici, appunto. Quelli andati e quelli ancora qui. Delle sue canzoni, e tra le altre cose, del suo regalo a Mario Monicelli, che invece l’Enzo il regalo lo ha ricevuto lui quella volta lì. Da mio padre.
Apro una lunga parentesi. Erano gli anni del dopoguerra. Milano era in parte macerie e in parte ancora periferia, soprattutto in zona Undici, dove c’è la via Lomellina che incrocia la via Sismondi e in fondo a sinistra c’è anche Piazza Adigrat.

(continua a leggere sul blog di Marina Viola)