L’Apple Store alla Grand Central Station

Le foto del nuovo enorme negozio a New York e cosa c'entra Firenze con questo e gli altri

Ieri, venerdì 9 dicembre, Apple ha inaugurato il suo nuovo store nella sede storica del Grand Central Terminal a New York. Come è ormai tradizione, centinaia di persone hanno atteso ordinatamente in fila per poter partecipare all’inaugurazione ed essere tra i primi clienti del negozio. Il nuovo Apple Store è uno dei più grandi fino a ora realizzati dalla società e occupa uno spazio di circa 2.100 metri quadrati. Un servizio per i pendolari, che transitano ogni giorno attraverso la stazione, consentirà di avere consigli e suggerimenti sull’uso dei prodotti della società con sessioni veloci dalla durata di quindici minuti.

Grand Central Terminal, chiamato anche Grand Central Station (ma è un errore, come ricorda un indovinello nel film di Spike Lee Inside Man) o semplicemente Grand Central, è una stazione ferroviaria nel centro di Manhattan, la più importante nella città di New York. È la stazione con il maggior numero di piattaforme di arrivo dei treni nel mondo, ben 44 su due piani. L’edificio attuale è stato costruito tra il 1903 e il 1913 ed è diventato famoso in tutto il mondo anche grazie ai numerosi registi che hanno deciso di ambientarvi alcune scene per i loro film (Intrigo internazionale, Carlito’s Way e Superman, per citarne solo qualcuno).

Il nuovo punto vendita di New York si aggiunge agli oltre trecento negozi realizzati negli ultimi anni da Apple in tutto il mondo. La società ha investito molto sulla possibilità di raggiungere direttamente i clienti con i propri negozi e lo sforzo si è rivelato molto redditizio: se si escludono le vendite online, spiegano sul Wall Street Journal, nel 2010 le vendite al dettaglio hanno rappresentato circa il 15 per cento dei 76,3 miliardi di dollari di ricavo realizzati da Apple.

Si stima che ormai ci siano più persone che visitano gli Apple Store di quante non entrino nei quattro più grandi parchi a tema della Disney. Nei negozi a New York della società quest’anno sono entrati almeno 12 milioni di persone e in tutto il mondo la stima è di 300 milioni di persone.

Come racconta Walter Isaacson nella biografia sulla vita di Steve Jobs, l’idea di costruire negozi apposta per Apple venne in mente verso la fine del 1999 all’allora amministratore delegato della società. L’elaborazione dei progetti per il primo negozio richiese molto tempo per due ragioni: Jobs era un maniaco dei dettagli e il consiglio di amministrazione di Apple non era molto convinto. Nessun produttore di computer aveva negozi propri per vendere i prodotti all’epoca e i consiglieri non ritenevano fosse il caso di impegnare la società in una simile operazione. Jobs insistette, ottenne il permesso di sperimentare l’idea e alla fine il consiglio di amministrazione dovette cedere.

Il primo store fu aperto nel 2001 a Tyson Corner (Virginia), il primo di una lunga serie. In molti negozi Apple in giro per il mondo c’è anche qualcosa di molto italiano che ha contribuito al loro successo, come spiega Isaacson citando Ron Johnson, uno dei responsabili dei primi store della società:

Nel 1985, quando era stato costretto a chiudere il suo primo periodo di attività alla Apple, Jobs si era recato in viaggio in Italia ed era rimasto colpito dalla pietra grigia dei marciapiedi di Firenze. Nel 2002, quando maturò la conclusione che i pavimenti in legno chiaro degli store stavano diventando noiosi (preoccupazione che certo non avrebbe inquietato uno Steve Ballmer, attuale amministratore delegato di Microsoft), Jobs decise che bisognava realizzarli con quella pietra. Alcuni dei suoi colleghi avanzarono la proposta di riprodurne colore e trama con il cemento, scelta che sarebbe costata dieci volte meno, ma Jobs fu irremovibile: bisognava usare la pietra autentica. L’arenaria grigio-blu della pietra serena, con la sua grana sottile, viene da una cava, Il Casone, di proprietà di una famiglia, situata a Firenzuola, poco fuori Firenze. «Di quanto veniva estratto dalla montagna selezionammo ciò che per sfumatura, venatura e purezza era ideale: il 3 per cento» spiega Johnson. «Per Steve era fondamentale trovare il colore esatto e disporre di materiale assolutamente integro.» Così a Firenze i progettisti scelsero solo le pietre appropriate, soprintendendo alle operazioni di taglio dirette a ricavarne le debite lastre e verificando che ogni lastra fosse contrassegnata con un adesivo, in modo da assicurarne l’esatta posa accanto a quelle contigue. «Sapendo che è la stessa pietra dei marciapiedi di Firenze siamo sicuri che è in grado di superare la prova del tempo» osserva Johnson.