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  • Martedì 6 dicembre 2011

Perché Minzolini sarà processato

La storia della carta di credito della RAI di cui il direttore del Tg1 è accusato di avere abusato, spendendo 65mila euro in viaggi e soggiorni all'estero

Il direttore del Tg1, Augusto Minzolini, è stato rinviato a giudizio per peculato. Il rinvio a giudizio è stato deciso dal gup Francesco Patrone su richiesta della procura, e ha a che fare con l’uso da parte di Minzolini di una carta di credito aziendale messagli a disposizione dalla RAI. Minzolini era stato iscritto nel registro degli indagati lo scorso maggio, in seguito all’esposto presentato dall’Italia dei Valori. La procura sostiene che il direttore del Tg1 ha abusato della carta di credito per finalità che esulano dal suo incarico professionale.

La storia comincia un anno fa, a novembre del 2010. Al momento di analizzare il bilancio 2010 della RAI, venne fuori che le spese di rappresentanza del direttore del Tg1 superavano di molto quelle dei suoi omologhi di Tg2 e Tg3, nonché quelle di presidente e direttore generale della RAI. La carta di credito aziendale American Express data a Minzolini, infatti, da settembre del 2009 a settembre del 2010 era stata usata per pagare 65.000 euro: “oltre 5mila euro al mese”, scriveva Repubblica, “tra pranzi, hotel di lusso e weekend di lavoro (Positano, Santa Margherita Ligure, Saturnia)”. Sempre Repubblica scriveva che “Minzolini in 14 mesi avrebbe «effettuato 129 giorni lavorativi in trasferta», su 56 trasferte (Istanbul, Londra, Marrakech, Cannes, Praga) solo in 11 verrebbe «indicato lo scopo della missione»”. Il tutto mentre direttore generale e presidente della RAI erano rimasti dentro i 35.000 euro l’anno. Mario Orfeo, allora direttore del Tg2, aveva speso 6-7.000 euro in tutto l’anno, come lui i vicedirettori generali Antonio Marano e Giancarlo Leone. Fin dal primo momento Minzolini aveva spiegato di doversi muovere di più dei suoi colleghi, avendo una redazione a Milano, e di fare viaggi utili alla qualità del suo telegiornale, prendendo contatti utili, promuovendo la testata.

Nino Rizzo Nervo, consigliere di amministrazione della RAI in quota centrosinistra, aveva chiesto allora di aprire un’indagine interna: l’allora direttore generale RAI Mauro Masi si disse d’accordo ma poi fece marcia indietro, dicendo che la carta di credito era “una sorta di benefit compensativo” e che il presidente Garimberti “può sicuramente confermare”. Garimberti invece smentì: “Non ero in alcun modo a conoscenza che la carta di credito concessa al direttore del Tg1 fosse un benefit compensativo”.

Minzolini si è sempre detto, anche oggi, completamente estraneo a qualsiasi abuso della carta di credito aziendale, che secondo lui era un “benefit”. «Vogliono usare questa storia dei rimborsi spese per tenermi sotto schiaffo, ma io non ci sto. Io quei soldi ora li restituisco». Nei giorni successivi alla presentazione dell’esposto venne fuori un altro dettaglio dell’accordo tra Minzolini e Masi. Al momento di insediarsi alla direzione del Tg1, infatti, Minzolini era titolare di una rubrica settimanale su Panorama, “Minzulpop”, che la RAI gli chiese di interrompere per dare all’azienda il diritto di esclusiva. In cambio, Minzolini avrebbe avuto il “benefit compensativo” della carta di credito con limite di spesa da 5.200 euro al mese. Minzolini ha già rimborsato, in tre rate, i 65.000 euro alla RAI, chiudendo il contenzioso con l’azienda secondo un accordo con il direttore generale Masi (e tornando a tenere la rubrica “Minzulpop” per Panorama).

foto: Lapresse