Il discorso di Monti

Il testo integrale della presentazione della manovra in Parlamento: "Nessuno di voi sarà contento e soddisfatto di ciò che abbiamo portato qui"

di Mario Monti

Signor Presidente, onorevoli deputati,

il Governo è consapevole di aver ricevuto, dal Capo dello Stato e dalla fiducia del Parlamento, un mandato limitato nel tempo per far fronte a una situazione estremamente grave. Ritiene, pertanto, di dovere intervenire con urgenza e determinazione. Al tempo stesso, il Governo è convinto che, al fine di affrontare un’emergenza finanziaria che ha portata europea e internazionale e che mette a rischio il benessere conquistato in sessant’anni, attraverso gli sforzi e i sacrifici compiuti da quattro generazioni di italiani, sia necessario operare impegnando tutte le energie per disegnare una strategia organica di riforma strutturale di tutti i punti che frenano il nostro futuro.

Gli interventi, anche dolorosi, deliberati e trasmessi alla valutazione del Parlamento – deliberati nel Consiglio dei Ministri tenutosi ieri – contengono in sé i semi di un’azione che mira a disegnare l’Italia dei nostri figli, un’Italia seria, europea, saldamente ancorata ai valori del lavoro e del risparmio ma, finalmente, capace di esprimere una crescita duratura.
Questo è uno di quei momenti storici nei quali il dovere di tutti è di essere fedeli all’Italia e di pensare, in ogni istante e in ogni comportamento, alla salvezza di questa grande nazione che attraversa un momento molto critico. Sappiamo bene quanto siano acuti i sacrifici che il Governo chiede, oggi, a tutti i gruppi sociali e a tutte le componenti del Paese. Dobbiamo sapere tutti che non fare questi sacrifici significherebbe farne di ben più gravi, tra poche settimane e forse tra pochi giorni, e mettere a rischio la ricchezza e il benessere accumulati. Inoltre, la stabilizzazione della nostra economia e del nostro sistema finanziario e produttivo rappresenta un contributo decisivo al superamento di una crisi europea che ha più volte, in questi mesi, sfiorato la natura di crisi sistemica.

È bene, dunque, avere presente anche questo: al di fuori dell’euro e della casa comune costruita nell’Unione europea ci sono – e misuro le parole – il baratro della povertà e della stagnazione, il crollo dei redditi e del potere d’acquisto, il prosciugamento delle fonti del credito, l’isolamento e, soprattutto, l’assenza di futuro per il Paese e per le giovani generazioni. Non esiste alternativa.

I sacrifici di oggi ci danno la speranza di poter costruire, nei prossimi mesi, le basi per una fase di crescita. Ci consentono di sbloccare le strozzature di un Paese ricco che, però, cresce troppo poco e non riesce a produrre un reddito proporzionato alle proprie risorse morali ed economiche. Gli interventi che proponiamo alla nazione mirano a riportare l’Italia nella dignità di uno dei Paesi fondatori della Comunità europea, un Paese che ha costruito con le sue mani, con i suoi lavoratori, con i suoi imprenditori e con le sue famiglie la ricchezza e la capacità produttiva che lo collocano tra le potenze industriali del mondo.

È lì che intendiamo rimanere con orgoglio e con credibilità. Lo sforzo che si richiede al Paese è non solo grande, ma urgentissimo. Soltanto creando nuovamente un robusto avanzo primario nel bilancio pubblico – avanzo primario adeguato al peso del nostro debito pubblico – e rispettando scrupolosamente gli impegni assunti a livello europeo, è possibile ritornare all’investimento e alla creazione di posti di lavoro. Ma sappiamo bene che questo sforzo non sarà sufficiente se ciascuno di noi, ciascun cittadino, non cercherà di cooperare alla salvezza dell’Italia anche nei suoi comportamenti personali.

Guardiamo con fiducia ai nostri titoli di Stato: rappresentano una ricchezza reale imponente, hanno oggi rendimenti eccessivamente alti, che noi speriamo scendano presto sul mercato. Oggi – come sapete – quell’indicatore che nessuno di noi deve considerare mitico, ma che ci piace di più quando scende che quando sale, lo spread, sta denotando grande attenzione positiva per quanto abbiamo ieri annunciato e deliberato. Ne siamo sicuri: l’Italia non fallirà. Pensiamo altresì, in queste settimane che precedono le festività natalizie, che quando si acquista un bene o un manufatto prodotto in Italia, non solo si sceglie la qualità delle conoscenze e delle esperienze che in esso sono racchiuse, ma si contribuisce a tenere in vita aziende e a sostenere posti di lavoro sul nostro territorio.

Il pacchetto di interventi prevede sacrifici, ma anche azioni a sostegno delle imprese, sia in termini di riduzione del costo del lavoro, sia in termini di fiscalità premiale per le imprese che raccolgono capitale; contiene inoltre misure di liberalizzazione nell’interesse dei consumatori e della concorrenza. Vogliamo creare anche le basi per ulteriori azioni a sostegno della famiglia.

C’è poi la lotta all’evasione: è una priorità del Governo, volta ad eliminare alla radice la possibilità stessa dell’evasione fiscale; è implicita la scelta di escludere la possibilità di far ricorso a condoni che riducano la base imponibile futura, in cambio di un gettito una tantum, spesso del resto inferiore al dovuto. Al contrario, si è avviata la definizione di meccanismi sistematici che allarghino la base imponibile in settori chiave, per esempio quello delle imprese individuali, artigiane e delle piccolissime imprese, per le quali verrà creata una fiscalità non punitiva, un regime opzionale – direi – di accompagnamento costruttivo.

La filosofia complessiva degli interventi è ispirata a tre principi che ho sottoposto alla vostra attenzione e che quindi vedo come la base stessa della fiducia che avete accordato al nostro Governo in occasione delle dichiarazioni programmatiche: il rigore, l’equità e lo sviluppo. Naturalmente c’è un forte legame tra queste direttrici: non c’è crescita, né benessere senza una finanza pubblica sana e sostenibile, senza equità, senza un comune sentire e una partecipazione allo sforzo necessario per uscire dalla grave crisi attuale. Il rigore, che impone sacrifici al Paese, rappresenta il presupposto essenziale per l’equità e, al tempo stesso, il volano per lo sviluppo.

Le vicende di questi ultimi mesi testimoniano che il destino del nostro Paese e dell’Europa sono strettamente intrecciati. La crisi della zona euro accresce la vulnerabilità dell’Italia e indebolisce l’ancoraggio ad una solida cornice europea, che in passato ha svolto un ruolo fondamentale di stabilizzazione e protezione nei confronti di turbolenze dell’economia internazionale.

L’espandersi sui mercati della crisi del debito sovrano, fino a interessare il nostro Paese, terza economia dell’unione monetaria, ha generato la convinzione che il futuro dell’euro dipenda anche dalle scelte che l’Italia sta prendendo. Se l’Italia non fosse capace di invertire la spirale negativa di crescita del debito, restituendo così fiducia ai mercati internazionali, si determinerebbero conseguenze drammatiche, che potrebbero spingersi fino a mettere a rischio la stessa sopravvivenza della moneta comune e a colpire al cuore il processo di integrazione europea avviato sessant’anni fa – e io non riesco a considerarla una coincidenza – con i Trattati di Roma. La crisi dell’unione monetaria avrebbe a sua volta conseguenze gravemente destabilizzanti per l’intera economia mondiale; in questo momento, come mai prima di oggi, gli sguardi dell’Europa e del mondo sono concentrati sul l’Italia, su quest’Aula.

Il percorso di risanamento del debito pubblico discende, ricordiamolo bene, da vincoli europei che noi stessi abbiamo con convinzione contribuito a definire nell’interesse dei cittadini italiani, e in particolare delle generazioni future, che non devono subire la distruzione del patrimonio che viene a loro tramandato. La riduzione del nostro debito pubblico è un’esigenza vitale e ogni deviazione rischierebbe di far sprofondare il nostro Paese in un abisso. L’esempio della Grecia è vicino e ci dà una visione precisa di quello che può succedere. La tabella sull’evoluzione degli spread è eloquente: solo un intervallo temporale di tre mesi differenzia l’andamento verificatosi in Grecia dalla situazione italiana.

Le raccomandazioni che la Commissione europea, il Consiglio europeo, la Banca centrale europea e il Fondo monetario internazionale hanno rivolto all’Italia in questi mesi, mostrano chiaramente che la crisi del debito sovrano non è solo una crisi di finanza pubblica; è una crisi di riforme mancate. L’assenza di crescita ha frustrato i sacrifici fatti per mantenere in equilibrio i conti pubblici nel corso degli ultimi dieci anni. L’acuirsi della crisi rende urgente il consolidamento dei conti pubblici e l’adozione di concrete e credibili misure di riforma.

Con una lettera indirizzata dal mio predecessore, che sono lieto di salutare in quest’Aula, l’onorevole Silvio Berlusconi al Presidente del Consiglio europeo e della Commissione europea, il Governo italiano si è impegnato, lo scorso 26 ottobre, a mettere in atto una serie di misure di riforma, a partire dall’impegno a raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013. Su questa base l’Eurosummit, tenutosi lo stesso giorno, ha chiesto all’Italia di definire un calendario preciso per le riforme e ha affidato alla Commissione europea il compito di fare una valutazione dettagliata degli impegni presi dal nostro Paese e di monitorarne l’attuazione. Al Summit G20 di Cannes, l’Italia ha inoltre confermato i suoi obiettivi di riduzione del debito e di riforme concordando con il Fondo monetario internazionale una procedura di sorveglianza rafforzata che certifichi, su base trimestrale, i progressi compiuti in direzione del risanamento finanziario e delle riforme per la crescita.

Ieri abbiamo preso le decisioni che danno risposta all’emergenza, ma che danno altresì avvio – ed io vi prego di considerare e di dedicare attenzione a questo aspetto, anche se è meno vistoso dei numeri dell’operazione di immediato risanamento – alle riforme strutturali capaci di restituire dinamismo all’economia italiana, rispettando così gli impegni assunti con l’Europa, condizione indispensabile per assicurare piena credibilità al nostro Paese. Ritengo che saremo così in grado di superare con tranquillità tutte le fasi del monitoraggio in corso, volto a valutare la capacità del nostro Paese di definire concretamente, e soprattutto di attuare in tempi stretti, riforme che permettano di cambiare passo e uscire dalla trappola dell’elevato debito e della bassa crescita.

Agli occhi dei mercati e degli investitori la capacità di mantenere quanto promesso è altrettanto importante della qualità delle misure. Il pacchetto di misure necessario a salvare l’Italia – come ho detto ieri, credo senza enfasi, perché di questo si tratta – che abbiamo adottato ieri interviene sia sul lato delle entrate che su quello della riduzione delle spese, soprattutto al fine di migliorare stabilmente il saldo dei conti pubblici. In entrambi i casi, tuttavia, abbiamo agito in modo da preservare e anzi agevolare la capacità produttiva del Paese.

L’aumento delle imposte non andrà a pesare sui fattori produttivi, per i quali si cerca anzi di alleggerire il livello di prelievo, in particolare sul lavoro, mentre si cercherà di far contribuire maggiormente, in diverse modalità, la ricchezza e patrimonio. Con gli strumenti utilizzabili nell’immediato, il Governo ha provveduto ad estendere l’efficacia dei provvedimenti anche a diverse componenti del patrimonio per assicurare una maggiore equità del pacchetto. La ricchezza finanziaria viene fatta partecipare allo sforzo comune attraverso l’estensione dell’imposta di bollo, deliberata dal precedente Governo sui conti correnti, anche a titoli ed altri strumenti e prodotti finanziari.

Sempre avendo a cuore gli obiettivi di equità sociale, è stato deliberato un intervento una tantum di pari importo rispetto all’imposta di bollo di cui sopra per i capitali fatti rientrare in Italia con il cosiddetto scudo fiscale. Il Governo è consapevole che l’equità dell’insieme della propria azione non sarebbe completa senza avviare sul lato delle spese un sistematico lavoro di selezione ed eliminazione di programmi di spese e di enti della pubblica amministrazione ritenuti non più utili, nell’ambito di una più generale restrizione dei costi della macchina amministrativa. Tale azione, già presente nel decreto-legge in data di ieri, si svilupperà a partire dal Governo, fino a coinvolgere tutti gli enti territoriali. A tale riguardo, il Governo esprime la sua netta convinzione che si debba procedere al superamento delle province. Si impegnerà perciò attivamente nel Parlamento per favorire iniziative legislative in tale direzione. Chiedere agli italiani di accogliere le misure del pacchetto fiscale di salvataggio e, in particolare, le misure di rigore impone una premessa importante: l’adozione di un regime di trasparenza diffuso, che coinvolga anzitutto i rappresentanti della classe politica e le pubbliche amministrazioni. La trasparenza è quindi il primo e più importante strumento di equità e giustizia al fine di accrescere la consapevolezza di un comune sforzo verso il bene pubblico. La trasparenza deve applicarsi in primo luogo ai membri del Governo. Ieri, seppure succintamente, ho annunciato quali sono le misure di trasparenza alle quali i membri del mio Governo ed io stesso intendiamo sottoporci. Equità significa anche dare voce alla domanda sociale di una drastica riduzione dei costi della politica.

Nel decreto-legge l’organizzazione delle province, finché esse esistono, quindi sino a che la Costituzione non sarà modificata, viene profondamente modificata. I consigli provinciali avranno solo dieci componenti. Vengono dunque eliminate le giunte provinciali e viene attuata una drastica riduzione del numero dei consiglieri. Gli organi previsti vengono riportati al ruolo di Governo intermedio con funzioni di servizio e coordinamento nei settori che saranno disciplinati con leggi statali e regionali. Ministri e sottosegretari non parlamentari che siano dipendenti pubblici non conservano l’intera retribuzione in godimento, ma il solo trattamento fondamentale, fatti salvi i diritti previdenziali. Il segnale deve essere forte e senza incertezze: se non si assicura la tenuta delle finanze pubbliche subito, sarà poi troppo tardi per pensare ad interventi più articolati per liberare le forze dinamiche, grandi, ma spesso allo stato potenziale, latente, dell’economia italiana.

Si può, però, intervenire su come fare l’aggiustamento. Riforme di grande portata sono possibili e socialmente sostenibili solo se basate su un’equa ripartizione dei sacrifici e su una scelta equilibrata delle materie sulle quali intervenire. Rigore, crescita ed equità sono i tre pilastri sui quali intendiamo fare leva e che hanno ispirato il provvedimento di ieri.

Nel chiedere forti sacrifici, non intendo, né intenderò mai, minimizzare l’entità di ciò che chiediamo agli italiani: si tratta di forti sacrifici, ma temporanei, circoscritti e distribuiti in modo, riteniamo, equo, che sono essenziali per doppiare questo capo molto difficile della nostra vita economica e sociale. Nel chiedere forti sacrifici a tutte le componenti della società, ci si è fatti carico di mettere a disposizione dell’economia e del suo rilancio un significativo pacchetto di azioni anticicliche. All’interno di ciò, il Governo ha tenuto conto delle numerose e giuste esigenze rappresentate nel corso degli incontri con parti sociali, forze politiche ed enti territoriali. Tra esse, per esempio, la necessità di sostenere il settore del trasporto pubblico locale, in grave difficoltà. Il Governo ha avviato ieri un’azione sistematica e di lungo periodo a favore della competitività del sistema produttivo e del lavoro.

Nel decreto-legge sono previsti provvedimenti concreti che mirano a raggiungere risultati in materia di sostegno della competitività delle imprese: solidità, capitalizzazione, internazionalizzazione delle imprese, creazione di posti di lavoro.
Gli interventi di urgenza saranno, tuttavia, presto ricompresi nel quadro di un intervento sistematico a favore della competitività del sistema Paese, che darà vita ad una serie continua di pacchetti, nella breve vita del nostro Governo, che riguarderanno le infrastrutture, con l’accelerazione dei cantieri già pronti per partire, la conoscenza e il capitale umano, l’efficienza del settore energetico, i costi della burocrazia nei confronti del sistema economico, la produttività, il lavoro, il Mezzogiorno.

Dobbiamo accelerare l’utilizzo dei fondi strutturali europei rispettando gli impegni presi con la Commissione europea, e pertanto dobbiamo assicurare che il Patto di stabilità interno permetta il cofinanziamento per le opere immediatamente cantierabili. Gli interventi a favore delle imprese e del lavoro partono dalla completa deducibilità della componente lavoro dall’IRAP, imposta regionale sulle attività produttive. Viene affermata la deducibilità integrale dalle imposte dirette dell’IRAP calcolata sulle spese non dedotte relative al personale e assimilato, in deroga al principio generale di indeducibilità dell’IRAP dalle imposte statali. In questo modo, si elimina una forte penalizzazione alle imprese che assumono lavoratori. In termini di equità, l’intervento elimina il favore verso l’indebitamento come fonte di finanziamento delle imprese, con una specifica clausola di favore per l’impiego di giovani e di donne.

Viene altresì anticipata dalla delega fiscale l’introduzione del meccanismo cosiddetto ACE, che attua una riduzione delle imposte sugli utili commisurata al rendimento del nuovo capitale immesso nell’impresa. Tale intervento ha lo scopo di spingere le imprese a raccogliere capitale, riducendone il costo e accrescendo così la capitalizzazione del sistema produttivo. Viene rifinanziato il Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese. Si tratta di una misura che, agendo sui coefficienti di moltiplicazione, consente di fornire credito per oltre 20 miliardi di euro a piccole e medie imprese che non avrebbero accesso al sistema bancario. Tale intervento ha anche l’effetto di dare sostegno alle banche, rendendo meno costoso il credito a questa tipologia di imprese, oggi particolarmente colpite dalla crisi finanziaria. Vengono stabilizzate e rese durature tutte le detrazioni per interventi di ristrutturazione immobiliare e di efficientamento energetico. Tali agevolazioni vengono doverosamente estese alle aree colpite da calamità naturali in precedenza escluse.

Infine, il decreto prevede un pacchetto di interventi di carattere ordinamentale che hanno, tuttavia, un effetto di emergenza sbloccando cantieri e infrastrutture che trovano ostacoli di natura amministrativa. A tal fine è stata fissata una riunione del CIPE domani, con l’obiettivo di mobilitare almeno 5,2 miliardi di euro, sbloccando interventi e accelerando le procedure di attivazione, in particolare in favore di alcune grandi opere ferroviarie: Alta velocità, AC Treviglio-Brescia, terzo valico dei Giovi, il Mose e gli interventi di manutenzione straordinaria diffusi su tutto il territorio nazionale di ANAS e Rete ferroviaria italiana. Sono previsti anche diversi interventi nel Mezzogiorno come la strada statale 106 ionica, la metropolitana di Napoli, la strada statale Palermo-Agrigento-porto di Taranto. L’Italia risanerà la propria economia quando riuscirà a spingere verso l’emersione le vaste aree di economia sommersa, di evasione, di diffusa elusione.

A tal fine il decreto prevede un’azione sistematica e di lungo periodo che parte da un’azione generale di promozione dell’uso della moneta elettronica e della fatturazione telematica. L’uso del contante come mezzo di pagamento viene consentito esclusivamente per le transazioni inferiori a 1.000 euro. Si ricorda che la diffusione del contante è anomalia propria del sistema economico italiano e che essa, sulla base di documenti ufficiali dell’Associazione bancaria italiana, costringe il sistema economico a sopportare costi non espliciti di circa 10 miliardi di euro annui.

Il Presidente del Consiglio convocherà le associazioni di categoria per esprimere il meccanismo di tassazione a beneficio delle imprese individuali di piccole dimensioni e professionisti attraverso l’eliminazione dall’IRPEF di parte dei redditi d’impresa. Auspico che all’accresciuto volume di transazioni corrisponda un’adeguata riduzione dei costi di commissioni e servizi. I pagamenti della pubblica amministrazione avverranno esclusivamente mediante l’utilizzo di strumenti telematici. Quale anticipazione della delega fiscale, è deliberata l’introduzione di un meccanismo di tassazione a beneficio delle imprese individuali di piccole dimensioni e professionisti. Tale intervento favorisce l’emersione del sommerso.

Nell’ottica di una riforma strutturale dei freni che hanno costretto l’economia italiana ad una sostanziale stagnazione, è previsto un forte pacchetto di liberalizzazioni e di promozione della concorrenza. L’Autorità garante della concorrenza e del mercato potrà impugnare in giudizio i provvedimenti delle pubbliche amministrazioni restrittivi della concorrenza e potrà sollevare questioni di legittimità costituzionale delle leggi che ostacolano il libero sviluppo dei mercati. Questo potrà favorire la liberalizzazione dei servizi pubblici locali.

Sono previste liberalizzazioni dei trasporti ferroviari, marittimi ed aerei e della vendita di farmaci di fascia «C», purché in presenza di farmacisti in parafarmacie site in comuni con più di 15 mila abitanti. La regolazione sui servizi idrici è affidata all’Autorità per l’energia elettrica e il gas, con contestuale soppressione della Commissione nazionale di vigilanza sulle risorse idriche e dell’Agenzia nazionale per la regolazione e vigilanza in materia di acque. È abrogata l’Agenzia nazionale per la regolamentazione del settore postale. Le funzioni vengono trasferite all’Autorità garante per le comunicazioni.

L’intervento strutturale a riduzione della spesa ha come suo momento centrale un completamento della sistematizzazione della previdenza. Il provvedimento sulla previdenza rappresenta una riforma strutturale di lungo periodo e affronta con determinazione il tema dell’equità tra diversi trattamenti, con l’estensione a tutti del calcolo contributivo per la determinazione del trattamento pensionistico fin dal 1o gennaio 2012, nonché il tema dell’equità intergenerazionale per ridurre il grave squilibrio oggi esistente a danno dei giovani. Forse non vedrete un capitolo intitolato ai giovani, ma sono sicuro che state cogliendo i diversi punti del sistema ed i diversi punti delle nostre politiche, nei quali la preoccupazione per i giovani è centrale.

L’intervento si muove su quattro direttrici: la prima direttrice è l’estensione del calcolo contributivo (forse questo lo ho già letto); la seconda direttrice, che della prima è conseguenza e insieme presupposto, insiste sul tema dell’equità intergenerazionale; la terza direttrice riguarda l’introduzione di maggiore flessibilità nell’età di pensionamento; infine, la quarta direttrice è quella della semplificazione. La riforma si concentra soprattutto sull’eliminazione di particolari regimi previdenziali e procedurali e, tra questi, quello delle cosiddette finestre mobili. Il pilastro della riforma è l’affermazione del sistema contributivo come criterio di calcolo delle pensioni per tutti. Il meccanismo viene applicato pro rata ai lavoratori che sono ancora soggetti al sistema di calcolo retributivo. Vi è un’accelerazione del processo di convergenza del trattamento pensionistico di uomini e donne. A tal fine è previsto l’innalzamento dell’età di pensionamento delle lavoratrici dipendenti del settore privato e di quello autonomo e la progressiva equiparazione ai lavoratori uomini. La progressione prevede l’innalzamento di un anno ogni 24 mesi, con conseguente completamento nel 2018.

Vengono conservate le pensioni di anzianità con 42 anni e un mese di contributi per i lavoratori e con 41 anni e un mese per le lavoratrici. Tra i diversi trattamenti previdenziali, vengono gradualmente elevate le aliquote contributive per i lavoratori autonomi, artigiani e commercianti.

Al fine di determinare minori spese correnti per il prossimo biennio, è stato deciso il blocco dell’adeguamento all’inflazione dei trattamenti previdenziali superiori al doppio del trattamento minimo. L’adeguamento all’inflazione resta pieno per le pensioni minime e possiamo ora dire, grazie ai proventi della misura sullo scudo fiscale, che resta piena la copertura dell’inflazione fino alle pensioni che sono pari a due volte il minimo e che non sono pensioni ricche (sono pensioni di circa mille euro al mese). Viene anticipata l’istituzione, a titolo sperimentale, dell’IMU, con la contestuale importante rivalutazione delle rendite catastali.

L’IMU, l’imposta municipale propria, elaborata da un approfondito lavoro di questo Parlamento, è il tributo comunale che, a decorrere dall’anno 2012, sostituirà l’ICI, assorbendo nello stesso tempo l’Irpef relativa ai redditi fondiari degli immobili non locati. La base imponibile dell’IMU è costituita dal valore catastale del bene. Il valore catastale, significativamente inferiore al valore commerciale degli immobili, viene rivalutato per tenere conto di tale differenza. I comuni godono di ampia flessibilità nella fissazione dell’aliquota. In ogni caso, la tassazione della prima casa è effettuata secondo un’aliquota ridotta e con una franchigia di 200 euro. Una quota del gettito dell’IMU sarà attribuita allo Stato, mentre continuerà ad operare il Fondo di riequilibrio che ha sostituito i trasferimenti erariali.

È previsto anche un incremento delle accise sui carburanti. Tutte le disposizioni che introducono nuove forme di tassazione perseguono le medesime finalità: garantire alle casse dello Stato la liquidità necessaria per onorare il nuovo vincolo costituzionale del pareggio di bilancio ed insieme riconquistare la solidità finanziaria che soprattutto negli ultimi mesi ha penalizzato l’Italia sui mercati europei ed internazionali. Gli interventi di natura fiscale si completano con un’azione su alcuni beni segno di manifesta ricchezza, che proseguono nel solco di far partecipare il patrimonio agli sforzi del Paese.

In applicazione degli impegni con l’Unione europea viene data piena applicazione alla cosiddetta «clausola di salvaguardia» assicurando certezza normativa alla copertura delle maggiori entrate previste, attraverso un aumento dell’IVA del 2 per cento a partire dal settembre 2012. Tale provvedimento ha il duplice scopo di consolidare il percorso di rientro del disavanzo e di evitare una riduzione drastica delle detrazioni e deduzioni a favore delle famiglie, che verranno rimodulate e razionalizzate in provvedimenti successivi. Questi, signor Presidente, onorevoli deputati, sono i principali provvedimenti che caratterizzano il pacchetto di misure e prefigurano l’attività di Governo nei prossimi mesi.
Devo chiedere comprensione prima di tutto sul piano dei tempi, perché ho visto diffusa nella stampa – ma mi ha anche fatto piacere – una grande impazienza perché il Governo procedeva con eccessiva lentezza alla messa a punto di queste misure. Vi prego di tener presente che sono passati diciassette giorni tra il giorno in cui ci avete onorato della vostra fiducia e ieri, mentre in passato – mi sono informato – i tempi per una normale manovra finanziaria – e forse questa è un po’ più che normale – erano dell’ordine delle cinque settimane.

In secondo luogo, devo chiedere la vostra comprensione per un fatto che è caratteristico e vorrei dire costitutivo di questo nostro Governo.

Nessuno di voi, nessuno dei vostri gruppi sarà contento e soddisfatto di ciò che abbiamo portato qui, non potete esserlo. Deluderemmo le vostre attese se lo foste, perché è nella natura di questo Governo e del mandato che da voi ci è stato conferito di cercare di far contribuire il Paese, con sacrifici ragionevoli e distribuiti in modo equo, ad un’operazione nell’interesse comune. E io sono grato alle forze politiche che ho consultato e che con discrezione ed incisività al tempo stesso – vi assicuro sia sulla discrezione sia sull’incisività – mi hanno dato le loro prospettive, le loro valutazioni, le loro preferenze e le loro insofferenze. Sono grato alle forze politiche perché hanno consentito a noi, ultimi venuti, estranei al vostro mondo in larga parte, di preparare un pacchetto che riteniamo bilanciato ed accettabile. Infine, voglio concludere osservando che questo è ovviamente solo l’inizio.

La manovra in 12 punti

foto: LaPresse