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  • Giovedì 24 novembre 2011

Oggi chiude Termini Imerese

Dopo quarantuno anni la fabbrica Fiat di Termini Imerese ha fermato la produzione e più di 2 mila operai andranno in cassa integrazione fino al 31 dicembre. E poi?

A mock coffin reading FIAT is seen during a demonstration in Palermo, Italy, Wednesday Jan. 13, 2010. Fiat workers from Termini Imerese went on strike Wednesday to protest the company’s plans to shut down auto production in the Sicilian plant (AP Photo/Alessandro Fucarini)

A mock coffin reading FIAT is seen during a demonstration in Palermo, Italy, Wednesday Jan. 13, 2010. Fiat workers from Termini Imerese went on strike Wednesday to protest the company’s plans to shut down auto production in the Sicilian plant (AP Photo/Alessandro Fucarini)

Oggi chiude la fabbrica FIAT di Termini Imerese, nata quarantuno anni fa nel golfo tra Palermo e Cefalù, in Sicilia. I 1556 lavoratori diretti e i circa 700 dell’indotto andranno in cassa integrazione fino al 31 dicembre. Cosa succederà da quella data in poi resta ancora tutto da decidere. Il principale argomento presentato dalla FIAT sulla chiusura dello stabilimento è stato quello di una difficoltà oggettiva: qui era troppo costoso fabbricare. La scarsa integrazione della filiera produttiva, con un indotto poco sviluppato e costi fissi troppo alti, in particolare quelli relativi al trasporto, rendevano la gestione del tutto antieconomica. Da questa mattina i cancelli della FIAT sono presidiati da moltissimi lavoratori e da Maurizio Landini, segretario generale della FIOM: ci resteranno per tutto il giorno in entrambi i turni di lavoro (dalle 9.20 alle 11.20 e dalle 14.00 alle 16.00).

Lo stabilimento di Termini Imerese nacque nel 1970 con il nome di “SicilFiat”, grazie anche a un contributo della Regione Sicilia. La FIAT, che deteneva il 60 per cento delle azioni, ne acquisì la totalità nel 1977. Da allora Termini Imerese ha sempre lavorato su un solo modello alla volta, legando dunque la propria produttività alla richiesta di mercato di quella vettura: prima la vecchia 500, poi la 126 e ora la Lancia Ypsilon (in produzione condivisa con Melfi e Mirafiori).

L’annuncio
La vicenda di Termini Imerese si trascina da due anni: da quando il 18 giugno 2009 Sergio Marchionne, amministratore delegato della FIAT, preannunciò (e ribadì a Palazzo Chigi il 22 dicembre) la chiusura dello storico insediamento siciliano e lo spostamento di alcune linee nello stabilimento di Pomigliano d’Arco, in Campania. La decisione, che è stata anticipata di qualche mese rispetto le prime dichiarazioni di Marchionne, è stata resa ufficiale dalla FIAT il 14 novembre di quest’anno, con una lettera formale inviata agli organismi sindacali e alle Rsu (Rappresentanze sindacali unitarie) di FIM, FIOM e UILM. Dopo lo stabilimento FIAT CNH di Imola, il primo giugno scorso, e dopo Termini Imerese, oggi, si resta in attesa dell’annunciata chiusura anche di Irisbus, in provincia di Avellino.

Cosa succederà
L’impianto di Termini Imerese dovrebbe passare, a partire dal primo gennaio 2012, sotto il totale controllo del marchio DR-Motor che fa capo all’imprenditore molisano Massimo Di Risio. La nuova società si occupa di assemblaggio di vetture a basso costo e nei prossimi mesi dovrebbe assorbire una parte dei dipendenti che fino a oggi hanno lavorato in FIAT. Ed è proprio questo il nodo più complicato da affrontare: il piano industriale presentato dalla DR-Motor a Invitalia (l’agenzia che ha seguito le offerte sul dopo FIAT per conto del ministero) prevede l’occupazione di 1.312 persone mentre i vecchi occupati sono 1.556 più i 700 (con una media di età compresa tra i 35 e i 45 anni) dell’indotto.

Il problema è dunque trovare un accordo sia sui dipendenti in esubero che non verranno assunti da DR-Motor, utilizzando lo strumento del pensionamento anticipato, sia sulla cifra che FIAT è disposta a dare come indennità. Da parte dell’azienda si tratta o di ridurre il numero dei pensionabili o di ridurre l’entità della “buonuscita”. Secondo FIAT i lavoratori che hanno maturato i diritti per accedere all’indennità sono 511 e sulla cifra dell’incentivo sono per ora fermi a quota 23 mila euro, mentre i sindacati ne chiedono 30 mila per 650 lavoratori.

L’incontro di ieri
Su numeri e cifre si è tenuto ieri un’incontro tra Invitalia, i sindacati, DR-Motor, FIAT e il nuovo ministro dello sviluppo economico Corrado Passera che, nel comunicato stampa finale, ha detto: «è stato fatto un passo in avanti per la conclusione dell’accordo sulla riconversione industriale dello stabilimento siciliano» e «sono state approfondite e condivise le questioni ancora aperte la cui soluzione è necessaria ai fini dell’intesa». Intesa però che non è stata evidentemente raggiunta: un nuovo incontro è previsto mercoledì 30 novembre alla presenza anche dei tecnici del ministero del Lavoro. Nel frattempo la Regione Sicilia «ha messo sul tavolo la disponibilità a vedere se ci sono strumenti per una positiva soluzione della questione mobilità, in aggiunta a quelli già in campo».

Il brindisi
Mentre davanti a Termini Imerese si presidiano i cancelli, nello stabilimento FIAT di Pomigliano d’Arco, in Campania, si festeggia per l’avvio ufficiale della produzione della Nuova Panda firmata Fabbrica Italia Pomigliano, newco FIAT già fuori da Confindustria e quindi da Federmeccanica, che ha firmato l’ultimo contratto nazionale del 2009. Agli impianti, nuovi e totalmente automatizzati, in un unico turno dalle 8 alle 17 saranno occupati circa 360 lavoratori. La società Fabbrica Italia Pomigliano è stata iscritta al Registro delle Imprese della Camera di Commercio di Torino il 19 luglio, è controllata completamente da FIAT, ha un capitale di 50mila euro e il presidente è Sergio Marchionne. L’oggetto sociale è «l’attività di produzione, assemblaggio e vendita di autoveicoli e loro parti».

La mossa di Marchionne
La nascita di Fabbrica Italia Pomigliano fu la mossa con la quale FIAT poté licenziare e riassumere nel “nuovo stabilimento” gli operai di Pomigliano con un modello fuori dal contratto nazionale e non firmato dalla FIOM che, ad agosto, presentò ricorso al tribunale di Torino: nella nuova formula la FIOM, in quanto non firmataria del contratto, non avrebbe avuto rappresentanti sindacali. La newco di Pomigliano venne giudicata legittima, ma la FIAT venne sanzionata per il suo comportamento antisindacale.

Ora FIAT ha annunciato la disdetta a partire dal primo gennaio 2012 di tutti gli accordi sindacali in atto. In questo modo verrà esteso agli altri stabilimenti il “modello Pomigliano” e senza alcun bisogno di newco. Gli 80mila lavoratori FIAT in Italia avranno un contratto “speciale”: pause ridotte, turni superiori, diversa rappresentanza sindacale. Dalle Rappresentanze sindacali unitarie (Rsu) si passerà infatti alle Rsa, Rappresentanze sindacali aziendali nominate dalle sigle firmatarie degli accordi e non direttamente dai lavoratori.

Tutti i sindacati, compresa la FIOM, hanno chiesto un incontro con i vertici della FIAT che si terrà martedì mattina a Torino, per aprire un confronto sul nuovo contratto del gruppo. Il Sole 24 Ore di oggi spiega qui punto per punto le questioni chiave dell’intesa su Pomigliano e che saranno oggetto di discussione.