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  • Martedì 22 novembre 2011

Il debito degli studenti americani

Quelli di Occupy Wall Street hanno lanciato una campagna per azzerare i tassi di interesse sui mutui per pagare i college, che sono diventati un grosso problema

di Tomaso Clavarino

Sulle spalle degli studenti universitari americani pesa un debito da quasi mille miliardi di dollari. La somma dei debiti accumulati per l’iscrizione ai corsi universitari ha superato le carte di credito come maggior fonte di debito del paese ed è oggetto delle rivendicazioni del movimento di Occupy Wall Street. Ieri, in uno Zuccotti park ancora transennato e presidiato dalle forze dell’ordine, i manifestanti hanno lanciato la campagna nazionale “Occupy Students Debt”. Qualche centinaio di persone ha ascoltato in silenzio le storie di decine di studenti, provenienti da diverse città e università, accomunati dallo stesso problema: l’indebitamento.

Negli Stati Uniti, come in molti altri paesi, le tasse universitarie sono molto alte e salgono col crescere della qualità dell’insegnamento. Per questo è prassi che, ottenuta l’ammissione al college, gli studenti contraggano un mutuo per pagare le rette, consapevoli poi che l’istruzione universitaria garantirà loro un lavoro abbastanza remunerativo da poterlo estinguere nel giro di pochi anni, una volta ottenuta la laurea. Questo funziona così soltanto sulla carta, e la contrazione dell’economia e del mercato del lavoro degli Stati Uniti ha molto complicato le cose. Una laurea non è più garanzia di occupazione, tanto meno di occupazione soddisfacente e redditizia (molti manifestanti di Occupy Wall Street sono appunto laureati e disoccupati), e i tassi di interesse dei mutui diventano sempre più difficili da sostenere.

Da una ricerca dell’Institute for College Access & Success pubblicata di recente si può notare come la media dell’indebitamento degli studenti che hanno concluso il loro percorso universitario nel 2010 si aggiri intorno ai 25mila dollari. «I prestiti per gli universitari, che siano erogati dai governi federali o da istituti privati, hanno tassi d’interesse che molti non riescono più a sostenere», spiega Robert Oxford, 26enne studente di Studi Americani alla New York University. «Il 40 per cento degli studenti che esce dall’università non riesce a pagare le rate mensili e questo non perché non vogliano, ma perché non trovano lavoro e non riescono a guadagnare. La società, i politici, continuano a dirci che avere una laurea è l’unica garanzia per avere un lavoro dignitoso. Fino a qualche decennio fa forse, perché in questo momento l’università è per molti solamente garanzia di indebitamento».

La campagna “Occupy Students Debt” propone uno sciopero del pagamento dei debiti. Il primo passo verso lo sciopero consiste in una raccolta firme che gli organizzatori contano possa raggiungere il milione di aderenti. Quello che buona parte degli universitari chiede è che i prestiti destinati allo studio vengano erogati a interessi zero. Ci sono poi richieste più radicali, come quella rivolta ai governi federali di farsi carico delle rette universitarie. «La questione universitaria è strettamente legata alle altre istanze portate avanti da Occupy Wall Street», continua Robert. «Anche se siamo consapevoli del fatto che in un paese nel quale le rette universitarie sono aumentate del 400 per cento dal 1980 ad oggi e in cui un’università come CUNY (City University of New York), una delle meno care di New York, ha deciso proprio ieri, in concomitanza con le proteste studentesche, di aumentare le rette del 5 per cento, la strada per raggiungere i nostri obiettivi sarà lunga e tortuosa».