• Mondo
  • Lunedì 21 novembre 2011

A che punto è il Giappone

Le foto e il punto sulla situazione otto mesi dopo lo tsunami: gran parte dei detriti è stata rimossa ma la ricostruzione procede lentamente

The town of Minamisanriku is seen eight months after it was destroyed by the March 11 tsunami, in northeast Japan, Friday, Nov. 18, 2011. (AP Photo/Greg Baker)

The town of Minamisanriku is seen eight months after it was destroyed by the March 11 tsunami, in northeast Japan, Friday, Nov. 18, 2011. (AP Photo/Greg Baker)

A otto mesi dallo tsunami che ha colpito il Giappone lo scorso 11 marzo, il paese è ancora al lavoro per rimuovere i detriti e le macerie che si erano accumulate nelle zone distrutte, mentre in alcune città è iniziata la ricostruzione. Le città sono state trasformate in spianate grigie e vuote mentre i sopravvissuti vivono nelle 51.886 case temporanee costruite dal governo. Molti di loro hanno fretta di ricostruire le loro case ma devono fare i conti con la lentezza del governo nell’approvare i piani di ricostruzione. Al momento il parlamento giapponese ha approvato circa un terzo dei piani e il primo ministro Yoshihiko Noda prevede di spendere almeno 234 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni per finanziarli.

La decisione finale sulla ricostruzione di ogni città spetta alle autorità locali ma l’incertezza sulla quantità e la rapidità degli aiuti forniti dal governo ha fatto sì che molte città si muovessero con cautela. Molte di loro stanno elaborando progetti di ricostruzione a lungo termine che prevedono nuove misure per far fronte a eventuali tsunami futuri.

La città costiera di Minamisanriku, che ha perso il 70 per cento dei suoi edifici, progetta di costruire case soltanto sulle zone più elevate e di allontanare molto la zona commerciale. Inoltre le vie di fuga verranno ampliate e verrà costruito un maggior numero di rifugi sopra il livello del mare. I progetti di ricostruzione di Minamisanriku si estendono per 10 anni. Le autorità stanno cercando di conciliare il desiderio degli abitanti di riavere al più presto la loro città e la volontà di darle nuova forma, trasformandola in un luogo più sicuro, in un’attrazione turistica e dandone nuovo impulso all’economia.

Un altro grosso problema da affrontare è lo smaltimento dei detriti, che sono circa 23 milioni di tonnellate. Il centro delle città è stato in gran parte ripulito ma ci vorranno altri due anni perché i detriti vengano rimossi del tutto. Una grossa quantità è stata accumulata a Natori, una zona pianeggiante vicino all’aeroporto di Sendai, dov’è stata divisa in grosse quantità di legno, metallo, rifiuti pericolosi e altro materiale. Le macerie vengono caricate con delle gru su grossi camion che le trasportano verso le fabbriche dove verranno riciclati oppure verso gli inceneritori o le discariche.

Tutti gli articoli del Post sullo tsunami in Giappone