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  • Lunedì 31 ottobre 2011

«Un Presidente croupier»

L'inchiesta di Report sui giochi d'azzardo e i conflitti d'interesse, e la replica di Mondadori sul Corriere di oggi

Lo scorso maggio un’inchiesta di Sigfrido Ranucci per Report aveva mostrato le molte cose da chiarire nella gestione da parte dello Stato delle attività di giochi, lotterie e sale giochi, e dei soldi raccolti. Ieri sera è andato in onda un seguito di quell’inchiesta, relativo a due cose: a come i soldi provenienti dai giochi e destinati all’Abruzzo sono o non sono definitivamente andati a finire in Abruzzo, e a come una società detenuta in parte da Mondadori – e quindi dalla famiglia del presidente del Consiglio – abbia ricevuto dal Governo – e quindi dal presidente del Consiglio – una concessione per fare l’operatore di giochi online.

Oggi il Corriere della Sera pubblica una lettera con cui Rossella Citterio, direttore delle relazioni esterne di Mondadori, risponde a quanto anticipato sull’inchiesta ieri dal quotidiano.

Il 10 marzo 2011 un bando di gara pubblico ed europeo viene emesso da AAMS, Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato, per affidare in concessione l’esercizio dei giochi pubblici a distanza. Da allora, società, pubbliche e private, hanno presentato domanda di partecipazione, seguendo iter e condizioni previste dalla procedura. Ad oggi risultano assegnate 25 concessioni sulle 200 del bando in scadenza al 31 dicembre 2011. Dunque, per riassumere: c’è un bando pubblico europeo; c’è una procedura di assegnazione rigorosa e trasparente; c’è un inevitabile controllo originato dall’accesa competizione in questo settore, dove operano agguerriti player di dimensione mondiale; ci sono 25 aziende della più diversa specie e natura che accedono a un business; ci sono tutti gli organi della Giustizia Amministrativa che sono preposti al controllo. Quanto a Mondadori, come da tempo è noto e comunicato ai mercati e agli investitori, ha iniziato un processo di diversificazione digitale delle proprie attività, sia attraverso la crescita in questo campo dei nostri brand tradizionali, sia sperimentando opportunità da «pure player». La società Glaming è stata costituita per entrare in una nuova attività, nella convinzione che esista uno spazio d’azione interessante e anche originale rispetto ai competitor del settore, proprio a partire dagli asset Mondadori. E avere partner competenti in nuovi business è condizione indispensabile per avere uno specifico know how e per evitare rischi inutili. La nostra è una società quotata, con azionisti di minoranza italiani e internazionali, attenti ed esigenti, e perciò il progetto è stato più volte illustrato ad analisti e investitori. Anche in questo caso con procedure limpide e pubbliche. Il Gruppo Mondadori ha agito con la massima eticità, in un contesto legislativo chiaro e mai contestato da alcuno, seguendo procedure rigorose, al pari di tutti gli altri concorrenti, senza alcun intervento improprio di alcuna natura, senza nessun, neanche larvato, conflitto di interessi. Non val la pena di soffermarsi su considerazioni collegate a vicende di natura personale o fatti allo stato irrilevanti. Ci riserviamo comunque vista, la trasmissione, una valutazione più approfondita sotto ogni profilo. Un punto, però, corre l’obbligo di sottolineare. Una delle tesi di «Report», fa riferimento a una urgente necessità di «ciambelle di salvataggio» economico per Mondadori perché costretta a farlo, dopo aver erogato 564 milioni di indennizzo al Gruppo Espresso e avere avuto un conseguente accrescimento dell’indebitamento. Bene, è conclamato che l’erogazione non ha riguardato Mondadori, bensì Fininvest e, dunque, non c’e stata alcuna influenza sul nostro indebitamento. I fatti, come sempre succede, sono più forti dei teoremi: Mondadori è una società quotata, nota per rigore, prudenza e accuratezza, che cerca nuove opportunità di sviluppo nella diversificazione digitale come tutti gli editori del mondo. Tutto qui.