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  • Giovedì 20 ottobre 2011

Il pasticcio della Banca d’Italia

Le cose da sapere sulla confusa designazione del successore di Mario Draghi, che forse si risolve oggi

ROME, Italy: Picture taken 19 december 2005 of the Bank of Italy headquarter building in Rome. The governor of the Bank of Italy, Antonio Fazio, implicated in a financial scandal, resigned today, the central bank said in a statement. AFP PHOTO / ANDREAS SOLARO (Photo credit should read ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images)

ROME, Italy: Picture taken 19 december 2005 of the Bank of Italy headquarter building in Rome. The governor of the Bank of Italy, Antonio Fazio, implicated in a financial scandal, resigned today, the central bank said in a statement. AFP PHOTO / ANDREAS SOLARO (Photo credit should read ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images)

Il discusso, complicato e più volte rimandato nodo della successione a Mario Draghi come governatore della Banca d’Italia arriva oggi al momento decisivo. Ieri il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha detto che entro oggi “inizierà la pratica” per la nomina del nuovo governatore: la legge prevede che sia lui a designarlo, comunicandone il nome in una lettera al Consiglio superiore della Banca d’Italia, tenuto poi a esprimere con un voto – non vincolante, ma molto importante – il suo gradimento.

Alcuni dei nomi in campo sono noti, altri lo sono meno e sono venuti fuori nelle ultime ore. Alla Banca d’Italia esiste una regola non scritta, una prassi, secondo cui prima di andare via il governatore uscente indica al governo il suo possibile successore. Il prescelto sarebbe in questo caso Fabrizio Saccomanni, 69 anni, oggi direttore generale della Banca d’Italia: una scelta interna e di continuità rispetto a Draghi, come è stata più volte descritta in queste settimane. La scelta di Saccomanni è stata più volte descritta dai giornali anche come la preferita da Giorgio Napolitano, e ieri Pier Luigi Bersani e Pier Ferdinando Casini l’hanno auspicata con un comunicato congiunto. Il noto dualismo tra Draghi e Tremonti – e tra Tremonti e Berlusconi – ha prodotto però nel tempo un’altra candidatura: quella di Vittorio Grilli, 54 anni, direttore generale del Tesoro, proposto proprio dallo stesso Tremonti (Bossi si è poi accodato, dicendo di preferire Grilli perché è milanese).

La partita è da tempo bloccata su queste due candidature, alle quali però da qualche giorno si è affiancato un terzo nome. Secondo i giornali di oggi Berlusconi si sarebbe deciso a sbloccare la situazione proponendo la candidatura di Lorenzo Bini Smaghi, 55 anni, economista e oggi membro del board della Banca Centrale Europea. Anche su questo nome si intrecciano gradimenti e perplessità: nessuno mette in dubbio le qualità di Bini Smaghi, che è un economista apprezzato e di esperienza, ma i perplessi ricordano quanto accaduto attorno a lui pochi mesi fa.

Con la nomina di Draghi a capo della Banca Centrale Europea al posto di Trichet, infatti, si è venuta a creare una situazione per cui ai vertici dell’istituzione finanziaria europea si trovavano due italiani – Draghi e Bini Smaghi, per l’appunto – e nessun francese. La Francia ha chiesto a lungo le dimissioni di Bini Smaghi che però ha sempre rifiutato, sostenendo – con qualche ragione – che le dimissioni di un membro del board su indicazione di un governo europeo avrebbero minato l’indipendenza della Banca Centrale Europea. In ragione di quanto accaduto all’epoca oggi c’è chi sostiene che la nomina di Bini Smaghi abbia un contenuto “provocatorio” nei confronti della Francia. Altri invece sostengono che una nomina di Bini Smaghi alla Banca d’Italia potrebbe sbloccare anche questa situazione, visto che altrimenti il suo mandato alla BCE scadrebbe nel 2013. Oltre a questi tre nomi, da ieri circolano altre due alternative: quelle dei due vice di Fabrizio Saccomanni alla Banca d’Italia, Anna Maria Tarantola e Ignazio Visco.

Oggi in un editoriale sul Corriere della Sera il direttore Ferruccio De Bortoli critica molto il comportamento del governo sulla nomina, toccando anche il tema della possibile nomina di Bini Smaghi.

Fonti del governo sostengono che la scelta cadrebbe su Bini Smaghi anche per l’impossibilità di trovargli una collocazione di pari dignità. Un incarico che possa accettare per dimettersi dalla Bce, senza dare l’impressione di un’ingerenza della politica in un organo la cui indipendenza è garantita da un trattato. Insomma, un enorme groviglio. Una procedura pasticciata. Una plateale dimostrazione di mancanza di leadership e persino di dignità nazionale. Oggi vedremo quale sarà l’esito finale. Un risultato è già acquisito, purtroppo. Chiunque sarà il nuovo Governatore dovrà rimontare uno spiacevole vulnus di immagine derivato della tempestosa e farraginosa procedura di nomina. Il timore è anche quello di una serie di dimissioni (da Saccomanni a Visco) da via Nazionale, gesto estremo, sconsigliabile a funzionari dello Stato, che farebbe precipitare la farsa della nomina del nuovo Governatore della Banca d’Italia in un dramma istituzionale di difficile ricomposizione.

Il “timore” di cui parla De Bortoli riguardo le dimissioni di Saccomanni e Visco è stato descritto da Elena Polidori su Repubblica. Lo scenario diverrebbe concreto in caso di mancata nomina dello stesso Saccomanni.

Saccomanni, per dire, si dimetterebbe: ha 69 anni, ha percorso tutti i gradini della carriera all’interno e non ha voglia di farsi guidare da uno dei suoi ex ragazzi, ai tempi dell’ufficio studi. La stessa strada, sia pure in maniera più soft e graduale, potrebbe seguire pure Visco, 62 anni, che ha già maturato la pensione e che ebbe Bini Smaghi come suo economista, con lui direttore centrale. E poi via via, potrebbero cambiare varie caselle più o meno importanti.

Niente di personale, ovviamente, perché il candidato su cui punta il governo lo conoscono tutti da sempre e lo stimano, oltretutto anche lui viene da dentro, avendo iniziato appunto nel mitico ufficio studi. Ma tant’è.

Chi viene dopo Draghi alla Banca d’Italia

foto: ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images