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  • Venerdì 7 ottobre 2011

Dieci anni di guerra in Afghanistan

Le foto e la storia del conflitto più lungo mai combattuto dagli Stati Uniti

ORGUN-E, AFGHANISTAN – SEPTEMBER 9: Lt. Carlin Williams of the U.S. 82nd Airborne runs to help fight a fire that broke out September 9, 2002 in the kitchen at the Orgun-e Kalay forward base in Afghanistan. The fire was caused by a leaking propane tank in the kitchen. The building on fire was completely gutted. (Photo by Chris Hondros/Getty Images)

ORGUN-E, AFGHANISTAN – SEPTEMBER 9: Lt. Carlin Williams of the U.S. 82nd Airborne runs to help fight a fire that broke out September 9, 2002 in the kitchen at the Orgun-e Kalay forward base in Afghanistan. The fire was caused by a leaking propane tank in the kitchen. The building on fire was completely gutted. (Photo by Chris Hondros/Getty Images)

Il 7 ottobre del 2001, dieci anni fa, cominciava in Afghanistan una guerra dichiarata dagli Stati Uniti e dal Regno Unito allo scopo di combattere l’organizzazione terroristica al Qaida, che grazie al sostegno dei talebani aveva fatto del paese asiatico il suo rifugio e la sua base operativa. Meno di un mese prima gli Stati Uniti erano stati colpiti dal più grave attentato della loro storia, quando tre voli di linea erano stati dirottati e fatti schiantare sulle due torri del World Trade Center e sul Pentagono (un altro avrebbe dovuto colpire Washington ma si schiantò in Pennsylvania grazie all’intervento dei suoi passeggeri). Gli attentati erano stati organizzati e rivendicati da al Qaida e dal suo leader Osama bin Laden.

Insieme alle forze americane e britanniche, combatteva i talebani anche il Fronte Islamico Unito per la Salvezza dell’Afghanistan, detto anche “Alleanza del Nord”, che già dalla metà degli anni Novanta si batteva contro i talebani. Nel giro di poche settimane il regime talebano era stato rimosso dal potere, le forze alleate erano arrivate a Kabul costringendo molte importanti figure di al Qaida e dei talebani a fuggire nella zona vicina al confine col Pakistan, se non direttamente oltre confine. Alla fine dell’anno il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite dava autorizzazione e copertura giuridica all’intervento militare, creando la cosiddetta missione ISAF (International Security Assistance Force), di cui poi la NATO prenderà il controllo nel 2003. Alla missione partecipavano quindi decine di paesi, tra cui Germania, Francia, Italia, Polonia, Romania, Turchia, Australia, Spagna, Albania, Belgio, Canada, Repubblica Ceca, Norvegia.

Come accadrà poi in Iraq, l’abbattimento del regime non sarà garanzia della fine delle ostilità. Nel corso dei mesi i talebani e al Qaida metteranno in piedi una guerriglia intensa e persistente, volta a colpire sia le forze alleate che le debolissime istituzioni afghane e i cittadini inermi. Invece che concludersi, le operazioni belliche guadagneranno forza e violenza nel corso dei mesi, con le forze alleate impegnate allo stesso tempo nella battaglia contro un nemico atipico e nel faticoso tentativo di ricostruire i servizi e le istituzioni di una democrazia. In diverse zone del paese nascono ospedali, uffici, scuole, infrastrutture. La NATO comincia ad addestrare forze di polizia locali e un esercito. Hamid Karzai, già presidente ad interim del nuovo governo afghano, viene eletto presidente nel 2004: sarà poi rieletto nel 2009 tra accuse di irregolarità e brogli. In entrambi i casi, però, il numero di persone che si presenta ai seggi nonostante le minacce e gli attentati dei talebani e di al Qaida viene visto come un segnale incoraggiante sulla volontà di moltissimi afghani di mettersi alle spalle gli anni della dittatura.

Intanto gli attentati continuano, così come le operazioni di guerra: i soldati alleati tentano di stanare i membri della guerriglia e quindi allargano la loro presenza in Afghanistan, spostandosi in luoghi remoti e lontani da Kabul ingaggiando battaglie che durano giorni, a volte settimane, e portano alla morte di migliaia di civili. La guerra intanto diventa sempre più contestata e criticata anche perché nel 2003 gli Stati Uniti hanno cominciato un’altra guerra, in Iraq, e in molti accusano il governo americano di aver così indebolito la propria presenza in Afghanistan compromettendo il successo della missione militare.

È di questa opinione anche Barack Obama, giovane senatore dell’Illinois, contrario fin dall’inizio alla guerra in Iraq, che accusa l’amministrazione Bush di aver compromesso il risultato in Afghanistan e soprattutto la lotta ad al Qaida con una guerra inutile e dannosa. Eletto presidente nel 2008, Barack Obama invierà in Afghanistan 30.000 nuovi soldati, raddoppiando di fatto il loro numero e ripercorrendo così una strategia – il cosiddetto surge – che aveva dato buoni e incoraggianti risultati durante l’ultima fase della guerra in Iraq sotto il comando del generale David Petraeus.

Nel frattempo cambiano anche le politiche del governo americano e di quello afghano riguardo i talebani: se l’amministrazione Bush li considerava al pari di al Qaida, combattendo allo stesso modo le organizzazioni terroristiche e i regimi loro alleati, col tempo le parti hanno optato per un cambio di strategia. Combattere al Qaida, tentare di fare la pace con i talebani. Per mesi il governo americano e quello afghano sono stati impegnati in colloqui di pace con i talebani, volti a mettere fine alle violenze garantendo ai clan una qualche forma di rappresentanza all’interno del governo. La settimana scorsa, però, Karzai ha annunciato la sospensione dei colloqui, esasperato dal continuo ricorso alla violenza dei talebani, anche durante le trattative.

Non esistono stime precise e univoche delle persone morte in Afghanistan dall’inizio della guerra a oggi. Il numero dei civili uccisi in dieci anni oscilla tra le 15 e i 35 mila. Un rapporto delle Nazioni Unite del 2009 dava ai talebani la responsabilità del 76 per cento dei civili uccisi in Afghanistan. Nel giugno del 2010 la guerra in Afghanistan è diventata la guerra più lunga mai combattuta dagli Stati Uniti, superando la durata della guerra in Vietnam. Dopo aver ultimato il ritiro delle truppe da combattimento in Iraq, Barack Obama ha fissato le date del ritiro anche per l’Afghanistan: 10.000 soldati americani dovrebbero lasciare l’Afghanistan entro la fine del 2011, altri 23.000 dovrebbero farlo entro la fine del 2012.