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  • Mercoledì 28 settembre 2011

Il processo Michael Jackson

Come ci si è arrivati, quali sono le accuse, cosa sta succedendo: riassunto per distratti

Martedì mattina, al Clara Foltz Justice Center, un tribunale del centro di Los Angeles in cui si sono tenuti i celebri processi di OJ Simpson e Snoop Dogg, è iniziato il processo per la morte del cantante Michael Jackson, avvenuta il 25 giugno 2009. L’unico imputato è Conrad Murray, 58 anni, medico personale del cantante, accusato di omicidio colposo (manslaughter involontario) per aver causato, con i suoi errori, la morte di Jackson. Murray, se dichiarato colpevole, potrebbe essere condannato a un massimo di quattro anni di carcere e perdere la sua licenza da medico.

Al momento della sua morte, Jackson era in grandi difficoltà economiche e stava programmando il suo ritorno ai concerti dal vivo con un tour di 50 date alla O2 Arena di Londra, intitolato This Is It, che sarebbe dovuto partire il 13 luglio 2009. Il precedente tour di Michael Jackson risaliva al 1997.

Il processo si è aperto con le dichiarazioni iniziali dell’accusa, nella persona del prosecutor (un ruolo simile a quello del pubblico ministero) David Walgren, e della difesa, attraverso l’avvocato di Murray, Ed Chernoff. Il processo è stato seguito in diretta da mezzi di informazione di tutto il mondo. Davanti al tribunale si sono presentate un centinaio di persone, sperando di poter assistere all’udienza (l’aula del tribunale ha a disposizione solo sei posti per il pubblico) e ricordando con cartelli e striscioni il cantante. Alcuni tra i manifestanti difendevano il dottor Murray, ma molti altri chiedevano “giustizia” e si dicevano convinti che Jackson sia stato assassinato. Il processo dovrebbe concludersi entro il prossimo novembre.

La morte di Michael Jackson
Il 24 giugno 2009, Michael Jackson era stato impegnato per tutta la sera nelle prove del suo nuovo tour allo Staples Center, un palazzetto dello sport tra i più famosi di Los Angeles, con oltre 20.000 posti. Il giorno successivo il cantante non uscì dalla propria camera da letto, nella casa che aveva in affitto al numero 100 di North Carolwood Drive, in un lussuoso sobborgo di Los Angeles. Intorno alle 12:20, il servizio di sicurezza di Michael Jackson chiamò il numero di emergenza, che negli Stati Uniti è il 911, dopo che il dottor Murray aveva provato personalmente a rianimare Jackson, trovato disteso a letto privo di sensi. Nell’arco di pochi minuti arrivarono sul posto i paramedici dei vigili del fuoco di Los Angeles, che decisero di trasferirlo all’ospedale del campus della maggiore università della città, l’UCLA. Tutti gli sforzi per rianimarlo furono inutili, e Jackson fu dichiarato morto alle 14:26.

Nell’ultimo periodo della sua vita, Michael Jackson era fortemente dipendente da diversi farmaci, mangiava pochissimo e aveva bisogno di essere “valutato psicologicamente”, almeno stando alle parole del suo coreografo Danny Ortega che lo aveva incontrato a pochi giorni dalla sua morte e che è stato il primo testimone dell’accusa sentito ieri. Secondo la difesa, in particolare, Jackson era dipendente da molti anni dalla petidina (un analgesico conosciuto col nome commerciale di Demerol), che gli era stato prescritta da un altro medico e che era la principale responsabile della sua forte insonnia.

Le cause della morte: il propofol
Jackson avrebbe detto al suo medico di avere un grandissimo bisogno di dormire per poter completare il suo recupero in vista dei concerti. «Fammi solo dormire. Non è importante a che ora mi sveglio», avrebbe detto pochi minuti prima della sua morte. Murray accettò allora di fargli un’iniezione di propofol, un potente anestetico usato in chirurgia per indurre e mantenere l’anestesia totale.

Murray disse alla polizia che aveva dato a Jackson dosi di propofol quasi ogni notte negli ultimi due mesi, e che dopo l’iniezione il suo paziente si era addormentato. Dopo di che Murray, secondo le sue dichiarazioni, andò in bagno, e al suo ritorno scoprì che Jackson non stava più respirando e aveva un battito cardiaco molto debole.

Conrad Robert Murray, nato nel 1953 a Grenada, nel mar dei Caraibi, era diventato il medico personale di Michael Jackson solo tre mesi prima della morte del cantante, nel marzo del 2009. Murray era un cardiologo e aveva conosciuto il cantante nel 2006, dopo aver curato uno dei tre figli di Jackson. Accettò l’incarico per 150mila dollari al mese, lasciando diversi altri incarichi in cliniche private e invitando i suoi pazienti, con una lettera, a trovarsi un altro medico.

L’accusa
Secondo l’accusa, la morte di Michael Jackson è responsabilità del suo medico personale, che eseguì una serie di operazioni “incompetenti e maldestre”. Durante un’ora di arringa, il prosecutor Walgren ha elencato una serie di errori che il medico avrebbe commesso nella gestione del suo paziente.

Per prima cosa, Murray ottenne un enorme quantitativo di propofol tra aprile e giugno da un farmacista di Las Vegas, dicendo che serviva per una clinica della California, ma portandolo poi nell’appartamento della sua fidanzata e usandolo unicamente per Michael Jackson. La quantità totale del farmaco ordinato da Murray sarebbe stata di circa 15 litri di flebo, con oltre 155 grammi di principio attivo.

L’accusa ha anche messo in discussione i tempi della chiamata al 911, che sarebbe arrivata più di dieci minuti in ritardo rispetto a quando il medico ebbe chiara la gravità della situazione. Walgren ha anche sottolineato che il dottor Murray non disse ai paramedici del 911 che aveva da poco somministrato propofol a Jackson, anche se questi gli chiesero che medicine stesse prendendo il suo paziente.

L’accusa ha mostrato alla corte e ai dodici giurati una fotografia del cadavere del cantante su una barella dell’ospedale, circa 12 ore dopo la morte. Ha mostrato un video delle prove per il tour This is it, e ha fatto sentire un audio del 10 maggio 2009, registrato con l’iPhone di Murray, in cui Michael Jackson dimostrava di avere grandissime aspettative dal suo nuovo tour di 50 concerti, ma si esprimeva con una voce impastata e incerta, spesso in modo incoerente, dimostrando di essere sotto effetto di qualche sostanza.

La difesa
Secondo l’avvocato della difesa, Ed Chernoff, gli eventi sono andati in modo diverso rispetto a come presentati dall’accusa. Jackson avrebbe preso da solo i farmaci che lo uccisero, e l’avrebbe fatto proprio perché Murray si era rifiutato di darglieli.

Quando Murray lasciò la stanza, dice la difesa, Jackson prese un’ulteriore dose di propofol e una quantità di lorazepam (un ansiolitico) «sufficiente a mettere a dormire sei di voi», ha spiegato Chernoff. Sarebbe stato l’effetto combinato dei due farmaci a causare la morte del cantante, dato che la dose di 25 milligrammi (secondo la difesa) che Murray somministrò a Jackson avrebbe fatto effetto solamente per dieci minuti.

La difesa contesta anche la critica della condotta personale di Murray, e dice che il medico stava in realtà cercando di eliminare gradualmente la dipendenza di Jackson dal propofol. Le analisi, aggiunge la difesa, dimostreranno che Jackson aveva nel corpo una quantità maggiore di anestetico rispetto a quella datagli da Murray.

Conrad Murray durante il processo
foto: Irfan Khan-Pool/Getty Images