Il Corriere prova a rimuovere Berlusconi con le buone

Un editoriale proviamo-anche-questa di Sergio Romano gli offre di avere "il merito della transizione"

Il Corriere della Sera si sta ponendo il problema di come incentivare con toni concilianti la fine del governo Berlusconi, giudicata scellerata per il futuro dell’Italia: e a differenza delle richieste bellicose e un po’ sterili di altri quotidiani, il Corriere ha formulato finora caute dichiarazioni di sfiducia e offerte di via d’uscita accettabili. Oggi ci prova con un editoriale di Sergio Romano, che propone al PresdelCons di governare “una transizione”, offrendogliene “il merito” (una simile offerta è anche firmata sul Sole 24 Ore dal direttore Napoletano).

Il giudizio di Standard & Poor’s sull’Italia fa esplicito riferimento, con motivazioni politiche, alla credibilità internazionale e alla tenuta del governo. Ma, io ritengo, se il presidente del Consiglio fosse costretto a dimettersi domani, le agenzie e i mercati s’interrogherebbero sulla stabilità del sistema politico italiano e sulla sua capacità di fare fronte agli impegni assunti con l’ultima manovra finanziaria. Credo che l’abbassamento del rating dipenda soprattutto dalla constatazione che il Paese non cresce e paga il debito soltanto con imposte sempre più salate: una ricetta che può soltanto garantire un futuro peggiore del presente.
Ma esiste un altro rating , più importante, ed è quello del Paese. Il problema in questo caso è certamente il presidente del Consiglio. Berlusconi è stato per molti italiani una speranza di stabilità politica e dinamismo economico. Oggi quella speranza si è dissolta sotto il peso di una micidiale combinazione di promesse non mantenute, incidenti di percorso, scandali, comportamenti indecorosi e sorprendenti imprudenze. Oggi il maggiore problema italiano è la fine dell’era Berlusconi. Tutti, anche i migliori tra i suoi amici, sanno che l’era è finita e che Berlusconi deve uscire di scena. Ma non vi è ancora un accordo sul modo in cui voltare pagina. Qualcuno spera che la mirabolante e tempestosa storia del cavaliere di Arcore termini in un tribunale alla fine di un processo per corruzione, frode o indegnità morale. Altri sperano in un risolutivo messaggio alle Camere del capo dello Stato. Sono due soluzioni che avrebbero uno stesso effetto: quello di provare l’impotenza della democrazia italiana, la sua incapacità di affrontare il problema con gli strumenti propri di un sistema democratico. Berlusconi deve andarsene, ma in un modo che non faccia violenza alla Costituzione e salvi ciò che della sua fase politica merita di essere conservato.

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