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  • Martedì 20 settembre 2011

Il piano di Obama

La Casa Bianca ha diffuso una proposta per ridurre il debito americano di 3.000 miliardi di dollari, tassare i ricchi e mettere i repubblicani all'angolo

US President Barack Obama speaks in the Rose Garden at the White House in Washington on September 19, 2011. Obama called for new deficit cuts of $3.0 trillion but warned Republicans he will veto any bill that trims healthcare for the elderly without hiking taxes on the rich. AFP PHOTO/Nicholas KAMM (Photo credit should read NICHOLAS KAMM/AFP/Getty Images)

US President Barack Obama speaks in the Rose Garden at the White House in Washington on September 19, 2011. Obama called for new deficit cuts of $3.0 trillion but warned Republicans he will veto any bill that trims healthcare for the elderly without hiking taxes on the rich. AFP PHOTO/Nicholas KAMM (Photo credit should read NICHOLAS KAMM/AFP/Getty Images)

Ieri il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha diffuso i dettagli del suo piano per la riduzione del debito, volto a tagliare tremila miliardi di dollari. Il piano della Casa Bianca è diviso in due: metà del gettito verrà dall’incremento delle tasse sugli americani più ricchi, mentre l’altra metà verrà da tagli ad alcuni programmi federali, tra cui Medicare e Medicaid. Con un tono particolarmente risoluto, Obama ha detto che le due parti della manovra si tengono in piedi a vicenda, e che metterà il veto su qualsiasi legge che non preveda l’aumento delle tasse per gli americani più ricchi. I repubblicani, dall’altro lato, si sono sempre detti contrari a qualsiasi aumento delle tasse verso qualsiasi fascia di cittadini.

La logica del provvedimento è quella descritta negli scorsi giorni come “la regola Buffett”: stabilire che gli americani molto ricchi non possano avere un’aliquota inferiore a quella dei lavoratori medi. La regola Buffett prende il nome da Warren Buffett, il noto milionario americano che ha denunciato di pagare meno tasse della sua segretaria. Buffett ha spiegato che gran parte dei suoi guadagni deriva dagli investimenti, che sono tassati al 15 per cento, mentre la sua segretaria paga un’aliquota del 35 per cento. L’aumento delle tasse sui ricchi riguarderebbe lo 0,3 per cento dei contribuenti, meno di 450.000 persone. I repubblicani lo hanno accusato di voler scatenare una nuova “lotta di classe”, Obama ha risposto che “è semplicemente matematica: o aumentiamo le tasse sui ricchi o decidiamo di sacrificare l’istruzione”.

Nel frattempo il comitato speciale istituito dal Congresso in occasione dell’accordo sul tetto del budget, costituito da democratici e repubblicani, sta lavorando a nuovi tagli al bilancio. Stando a quanto stabilito all’accordo dello scorso agosto, il comitato ha tempo fino al 23 dicembre per approvare un piano che riduca il debito di 1500 miliardi di dollari. In mancanza di un accordo – il comitato è composto in parti uguali da membri dei due partiti – scatterà un meccanismo automatico di tagli alla sanità e alle spese militari per 1000 miliardi di dollari, costruito per fare da incentivo al comitato stesso. La proposta di Obama rappresenta una svolta per la Casa Bianca, che negli ultimi mesi aveva sempre tentato di conciliare i due partiti facendo un passo indietro ed evitando di intestarsi direttamente questa o quella proposta: analisti e osservatori sono concordi nel dare a questa mossa anche un significato politico, con l’amministrazione che vuole definire e rimarcare le differenze tra Obama e i repubblicani.

foto: NICHOLAS KAMM/AFP/Getty Images