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  • Sabato 10 settembre 2011

L’assalto all’ambasciata israeliana in Egitto

L'ambasciatore è stato costretto alla fuga, ora i manifestanti stanno protestando davanti al quartier generale dell'esercito

Questa notte l’ambasciata israeliana del Cairo è stata presa d’assalto da alcune centinaia di manifestanti egiziani. L’ambasciatore israeliano e il suo staff sono stati evacuati, al suo posto per il momento resterà il console israeliano. L’assalto è iniziato subito dopo la fine della preghiera del venerdì e la guerriglia non si è ancora fermata. Gli ultimi aggiornamenti parlano di oltre 900 feriti e due morti. BBC scrive che ora gli scontri si sono spostati intorno al vicino quartier generale dell’esercito egiziano e che le forze di sicurezza stanno sparando gas lacrimogeni contro  la folla. I manifestanti cantano slogan contro la giunta militare, al potere dalle dimissioni di Mubarak.

Le prime proteste davanti all’ambasciata israeliana del Cairo erano iniziate lo scorso 18 agosto, dopo l’uccisione di cinque guardie di frontiera egiziane da parte di militari israeliani. La scintilla che le ha nuovamente innescate ieri sera è stata la costruzione di un muro a protezione dell’edificio. I manifestanti lo hanno prima demolito e poi sono entrati negli uffici mettendoli sottosopra e costringendo l’ambasciatore a una fuga all’aeroporto. Molti documenti sono stati lanciati dalle finestre.

Il governo israeliano ha chiesto aiuto agli Stati Uniti per garantire la sicurezza dell’ambasciata israeliana. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama si è appellato in un comunicato alle autorità egiziane affinché ripristino al più presto la sicurezza dell’edificio. Il ministro dell’Interno egiziano ha dichiarato lo stato di allerta e il primo ministro ha convocato il gabinetto di crisi. I manifestanti chiedono la chiusura dell’ambasciata e sostengono che l’Egitto dovrebbe fare come la Turchia, che ha espulso l’ambasciatore israeliano in segno di protesta contro le mancate scuse per l’attacco alla Mavi Marmara dell’anno scorso.

La zona del Sinai è estremamente instabile dalla caduta del regime di Mubarak e il nuovo governo fatica a mantenerne il controllo. L’area è diventata quindi una base di operazioni per molti gruppi islamici estremisti. Le vicende degli ultimi mesi hanno peggiorato notevolmente i rapporti diplomatici tra Israele e l’Egitto, tra i quali è in vigore un trattato di pace stipulato nel 1979: durante il regime di Mubarak, i rapporti relativamente distesi tra i due paesi erano l’asse portante della stabilità della regione.