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  • Domenica 4 settembre 2011

Le foto di stanotte in Israele

Centinaia di migliaia di persone hanno riempito le piazze di Tel Aviv e Gerusalemme chiedendo riforme sociali e misure contro l'aumento dei prezzi

TEL AVIV, ISRAEL - SEPTEMBER 03: (ISRAEL OUT) A man watches from a rooftop as demonstrators pack the streets on September 3, 2011 in Tel Aviv, Israel. An estimated 400,000 Israelis protested across the country against rising housing prices and social inequalities in the Jewish state. (Photo by Uriel Sinai/Getty Images)
TEL AVIV, ISRAEL - SEPTEMBER 03: (ISRAEL OUT) A man watches from a rooftop as demonstrators pack the streets on September 3, 2011 in Tel Aviv, Israel. An estimated 400,000 Israelis protested across the country against rising housing prices and social inequalities in the Jewish state. (Photo by Uriel Sinai/Getty Images)

Sabato sera più di 450.000 israeliani hanno manifestato in tutto il paese per protestare contro l’aumento del caro vita e chiedere riforme sociali. A Tel Aviv oltre 300.000 persone hanno partecipato alla cosiddetta “marcia di un milione di persone”, che si è conclusa in nella grande piazza dello Stato (Kikar Hamedina) progettata dal celebre architetto Oscar Niemeyer. All’evento finale hanno preso parte diversi musicisti, intellettuali, personalità televisive. Daphni Leef e Itzik Shmuli, i due ragazzi che sono emersi come leader delle proteste, si sono rivolti alla folla ringraziandola per il sostegno, ribadendo la necessità di un cambiamento e promettendo che non si fermeranno finché il governo non proporrà delle soluzioni.

Leef è una studentessa di cinema di 25 anni dell’Università di Tel Aviv e ha dato il via alle proteste montando la prima tenda lungo il Boulevard Rotschild e invitando i suoi amici a fare lo stesso. Non è a capo di nessuna organizzazione ufficiale ed è attorniata da un piccolo gruppo di collaboratori, molti dei quali giovani senza grande esperienza. Shmuli, presidente dell’Unione Nazionale degli Studenti Israeliani da un anno, ha 31 anni, ha lavorato diversi anni prima di iniziare il suo attuale corso di studi in pubblica amministrazione e guida un’organizzazione ben più strutturata. Tra Shmuli e Leef sono emerse presto grandi differenze di vedute e di atteggiamento, ma i due hanno ribadito più volte di voler lavorare insieme per una causa comune.

A Gerusalemme circa 50.000 persone si sono riunite a Piazza Parigi e nelle strade vicine, quasi il doppio di quelle che avevano partecipato alle precedenti manifestazioni, chiedendo riforme economiche e maggior rispetto dei diritti umani, e ribadendo l’unità di Israele nella protesta. Ci sono state manifestazioni anche in altre zone del paese, tra cui nel Negev e a Haifa, dove si è protestato contro la discriminazione nei confronti degli abitanti arabi del paese.

Le proteste di ieri hanno dimostrato il grande sostegno popolare di cui gode ancora il movimento, dopo che nelle ultime settimane altri avvenimenti importanti avevano ottenuto l’attenzione dell’opinione pubblica e dei mezzi di informazione israeliani: le difficoltà con l’Egitto dopo gli attentati della fine di agosto e la crisi dei rapporti diplomatici con la Turchia dopo il rapporto ONU sulla vicenda della Mavi Marmara. In realtà la folla che ha manifestato ieri aveva richieste molteplici e spesso non sembra d’accordo su quali cambiamenti vuole ottenere e in che modo. Alle proteste hanno partecipato persone che rivendicano diversi gradi di riforme economiche e giustizia sociale ma anche ambientalisti, animalisti, attivisti per i diritti degli omosessuali e chiunque fosse scontento del governo e avesse qualcosa da rivendicare. Per placare le proteste il governo di Netanyahu ha nominato un economista ex funzionario della Banca Centrale di Israele, Manuel Trajtenberg, a capo di una commissione per formulare proposte di riforma economica entro la fine di settembre.

Le proteste sono iniziate a metà luglio con un accampamento di tende, sull’esempio degli indignados spagnoli, lungo l’importante Boulevard Rotschild di Tel Aviv, e da lì si sono diffuse in tutto il paese. Sono motivate dall’aumento del costo degli affitti e delle spese per l’educazione, e hanno trovato molto sostegno tra la classe media israeliana.

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