• Mondo
  • Venerdì 26 agosto 2011

Le macchine bruciate in Germania

Lo Spiegel e il New York Times raccontano e provano a spiegare i roghi di auto ad Amburgo e Berlino: non c'entrano solo i gruppi di estrema sinistra

Ein ausgebrannter Pkw steht am Donnerstag (18.08.11) in Berlin im Stadtteil Lichtenberg auf der Strasse. In der dritten Nacht hintereinander brennen Autos in Berlin. Am fruehen Donnerstagmorgen sind in den Stadtteilen Charlottenburg, Tiergarten und Lichtenberg erneut neun Pkw von Unbekannten angezuendet worden. Die Braende ereigneten sich zwischen 0.13 Uhr und 2.40 Uhr, wie ein Polizeisprecher sagte. Verletzt wurde niemand. (zu dapd-Text) Foto: Oliver Lang/dapd
Ein ausgebrannter Pkw steht am Donnerstag (18.08.11) in Berlin im Stadtteil Lichtenberg auf der Strasse. In der dritten Nacht hintereinander brennen Autos in Berlin. Am fruehen Donnerstagmorgen sind in den Stadtteilen Charlottenburg, Tiergarten und Lichtenberg erneut neun Pkw von Unbekannten angezuendet worden. Die Braende ereigneten sich zwischen 0.13 Uhr und 2.40 Uhr, wie ein Polizeisprecher sagte. Verletzt wurde niemand. (zu dapd-Text) Foto: Oliver Lang/dapd

Christine O. e Kai K. sono due funzionari di polizia tedeschi che fanno parte di una divisione per la protezione dei giovani: si considerano un po’ ispettori e un po’ assistenti sociali. L’obiettivo della loro divisione è prevenire e impedire, attraverso visite e colloqui, che i giovani commettano dei crimini. Christine O. ha 44 anni e lavorava come poliziotto di strada ad Amburgo, Kai K. ne ha 50 e si occupava dell’addestramento di poliziotti per le Nazioni Unite. Lo Spiegel racconta in un articolo che i due poliziotti sono stati inseriti in una speciale task force con il compito di venire a capo dei numerosi roghi di macchine che si stanno verificando ad Amburgo, la loro città, negli ultimi tempi. Dal 2004, infatti, ad Amburgo più di 1400 macchine sono state incendiate. Quest’anno più di 330 automobili hanno già fatto la stessa fine.

Un fenomeno simile avviene anche a Berlino: dall’inizio dell’anno sono state incendiate 364 automobili, di cui 90 nelle ultime due settimane. Il record è del 2009, quando 401 macchine sono state date alle fiamme. In quel periodo molti roghi erano rivendicati da gruppi anarchici e di estrema sinistra che colpivano modelli di auto molto costosi, come BMW o Mercedes, ed esclusivamente in quartieri ricchi. Negli ultimi tempi però vengono prese di mira anche semplici utilitarie parcheggiate in quartieri periferici o abitati dalla classe media. Ad Amburgo, inoltre, i gruppi di estrema sinistra sono molto rari e nell’ultimo anno le macchine incendiate per motivi politici sembrano essere solo 31 su 297. Secondo i poliziotti i colpevoli sono sempre più spesso singoli individui che agiscono per frustrazione o per invidia sociale. Secondo altri si tratta di un rito di iniziazione per entrare a far parte di una gang o un nuovo modo di divertirsi dei giovani teppisti, qualcosa di simile a quanto accaduto in occasione dei saccheggi e delle devastazioni a Londra.

Arrestare i colpevoli non è facile: gran parte di loro utilizza del combustibile simile a quello comunemente usato per i barbecue e lo posiziona sotto i pneumatici della macchina. Il fuoco impiega almeno una decina di minuti per appiccarsi permettendo ai piromani di scappare: se poi questi vengono fermati dalla polizia e sorpresi con carbonella e accendini, possono sempre dire di aver partecipato a un barbecue. Inoltre, la pena per aver appiccato gli incendi non va mai oltre gli arresti domiciliari e qualche ora di servizi socialmente utili.

Negli ultimi tempi il fenomeno ha acquistato sempre maggior rilevanza ed è diventato uno degli argomenti cruciali della campagna elettorale per l’elezione del sindaco di Berlino, che si concluderà il prossimo mese. Ogni giorno le prime pagine dei giornali pubblicano foto di auto incendiate mentre i cristianodemocratici, il partito di Angela Merkel, stanno preparando dei manifesti elettorali con la foto di una macchina in fiamme e lo slogan «Facciamo sì che Berlino non diventi Londra». Il partito di centrodestra sta anche attaccando i tagli alle forze di polizia voluti dal sindaco di Berlino, il socialdemocratico Klaus Wowereit, e ha invitato i cittadini a organizzarsi in ronde per vigilare sugli eventuali incendi. Secondo alcuni esperti però una simile attenzione al fenomeno non farebbe altro che renderlo ancora più attraente agli occhi dei vandali.

Per ora nessuna persona è morta a causa degli incendi, anche se questi rappresentano evidentemente un pericolo: alcune sono rimaste intossicate dal fumo dei roghi, in altri casi il fuoco si è propagato dalle auto alle case vicine. «Alla fine ci saranno dei morti», sostiene Andreas Lohmeyer, il capo della divisione della lotta alla criminalità della polizia di Amburgo. Lohmeyer ha il compito di proteggere 4.000 chilometri di strade cittadine e circa 720.000 macchine dal vandalismo. È il responsabile di una delle più grosse operazioni di polizia nella storia di Amburgo, tanto che il numero di funzionari impiegati nella lotta agli incendi delle macchine è superiore a quello messo in campo per fermare i terroristi della RAF, la Rote Armee Fraktion, uno dei gruppi comunisti e anti-capitalisti più violenti del secondo dopo-guerra.

Negli ultimi tempi Lohmeyer ha messo in campo una nuova strategia che consiste nel sorvegliare strettamente gli individui potenzialmente pericolosi. Ha costituito una task force di agenti con il compito di bussare porta per porta in centinaia di case ad Amburgo – una città con quasi due milioni di abitanti – e incontrare i potenziali criminali, avvisarli che sono tenuti d’occhio dalle autorità e stilare rapporti su un loro probabile coinvolgimento. Di questa task force fanno parte anche Christine O. e Kai K.

Molto probabilmente Christine O. e Kai K. busseranno anche alla porta di Martin W., uno dei pochi ragazzi che è stato processato ad Amburgo per aver partecipato al rogo di un’auto. Martin ha 20 anni ed è cresciuto con i genitori e i due fratelli in un quartiere settentrionale della città. Indossa abitualmente felpe, fuma molta marijuana, beve troppo e non ha ancora deciso cosa fare della sua vita. Ha lasciato la scuola prima di laurearsi, poi ha abbandonato un tirocinio di sei mesi per diventare falegname perché «bighellonare in giro era più divertente». Passa spesso le notti in giro con gli amici, si sveglia a mezzogiorno ed è stato in malattia per diversi mesi a causa della tossicodipendenza. Nel settembre del 2010 si trovava con i suoi amici Christopher e André e avevano deciso di andare a un festival nella speranza di incontrare dei disordini. Prima di arrivare alla festa avevano bevuto sei o sette bottiglie di birra e della vodka, e si erano fumati qualche spinello. Quando alcuni ragazzi hanno iniziato a lanciare dei sassi e delle bottiglie contro i poliziotti, Martin e i suoi amici si sono uniti al gruppo, perché hanno una certa antipatia per i poliziotti. Christopher è stato arrestato mentre Martin e André sono scappati e hanno fatto amicizia con altri due ragazzi. I due ragazzi gli hanno proposto di andare in giro a bruciare qualche macchina e Martin e André si sono detti entusiasti all’idea. Hanno dato fuoco a una Mercedes da 50.000 euro e quando un passante gli ha chiesto perché lo facevano, uno dei nuovi amici di Martin ha risposto: «Perché è divertente!». Martin spiega che lanciare sassi contro i poliziotti era «abbastanza spassoso» e che anche il rogo era «un modo per divertirsi». È stato condannato a prestare servizi socialmente utili e può ancora ricorrere in appello.

Foto: Oliver Lang/dapd/Ap Photo