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  • Martedì 23 agosto 2011

Diario della guerra in Libia

La storia completa e le foto, dalle prime proteste di febbraio alla battaglia di Tripoli di questi giorni

di Nadia Ferrigo

Libyan rebel fighters take cover as a bomb dropped by an airforce fighter jet explodes near a checkpoint on the outskirts of the oil town of Ras Lanuf on March 7, 2011. AFP PHOTO/MARCO LONGARI (Photo credit should read MARCO LONGARI/AFP/Getty Images)
Libyan rebel fighters take cover as a bomb dropped by an airforce fighter jet explodes near a checkpoint on the outskirts of the oil town of Ras Lanuf on March 7, 2011. AFP PHOTO/MARCO LONGARI (Photo credit should read MARCO LONGARI/AFP/Getty Images)

La battaglia a Tripoli è cominciata due giorni fa, sta continuando ancora adesso e rappresenta probabilmente l’atto finale della storia cominciata in Libia lo scorso febbraio: la NATO e i ribelli sanno che questo è il momento decisivo per dare il colpo finale al regime, e non possono farselo scappare; Gheddafi sta lottando per la sua vita, prima ancora che per la sopravvivenza del suo governo, e se dovesse riuscire a cacciare i ribelli dalla capitale – cosa che oggi appare improbabile – guadagnerebbe nuovamente forza e autorevolezza nei confronti del suo popolo, per lo meno in chi non ha ancora deciso da che parte stare, e per i ribelli sarebbe proibitivo ricominciare da capo. Insomma, con ogni probabilità stiamo assistendo al momento decisivo. Non sappiamo quanto durerà, ma sappiamo quando è iniziata.

16 febbraio 2011 È il primo giorno di manifestazioni e scontri in Libia, a Bengasi: si apre un nuovo e non del tutto inatteso fronte nei moti di protesta nel nord dell’Africa e nel mondo arabo. Tutto comincia quando i parenti di alcune persone uccise 15 anni fa in una prigione di stato scendono in strada manifestando contro il governo, che aveva da poco arrestato il loro avvocato, Fathi Terbil, noto oppositore di Gheddafi. La polizia disperde i 2.000 manifestanti usando gas lacrimogeni e getti d’acqua bollente. Nella repressione muoiono 4 persone, 14 restano ferite.

17 febbraio 2011 Una grossa manifestazione è indetta in tutto il paese contro il regime di Gheddafi. Almeno 14 persone muoiono negli scontri tra i manifestanti e i sostenitori di Gheddafi.

18 febbraio 2011 Decine di migliaia di manifestanti scendono in piazza a Bengasi, ci sono altri scontri.

19 febbraio 2011 La rivolta contro Gheddafi continua, solo a Bengasi si contano 84 morti.

20 febbraio 2011 Berlusconi sulla Libia: “Non ho sentito Gheddafi, non lo voglio disturbare”.  Sul Post, l’album dei ricordi dell'”affettuosa amicizia” tra il premier e il colonnello. La timidezza della condanna del governo italiano ha portato nuova attenzione sul tema dei rapporti tra il governo di Gheddafi e l’Italia. Continuano ad arrivare notizie di repressioni in Libia, la polizia soffoca con la violenza i moti di protesta. Varie testimonianze da parte di cittadini libici e organizzazioni umanitarie parlano di almeno 280 persone uccise dalle forze dell’ordine dall’inizio delle proteste.

21 febbraio 2011 Il secondogenito di Gheddafi, Saif al-Islam, appare per avvisare la popolazione del rischio di una “guerra civile” se le rivolte nel paese continuassero. Dopo la riunione del leader libico con il suo clan, Gheddafi comincia a bombardare i ribelli libici con i carri armati. In giro per il mondo decine di paesi condannano il comportamento di Gheddafi, congelano i beni suoi e della sua famiglia. 

22 febbraio 2011 Gheddafi parla per circa un’ora e mezza alla tv di stato libica, dicendo che combatterà come un martire fino alla morte. Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu si riunisce per discutere della crisi e valutare eventuali provvedimenti.

23 febbraio 2011 Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU condanna le violenze contro i manifestanti libici. Due piloti libici scappano a Malta dopo essersi rifiutati di bombardare la folla. Si continua a combattere, la parte est del paese sembra in mano ai manifestanti, a ovest infuriano gli scontri. Ognuno ha la sua stima del numero delle vittime della repressione, i numeri variano da 300 a 10.000 morti.

24 febbraio 2011 Aisha Gheddafi, figlia del presidente libico, appare alla tv di stato e dichiara di non avere alcuna intenzione di lasciare il paese: “Io non mi muovo da qui”. Lorenzo Cremonesi, inviato del Corriere della Sera, conferma che la città di Bengasi è in mano ai manifestanti. Migliaia di persone si sono ritrovate nella piazza principale di Tobruk per festeggiare la liberazione dal regime del leader libico. Gheddafi dice che le rivolte sono organizzate da Bin Laden

25 febbraio 2011 Dalla Libia arrivano le foto di rivolte e festeggiamenti. I combattimenti si concentrano ormai nella zona vicina alla capitale, in un raggio di 300 chilometri. Inizia l’assedio di Tripoli: Gheddafi dalla piazza verde parla ai suoi sostenitori: “Se il popolo non mi vuole, allora merito di morire”. Intanto continuano ad arrivare le foto delle città liberate, come Bengasi e Tobruk.

26 febbraio 2011 Il trattato tra Libia e Italia è sospeso.

27 febbraio 2011 Il Consiglio di sicurezza dell’ONU impone all’unanimità il divieto di viaggio e il congelamento dei beni di Muammar Gheddafi, dei membri della sua famiglia e delle persone più vicine al suo regime. La risoluzione deferisce il regime alla Corte Penale Internazionale dell’Aja. Il Consiglio chiede “l’immediata fine delle violenze” e “risposte alle legittime richieste della popolazione”. Intanto i ribelli formano un governo provvisorio a Bengasi, guidato dall’ex ministro della giustizia. Decine di migliaia di persone attraversano il confine che separa la Libia dalla Tunisia: a piedi, in macchina, in pullman, in aereo.

28 febbraio 2011 Gli insorti riescono a prendere il controllo di tre aree a est della capitale, ma Gheddafi resiste anche grazie all’aiuto dei mercenari, soldati arrivati dall’estero. Sono giorni di imbarazzo per la London School of Economics, una delle più note e prestigiose università del mondo: Saif al-Islam Gheddafi, figlio del dittatore libico, nel 2008 ha conseguito lì un dottorato e poco dopo ha fatto una donazione all’università pari a un milione e mezzo di sterline, attraverso una fondazione intitolata al padre.

1 marzo 2011 Regno Unito e Stati Uniti iniziano a dare concretezza alle minacce nei confronti del regime, ribadendo la richiesta di dimissioni e prendendo in considerazione “tutte le opzioni possibili, nessuna esclusa, finché il governo libico continua a minacciare e uccidere i suoi cittadini”.

2 marzo 2011 Un’altra giornata di scontri tra popolazione e forze dell’esercito. La controffensiva dei militari di Gheddafi è riuscita a respingere i ribelli da Tripoli e riconquistare due città occupate nella parte nord-occidentale del paese: Gharyan e Sabratha. Anche Brega, dove la battaglia è ancora in corso, sarebbe sul punto di cedere a favore del regime.

3 marzo 2011 I manifestanti antigovernativi sono riusciti a respingere i militari dell’esercito di Gheddafi, che stavano tentando di avanzare verso est e riappropriarsi della città di Brega.

4 marzo 2011 Nonostante le repressioni e le proteste il regime non avanza a est, e un migliaio di persone manifestano nella blindatissima Tripoli.

5 marzo 2011 Mentre Bengasi, dopo aver cacciato il regime, si riorganizza, nella città di Zawiyah si combatte: centinaia di soldati pro-Gheddafi hanno assalito la città verso le sei del mattino.

6 marzo 2011 Dopo la violentissima battaglia di Zawiyah, dove l’esercito di Gheddafi ha ucciso almeno 30 manifestanti, sono ripresi gli scontri in tutta la Libia.

7 marzo 2011 Il Corriere della Sera pubblica la traduzione di un’intervista fatta a Muammar Gheddafi da Laurent Valdiguié per il Journal du Dimanche. È un completo delirio: tra le altre cose il dittatore dice che “in Libia non abbiamo sparato a nessuno”.

8 marzo 2011 Arrivano le prime foto di guerra dalla Libia: per molti giorni le agenzie fotografiche avevano ricevuto quasi esclusivamente immagini di persone in festa e di scenari relativamente tranquilli, a causa dei divieti imposti ai giornalisti a Tripoli e al fatto che gli unici luoghi in cui i reporter potevano lavorare erano quelli già liberati dai ribelli.

9 marzo 2011 Mentre la comunità internazionale continua a discutere sull’opportunità e sulle modalità di intervento in Libia, nel paese continuano gli scontri tra le forze leali a Gheddafi e i suoi oppositori. Le forze governative rafforzano le loro posizioni militari nelle cittadine occidentali e combattono per riconquistare le città che si erano liberate.

10 marzo 2011 Le forze ribelli sono costrette ad abbandonare Ras Lanuf dopo uno dei più intensi attacchi sferrati dall’esercito di Gheddafi nelle ultime settimane. Una troupe della BBC viene aggredita, picchiata e arrestata dalle forze militari di Gheddafi. Prima di riuscire a tornare in Inghilterra, i giornalisti sono trattenuti 21 ore a Tripoli. 

11 marzo 2011 Dopo Ras Lanuf, sembra che il regime abbia riconquistato anche Zawiyah e i ribelli sono in difficoltà. I leader dei ventisette paesi membri dell’Unione Europea si riuniscono a Bruxelles per un summit di emergenza sulla situazione libica. Continuano gli inviti e le pressioni della comunità internazionale su Gheddafi, molti paesi interrompono i rapporti commerciali e approvano sanzioni economiche.

12 marzo 2011 I paesi della Lega Araba si riuniscono al Cairo e chiedono all’unanimità al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite l’imposizione di una no-fly zone sopra la Libia.

15 marzo 2011 Le forze di Gheddafi riconquistano anche Ajdabiya e avanzano verso Bengasi, la città simbolo della rivolta contro il regime, mentre la diplomazia internazionale non riesce a trovare un’intesa sulla gestione della crisi e sull’ipotesi di una no-fly zone. I ribelli si limitano a scappare, Gheddafi promette un bagno di sangue e vendetta “senza pietà, casa per casa”.

17 marzo 2011 Gli Stati Uniti premono per un intervento militare sulla Libia: l’ambasciatore di Washington alle Nazioni Unite, Susan Rice, ha detto che la sola imposizione di una no-fly zone non è sufficiente e che l’amministrazione Obama sta «lavorando sodo» per far passare una nuova risoluzione, che autorizzerebbe anche bombardamenti contro l’artiglieria pesante di Gheddafi. La proposta è sostenuta anche da Francia e Gran Bretagna.

18 marzo 2011 Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU approva una risoluzione che impone la “no-fly zone” sopra la Libia e “ogni misura necessaria” per proteggere i civili nel paese, esclusa l’invasione di terra. Il governo della Libia annuncia un “cessate il fuoco” ma prosegue i bombardamenti su Tripoli e su Misurata. Nonostante l’ostruzionismo della Lega Nord, il Parlamento italiano stabilisce l’adesione dell’Italia alle azioni che saranno intraprese dall’ONU nei confronti della Libia.

19 marzo 2011 I leader dei paesi europei, il Segretario di stato americano Hillary Clinton e i rappresentanti degli altri paesi che hanno deciso di appoggiare la risoluzione ONU hanno partecipato al vertice di Parigi per decidere le prossime mosse da adottare contro il regime di Gheddafi. Dopo l’incontro, il presidente francese Nicolas Sarkozy comunica l’avvio delle operazioni militari. Missili americani, britanici e francesi colpiscono obiettivi militari a Bengasi, Tripoli e Misurata.

20 marzo 2011 Muammar Gheddafi ha diffuso un messaggio audio per condannare l’intervento delle forze internazionali in Libia, definendole «potenze coloniali cristiane». Intanto in Libia si continua a combattere, il New York Times perde le tracce di quattro suoi giornalisti.

21 marzo 2011 I giornalisti del New York Times sono stati liberati e hanno raccontato la loro storia. E qui c’è un riassunto per punti delle principali critiche mosse all’intervento militare in tutto il mondo.

22 marzo 2011 Ancora forti esplosioni a Tripoli, mentre continuano gli scontri tra le forze fedeli a Gheddafi e i ribelli. Francia, Gran Bretagna e Usa non si sono ancora messe d’accordo su chi deve guidare le operazioni militari. Siamo al quarto giorno dall’inizio dell’intervento militare internazionale in Libia, in attuazione della risoluzione approvata venerdì dell’ONU.

23 marzo 2011 In nottata Muammar Gheddafi appare per la prima volta in pubblico dall’inizio dell’intervento militare internazionale in Libia, definisce l’intervento militare internazionale «una nuova crociata contro l’Islam» e invita «tutti gli eserciti islamici» a difendere la Libia. Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti trovano un accordo sul comando della missione: la NATO prenderà il controllo delle operazioni militari in Libia, ma non è ancora chiaro quando. Il comandante dell’aviazione britannica in Libia, Greg Bagwell, comunica che le forze aeree di Muammar Gheddafi sono state del tutto annientate: «L’aviazione di Gheddafi non esiste più. Le forze alleate ora possono operare sui cieli della Libia in quasi totale sicurezza».

24 marzo 2011 L’accordo sulla guida delle operazioni militari da parte della NATO salta: Sarkozy non si fida e vuole una “cabina di regia” degli Stati in guerra contro Gheddafi. Nonostante sia la quinta notte di bombardamenti delle forze alleate, l’offensiva dell’esercito di Gheddafi contro i ribelli continua.

25 marzo 2011 La decisione della Germania di tenersi alla larga dalla guerra in Libia è molto criticata, sia all’estero che in patria.

26 marzo 2011 I ribelli riconquistano la città di Ajdabiya: gli aerei della coalizione internazionale bombardano di nuovo i punti della città in cui si trovavano i soldati di Gheddafi costringendoli ad arretrare ancora e le forze dei ribelli libici continuano ad avanzare verso ovest

27 marzo 2011 Dopo Ajdabiya, i ribelli riprendono il controllo di Ras Lanuf, Uqayla e Brega. Molte di queste città sono state riconquistate senza combattimenti: le forze governative si sono ritirate, abbandonando alcuni dei loro armamenti. I ribelli sono intenzionati a spingere per arrivare fino a Tripoli, ma prima dovranno attraversare Sirte.

28 marzo 2011 Bernardo Valli, inviato in Libia della Repubblica, traccia in modo sintetico e completo un quadro della situazione: cosa fa il regime, cosa fanno gli insorti, cosa fa la coalizione internazionale, cosa potrebbe succedere nel breve termine.

29 marzo 2011 A dieci giorni dall’inizio della guerra, il presidente statunitense Barack Obama fa un bilancio dell’intervento. “Posso dirvi che abbiamo fermato l’avanzata mortale di Gheddafi. Negheremo al regime gli armamenti, taglieremo i suoi rifornimenti di denaro, sosterremo l’opposizione e lavoreremo con le altre nazioni per affrettare l’uscita di scena di Gheddafi”. 

30 marzo 2011 Il governo americano non ha ancora deciso se invierà armi ai ribelli libici che combattono contro Gheddafi, mentre la Francia continua a fare pressioni in questo senso, sostenendo che solo l’arrivo di un armamentario adeguato potrà permettere agli insorti di sconfiggere definitivamente l’esercito del colonnello. Mimmo Candito racconta con un reportage sulla Stampa la ritirata degli insorti in Libia, costretti a interrompere la loro offensiva verso Sirte a causa della nuova offensiva di Gheddafi.

31 marzo 2011 Il ministro degli Esteri libico Moussa Koussa abbandona il Paese e si rifugia nel Regno Unito. Reuters, che sostiene di avere ricevuto la notizia in esclusiva da fonti del governo americano, riporta che il presidente degli Stati Uniti Barack Obama avrebbe già autorizzato da alcune settimane operazioni segrete della CIA a favore dei ribelli libici. Un bambino di diciotto mesi è la prima vittima civile accertata della guerra.

1 aprile 2011 Muammar Gheddafi ha inviato a Londra una delle persone più fidate della sua cerchia, perché si impegni in colloqui informali e confidenziali con i funzionari del governo britannico. La notizia è stata diffusa sia dal Guardian che dalla BBC. La BBC riporta che sette persone sono state uccise durante un bombardamento della coalizione internazionale: gli attacchi hanno colpito un convoglio militare del regime pieno di munizioni, la cui esplosione ha distrutto due case poco distanti.

6 aprile 2011 Abdul Fatah Younis, il leader del Consiglio dei ribelli libici, dice di essere “deluso” dall’intervento della NATO, che sta agendo lentamente e non sta facendo abbastanza per proteggere i civili attaccati dalle truppe di Gheddafi.

7 aprile 2011 Le cronache dalla Libia sottolineano spesso la scarsa preparazione militare dei ribelli, più simili in molti casi a un gruppo di combattenti improvvisati che a un esercito: New York Times che Guardian tornano ad affrontare l’argomento, spiegando più nel dettaglio in che cosa consiste questa incompetenza militare.

9 aprile 2011 Le forze di Gheddafi sembrano sul punto di riconquistare nuovamente Ajdabiya.

11 aprile 2011 Proseguono i bombardamenti delle forze alleate sulla Libia, grazie ai quali i ribelli sono riusciti ad allontanare i militari fedeli a Gheddafi dalla città di Ajdabiya: per gli insorti è comunque un momento molto critico.

14 aprile 2011 A un mese dall’inizio della guerra, la comunità internazionale deve ancora decidere se fornire armi ai ribelli.

15 aprile 2011 Barack Obama, David Cameron e Nicolas Sarkozy firmano un articolo sul Figaro, sul Times, sull’International Herald Tribune e su Al Hayat per spiegare le ragioni dell’intervento militare in Libia e per illustrare la loro strategia per la pacificazione del paese. La tv di stato libica mostra un video di Muammar Gheddafi in macchina a Tripoli, sostenendo che sarebbe stato girato durante un attacco aereo da parte della NATO.

16 aprile 2011 L’organizzazione umanitaria Human Rights Watch denuncia l’uso da parte delle forze fedeli al dittatore libico Muammar Gheddafi di bombe a grappolo, un tipo di armamento vietato in più di cento paesi.

18 aprile 2011 Le foto di Misurata, la città più colpita dall’inizio del conflitto.

20 aprile 2011 A Misurata muoiono due fotografi, Tim Hetherington e Chris Hondros. Qui le più belle immagini scattate in dodici anni da Hondros. Italia e Francia decidono di inviare alcuni militari in Libia per addestrare i ribelli.

22 aprile 2011 Gli Stati Uniti autorizzano l’uso dei droni, i caccia senza pilota. La NATO si prepara a intensificare i bombardamenti sui siti militari a Tripoli.

23 aprile 2011 L’esercito di Gheddafi si ritira da Misurata.

1 maggio 2011 Il figlio più giovane di Gheddafi, Saif al Arab Gheddafi, sarebbe stato ucciso insieme ai suoi tre nipoti da un bombardamento NATO.

3 maggio 2011 Alla Camera dei Deputati si discutono le mozioni sull’intervento militare in Libia presentate dai vari gruppi parlamentari.

8 maggio 2011 Un barcone proveniente dalla Libia si è incagliato e decine di persone, tra forze dell’ordine e semplici cittadini, si sono gettati in acqua per salvare le oltre 500 persone che ospitava, tra cui molte donne e bambini. Sul Post Elena Favilli parla del fronte dimenticato della guerra in Libia, finito sulle cronache dei giornali solo nei primi giorni della rivolta contro Gheddafi e poi quasi del tutto dimenticato: Zintan e Yafran, piccole città di montagna occidentali.

9 maggio 2011 Nella notte la NATO bombarda alcuni obiettivi nella capitale della Libia, Tripoli, con un’intensità molto superiore a quella delle ultime settimane. Nei bombardamenti precedenti erano stati colpiti gli uffici della televisione di Stato e dell’agenzia di stampa governativa.

20 maggio 2011 Barack Obama rivolge un discorso al mondo arabo. Nel frattempo la NATO affonda otto navi da guerra dell’esercito di Gheddafi.

25 maggio 2011 Sono passati due mesi dall’inizio della guerra: secondo il New York Times non sarà una cosa breve, mentre secondo l‘Independent, che pubblica l’estratto di una lettera che il capo del governo libico, Baghdadi Mahmudi, starebbe per inviare ai leader internazionali, Gheddafi sarebbe disposto a concedere un cessate il fuoco immediato.

27 maggio 2011 Secondo la NATO il regime di Gheddafi avrebbe minato l’area intorno a Misurata per impedire alla popolazione locale e ai ribelli di allontanarsi dalla città.

5 giugno 2011 L’organizzazione umanitaria Human Rights Watch denuncia i ribelli libici di tenere arbitrariamente in custodia decine di civili sospettati di collaborare con il regime di Gheddafi, e lo stanno facendo senza processarli e negando i loro diritti fondamentali.

6 giugno 2011 Il regime porta i giornalisti a vedere le persone ferite dalla NATO, e a volte salta fuori che la NATO non c’entra.

12 giugno 2011 Report trasmette un filmato girato dalla scorta del generale libico Hussein El Warfali, uno tra i più fedeli al regime di Gheddafi. Il servizio, destinato allo stesso Gheddafi, testimonia l’avanzata di un gruppo di mercenari e soldati leali al regime dalla città di Ben Jawad a Bengasi nelle prime settimane di marzo, prima dell’intervento internazionale.

15 giugno 2011 Le forze ribelli riescono ad avanzare in diversi settori nell’area orientale e nella zona occidentale della Libia. Un video mostra le sgangherate operazioni militari dei ribelli.

19 giugno 2011 I ribelli libici dicono di aver trovato migliaia di documenti che provano dettagliamente come Muammar Gheddafi abbia dato personalmente ordine ai suoi generali di bombardare la città di Misurata senza preoccuparsi della presenza di civili.

20 giugno 2011 La NATO ammette che i bombardamenti a Tripoli potrebbero aver causato “un certo numero di vittime civili”.

24 giugno 2011 La Camera dei deputati degli Stati Uniti boccia sonoramente una misura che autorizzava il presidente a una serie di poteri sulla guerra in Libia: per la prima volta in 12 anni i deputati votano contro un’operazione militare voluta dall’amministrazione.

30 giugno 2011 L’esercito francese ammette l’invio di mitragliatrici, fucili e lanciarazzi ai ribelli libici, ma solo “a scopo difensivo”.

5 luglio 2011 A più di cento giorni dall’inizio della guerra prosegue la situazione di stallo tra il regime di Gheddafi, la NATO e i ribelli antigovernativi. Marta Dassù, esperta di politica internazionale e già consigliere della presidenza del Consiglio e del ministero degli Esteri, ne ricapitola le ragioni sulla Stampa.

7 luglio 2011 I ribelli libici avanzano verso ovest combattendo chilometro per chilometro.

29 luglio 2011 Il generale a capo delle forze ribelli libiche, Abdel Fatah Younis, viene ucciso insieme a due delle sue guardie: l’omicidio è avvenuto poco prima che iniziasse l’interrogatorio a cui Younis era stato costretto dai ribelli perché sospettato di spionaggio. Il giorno successivo il Consiglio Nazionale Transitorio di Bengasi ammette ufficialmente che Younis è stato ucciso da alcuni dei suoi stessi soldati.

9 agosto 2011 Il capo del Consiglio Nazionale Transitorio di Bengasi, Mustafa Abdel Jalil, scioglie il governo in seguito alle accuse sulla morte del generale Abdel Fattah Younis.

14 agosto 2011 C’è una nuova offensiva dei ribelli, che cercano successi decisivi nell’area intorno alla capitale: scontri a Al Zawiyah, 30 km a est di Tripoli.

18 agosto 2011 Dopo quattro giorni di combattimenti senza sosta, i ribelli libici conquistano Zawiyah, una città costiera 50 chilometri a est di Tripoli. Le forze anti-governative prendono il controllo della raffineria di petrolio appena fuori città.

20 agosto 2011 I ribelli annunciano di aver ripreso Brega e accerchiano Tripoli da est e da ovest. Alle 22 ora italiana entrano a Tripoli: le prime voci parlano di scontri, spari ed esplosioni e raccontano della presenza per le strade di manifestanti antigovernativi.

21 agosto 2011 La guerra in Libia sembra essersi avvicinata al suo momento decisivo. I ribelli chiudono il cerchio intorno a Tripoli da tre lati. A tarda notte la tv di stato libica manda in onda un discorso di Gheddafi, che incoraggia i cittadini a difendere la capitale e “salvare Tripoli”. I ribelli arrivano nella piazza Verde, la piazza centrale di Tripoli. Tre figli di Gheddafi vengono arrestati.

22 agosto 2011 A Tripoli uno dei tre figli di Gheddafi in arresto è scappato, la tv di stato è sotto il controllo degli insorti.

23 agosto 2011 A Tripoli si combatte ancora. Saif al-Islam, uno dei figli di Muammar Gaddafi che sembrava essere stato catturato dai ribelli, è riuscito a scappare.