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  • Lunedì 15 agosto 2011

I tre sfidanti di Obama

Con ogni probabilità il 6 novembre 2012 gli Stati Uniti sceglieranno il loro nuovo presidente tra Barack Obama e uno tra Romney, Perry e Bachmann

WATERLOO, IA - AUGUST 14: Republican presidential candidate and Texas Governor Rick Perry addresses the Blackhawk County Republican annual Lincoln Day Dinner at the Electric Park Ballroom August 14, 2011 in Waterloo, Iowa. Perry is in Iowa after announcing his candidacy for president a day earlier. (Photo by Chip Somodevilla/Getty Images)
WATERLOO, IA - AUGUST 14: Republican presidential candidate and Texas Governor Rick Perry addresses the Blackhawk County Republican annual Lincoln Day Dinner at the Electric Park Ballroom August 14, 2011 in Waterloo, Iowa. Perry is in Iowa after announcing his candidacy for president a day earlier. (Photo by Chip Somodevilla/Getty Images)

Lo straw poll di Ames, il sondaggione tra tifoserie repubblicane tenutosi sabato in Iowa, ha avuto una significativa conseguenza: convincere Tim Pawlenty, ex governatore del Minnesota e a lungo indicato come candidato forte e autorevole, a ritirare la sua candidatura. Sulla stampa statunitense si discute già delle ragioni della sconfitta di Pawlenty, la cui campagna aveva perso da tempo forza e attenzione. Sull’Atlantic ne scrive Chris Good, che parla dei limiti carismatici e finanziari di Pawlenty e soprattutto del ciclone che ha travolto la sua campagna, impedendole di prendere il volo in Iowa.

Questo ciclone si chiama Michele Bachmann, deputata ultraconservatrice del Minnesota, paladina dei tea party e vincitrice dello straw poll di Ames. Quasi nessuno pensa che possa davvero vincere le elezioni presidenziali di novembre, convincendo il voto indipendente e moderato, ma ha il sostegno di una grossa fetta della base del partito repubblicano e si contenderà il voto conservatore ed evangelico con l’altro forte candidato emerso negli ultimi giorni. Si chiama Rick Perry, è l’attuale governatore del Texas e qualche giorno fa sul Post abbiamo raccontato l’affollata veglia di preghiera che ha organizzato in ragione delle difficili condizioni economiche del suo Paese.

Il profilo di Perry non è molto diverso da quello di Bachmann – contrario ai matrimoni omosessuali, contrario all’aborto, favorevole alla pena di morte, favorevole all’insegnamento del “disegno intelligente” della creazione del mondo, critico sul riscaldamento globale. Al contrario di Bachmann, però, Perry appare come più eleggibile e potabile per l’elettorato medio americano e quindi la base del partito repubblicano potrebbe considerarlo più affidabile in vista della sfida contro il presidente uscente Barack Obama. Perry è l’ultimo candidato a essersi unito alla corsa ma gode già di ottimi numeri dei sondaggi, di una macchina organizzativa rodata e di una buona popolarità nel suo Stato, che governa ininterrottamente dal 2000.

Il suo limite è forse la strategia nelle primarie. Il primo stato in cui si vota è l’Iowa, il 6 febbraio 2012, e Michele Bachmann in questo momento sembra la favorita. Il secondo stato in cui si vota è il New Hampshire, il 14 febbraio, e lì Mitt Romney gode di un gran vantaggio nei sondaggi. La campagna di Perry rischia quindi di perdere forza prima che la competizione si sposti negli stati a lui più favorevoli. Anche perché Romney, ex governatore del Massachusetts e terzo forte candidato rimasto in campo, ha molti soldi da spendere, un lavoro di organizzazione e radicamento vecchio due anni e l’esperienza delle primarie del 2008. In ogni caso, per quanto le cose possano ancora cambiare, oggi sembra improbabile che il candidato repubblicano possa essere qualcuno di diverso da loro tre. Con ogni probabilità il 6 novembre del 2012 gli Stati Uniti sceglieranno il loro nuovo presidente tra Barack Obama e uno tra Mitt Romney, Rick Perry e Michele Bachmann. L’unica cosa che potrebbe alterare questo quadro è la candidatura di Sarah Palin, che oggi però non sembra in discussione.

foto: Chip Somodevilla/Getty Images