Il casino dei conti pubblici italiani

Una spiegazione sintetica: perché siamo messi male, cosa ci chiede l'Europa, cosa pensa di fare il Governo per uscirne

VENICE, ITALY - JUNE 22: Signs for a closing down sale are seen on a shop in the city centre on June 22, 2011 in Venice, Italy. Eurozone finance ministers are currently seeking to find a solution to Greece's pressing debt problems, including the prospect of the country's inability to meet its financial obligations unless it gets a fresh, multi-billion Euro loan by July 1. Greece's increasing tilt towards bankruptcy is rattling worldwide financial markets, and leading economists warn that bankruptcy would endanger the stability of the Euro and have dire global consequences. (Photo by Marco Secchi/Getty Images)
VENICE, ITALY - JUNE 22: Signs for a closing down sale are seen on a shop in the city centre on June 22, 2011 in Venice, Italy. Eurozone finance ministers are currently seeking to find a solution to Greece's pressing debt problems, including the prospect of the country's inability to meet its financial obligations unless it gets a fresh, multi-billion Euro loan by July 1. Greece's increasing tilt towards bankruptcy is rattling worldwide financial markets, and leading economists warn that bankruptcy would endanger the stability of the Euro and have dire global consequences. (Photo by Marco Secchi/Getty Images)

Questa sera è stato convocato alle 19 un Consiglio dei Ministri per “l’esame di provvedimenti urgenti in materia finanziaria”. Nonostante ieri il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, abbia tenuto un discorso alle commissioni riunite degli Affari Costituzionali e del Bilancio di Camera e Senato, però, non è ancora chiaro quali siano le misure che il governo intende prendere nei prossimi giorni – forse già questa sera – per migliorare la situazione dei conti pubblici del paese. E anzi la vaghezza delle sue affermazioni è stata più volte contestata dall’opposizione e da molti editorialisti e commentatori. Due giorni fa avevamo cercato di fare ordine tra le proposte allo studio, quelle di cui si discute: oggi ne sappiamo comunque qualcosa in più.

IL PROBLEMA
In questo momento, e da parecchi anni, lo Stato italiano spende più di quanto guadagna. Il motivo principale è che in passato ha deciso di farsi prestare molti soldi per finanziare la spesa pubblica con l’emissione di titoli di stato, e ora deve pagare gli interessi. Al netto degli interessi, invece, lo Stato italiano è riuscito ad avere tra il 1991 e il 2008 un avanzo primario: ovvero è riuscito a guadagnare più di quanto spendesse (interessi sul debito esclusi) e a diminuire così gradualmente l’enorme debito pubblico. A partire dal 2008, però, non c’è stato più avanzo primario: il rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo è ricominciato a salire, a causa della crisi economica, della conseguente diminuzione del PIL e, secondo gli oppositori del Governo, dell’inazione di Berlusconi.

La manovra finanziaria approvata dal parlamento a fine luglio, prima che iniziassero i problemi attuali, prevedeva di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2014: in quell’anno, secondo le previsioni, le entrate dello Stato sarebbero state più o meno uguali alle uscite, interessi inclusi. La maggior parte dei sacrifici, però, era rinviata a dopo il 2013: dopo le prossime elezioni politiche e quindi quando un nuovo governo avrà il diritto di fare la propria politica economica, senza limitarsi ad applicare quella ereditata.

Anche per questa ragione i mercati finanziari hanno dimostrato negli ultimi giorni un certo pessimismo nei confronti dei conti pubblici italiani (e non solo): si è reso necessario, a detta delle istituzioni economiche italiane ed europee, un nuovo intervento sui conti dello Stato che affretti il risanamento e dia ai mercati il segnale che il Governo è in grado di garantire stabilità ai conti pubblici. Trovando più soldi e soprattutto più in fretta rispetto a quanto programmato nell’ultima legge finanziaria: Berlusconi ha detto poco fa che la manovra servirà a trovare altri “20 miliardi per il per il 2012 e 25 miliardi nel 2013”, in modo da anticipare il pareggio di bilancio al 2013. In questo modo gli investitori dovrebbero sentirsi più sicuri nell’investire in titoli di Stato italiani, di cui praticamente tutti gli stati del mondo hanno un bisogno costante, e non chiederebbero dunque interessi troppo alti.

I RIMEDI

– due possibili riforme costituzionali
Uno dei punti proposti dal Governo è l’inserimento nella Costituzione dell’obbligo del pareggio di bilancio, ovvero dell’obbligo di ogni governo a non spendere in nessun caso più di quanto riesce a guadagnare. Negli ultimi anni anche Francia e Germania hanno introdotto norme simili, ma non sempre vincolanti. La legge francese, che però è in corso di revisione, lo pone come “obiettivo” dell’azione economica di governo. La proposta si presta inoltre a diverse controindicazioni di carattere teorico: in determinate condizioni, un aumento della spesa pubblica è ritenuto uno stimolo molto importante, se non necessario, per l’economia degli stati. Bisogna anche tener conto della presenza di istituzioni economiche europee che hanno promosso molti accordi tra gli stati dell’Unione per garantire la stabilità dei conti pubblici dei vari paesi. L’eventuale modifica costituzionale, a quanto ha detto Tremonti, interverrebbe sull’articolo 81 della Costituzione, che regola l’approvazione annuale del bilancio dello Stato.

Un’altra riforma costituzionale di cui si è parlato molto anche in passato è quella dell’articolo 41 della Costituzione, che riguarda l’iniziativa economica privata: un’eventuale modifica vorrebbe diminuire l’accento che attualmente la nostra Costituzione pone sul fine sociale delle iniziative economiche.

– le pensioni
La Lega Nord si è opposta fermamente a ogni intervento sulle pensioni, specialmente quelli volti ad aumentare l’età pensionabile per le donne, ma un ritocco dell’attuale sistema continua a essere ritenuto probabile. Le ipotesi sono molte, come spiega il Sole 24 Ore: le principali sembrano essere anticipazioni di qualche anno di aggiustamenti già previsti e che innalzano l’età e il numero di anni di contributi necessari per andare in pensione di anzianità.

– nuove tasse
Per quanto riguarda l’imposizione di nuove tasse, le possibilità in discussione sarebbero parecchie. In primo luogo le rendite finanziarie: già ieri Tremonti ha detto che il governo “non ha nulla in contrario” ad aumentare la tassazione dal 12,50 per cento al 20 per cento per tutti gli strumenti di investimento tranne i titoli di Stato. Le imposte sui guadagni dei conti correnti bancari e postali verrebbero invece diminuite, dal 27 al 20 per cento.

Si parla poi di un aumento dell’IRPEF (l’imposta sul reddito delle persone fisiche, con cui lo Stato guadagna circa un terzo delle sue entrate): in sostanza, gli stipendi del settore privato tra i 90.000 e i 150.000 euro all’anno dovrebbero essere tassati di un ulteriore 5 per cento, mentre quelli oltre i 150.000 euro del 10 per cento. La misura rimarrebbe in vigore per due o tre anni. Simili aumenti anche per i lavoratori autonomi, mentre gli stipendi del settore pubblico avevano già ricevuto un aumento molto simile della tassazione con la legge finanziaria del 2010. Come si vede, l’intervento interessa soprattutto i redditi medio-alti, e per questo motivo all’interno della maggioranza ci sono stati malumori per un provvedimento ritenuto “di sinistra”.

Sembrerebbe invece meno probabile un’imposta patrimoniale, di cui si è parlato molto in questi giorni. Si tratta di un’imposta che incide cioè non sui redditi ma sui patrimoni: i risparmi sui conti correnti, i beni immobiliari e così via.

I sindaci potrebbero inoltre iniziare a riscuotere le addizionali municipali previste dal cosiddetto federalismo fiscale già dal prossimo anno, mentre i trasferimenti dello Stato agli enti locali saranno ridotti di 9,5 miliardi di euro nei prossimi due anni.

– misure per l’aumento della produttività
La produttività è una misura molto usata in economia, che indica propriamente la quantità di beni e servizi che il lavoratore produce in una determinata unità di tempo. In generale, le teorie economiche attuali legano molto strettamente la produttività di un paese con il suo benessere, e in questo indicatore l’Italia non ha mai brillato tra i paesi industrializzati. Per aumentare la produttività sarebbe allo studio l’accorpamento di festività non religiose, come il 1 maggio, il 25 aprile e il 2 giugno, alla domenica più vicina. La proposta è stata criticata da molte associazioni del settore turistico, perché eliminerebbe i “ponti” e quindi molte vacanze brevi, nonché dall’opposizione per l’idea che un intervento del genere possa da solo risolvere uno dei problemi cronici dell’economia italiana.

– altre misure
Negli ultimi giorni sono stati nominati moltissimi altri interventi possibili: nuovi tagli ai ministeri, liberalizzazioni delle professioni, privatizzazioni di servizi pubblici locali, una spinta maggiore per combattere l’evasione fiscale. Non è noto quali di queste saranno adottate dal Governo e quali no, anche perché molte di queste sono controverse e contestate: la liberalizzazione delle professioni è come sempre osteggiata dagli ordini professionali e da un grosso pezzo del centrodestra, le privatizzazioni dei servizi pubblici locali non vedono d’accordo un grosso pezzo della sinistra.

foto: Marco Secchi/Getty Images