• Mondo
  • Lunedì 1 agosto 2011

L’accordo sul debito americano c’è

Ora servono i voti del Congresso, però, e nel giro di poche ore

WASHINGTON, DC - JULY 31: U.S President Barack Obama speaks on the debt limit impasse from the briefing room of the White House on July 31, 2011 in Washington, D.C. Obama indicated that he and Republican members of Congress have reached a compromise to solve the debt limit impasse prior to the August 2 deadline. (Photo by Chip Somodevilla/Getty Images)
WASHINGTON, DC - JULY 31: U.S President Barack Obama speaks on the debt limit impasse from the briefing room of the White House on July 31, 2011 in Washington, D.C. Obama indicated that he and Republican members of Congress have reached a compromise to solve the debt limit impasse prior to the August 2 deadline. (Photo by Chip Somodevilla/Getty Images)

Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, e i leader del Congresso – il repubblicano Boehner per la Camera, il democratico Reid per il Senato – hanno annunciato di avere trovato un accordo per una legge che tagli la spesa pubblica per migliaia di miliardi di dollari nei prossimi dieci anni e alzi il tetto del debito, così da permettere al governo degli Stati Uniti di evitare il default alla scadenza del tetto attuale, cioè domani. Durante tutta la giornata di ieri molti esponenti del Congresso avevano detto di essere vicini a un accordo e volerlo annunciare prima della riapertura delle borse asiatiche di lunedì.

L’accordo prevede il taglio di almeno 2,4 migliaia di miliardi di dollari di spesa pubblica, abbastanza da rimandare il prossimo rialzo del debito a dopo il 2012, come chiedevano i democratici. E non prevede l’introduzione di nuove tasse, nemmeno per i superricchi beneficiati dai tagli fiscali di Bush, come chiedevano i repubblicani. L’accordo entrerà in vigore in due tempi: un primo pacchetto di tagli subito, un secondo dopo un ulteriore esame del Congresso. Con un’altra scadenza, però: se il Congresso non troverà un accordo sugli ulteriori tagli entro una certa data, le opzioni possibili saranno due. O approvare un emendamento costituzionale che impegni il governo a tenere il bilancio in ordine, come chiedono i tea party, o rassegnarsi a tagli orizzontali su quasi tutti i capitoli di spesa, a cominciare dalle spese militari che sarebbero ridotte del 50 per cento. Questi meccanismi dovrebbero incentivare le parti a trovare un accordo per tempo.

I mercati hanno reagito positivamente alla notizia dell’accordo. L’indice Nikkei ha aperto in rialzo di due punti, il dollaro è in crescita sullo yen, vedremo cosa succederà alle borse europee. C’è un altro ostacolo da superare, però, ed è decisivo: il voto del Congresso. La Camera e il Senato degli Stati Uniti devono approvare l’accordo trovato ieri e devono farlo entro la scadenza del 2 agosto, cioè domani. In questo momento sembra probabile che entrambi i partiti perdano il consenso delle loro ali estreme. I tea party, pur avendo ottenuto moltissimo da questi negoziati, non ritengono l’accordo pienamente soddisfacente: almeno 80 repubblicani alla Camera potrebbero decidere di votare No a quanto sottoscritto dal presidente Boehner. Allo stesso modo, ci sono grossi malumori a sinistra nei confronti dei democratici e soprattutto di Obama, accusato di avere tradito le promesse della campagna elettorale accettando di discutere solo di tagli alla spesa e non dell’introduzione di nuove tasse.

Guida alla questione del tetto del debito americano

foto: Chip Somodevilla/Getty Images