• Mondo
  • Mercoledì 27 luglio 2011

Cosa succede a Baghdad

Bambini alle giostre e in orfanotrofio, nuovi ristoranti e gente che vive di elemosina: foto dall'Iraq mentre si decide se chiedere agli americani di restare ancora

BAGHDAD, IRAQ - JULY 23: Iraqi teens enjoy an evening out in a park on July 23, 2011 in Baghdad, Iraq. . As the deadline for the departure of the remaining American forces in Iraq approaches, Iraqi politicians have been increasingly pressured to give a final decision about extending the mandate for a small U.S. military presence beyond the end of the 2011 deadline. Violence against foreign troops has recently picked-up with June being the worst month in combat-related deaths for the military in Iraq in more than two years. Currently about 46,000 U.S. soldiers remain in Iraq (Photo by Spencer Platt/Getty Images)
BAGHDAD, IRAQ - JULY 23: Iraqi teens enjoy an evening out in a park on July 23, 2011 in Baghdad, Iraq. . As the deadline for the departure of the remaining American forces in Iraq approaches, Iraqi politicians have been increasingly pressured to give a final decision about extending the mandate for a small U.S. military presence beyond the end of the 2011 deadline. Violence against foreign troops has recently picked-up with June being the worst month in combat-related deaths for the military in Iraq in more than two years. Currently about 46,000 U.S. soldiers remain in Iraq (Photo by Spencer Platt/Getty Images)

Nel 2008 gli Stati Uniti si sono impegnati a ritirare tutti i propri soldati dall’Iraq entro il 31 dicembre del 2011: dall’anno scorso nel paese non sono più presenti truppe da combattimento ma 50.000 soldati con il compito di addestrare le forze di sicurezza irachene e condurre alcune operazioni di intelligence e di antiterrorismo. In questi giorni i leader politici del paese si sono incontrati più volte per decidere se chiedere alle truppe statunitensi di fermarsi oltre il tempo stabilito dall’accordo. Il primo ministro iracheno Nouri al-Maliki dovrà comunicare la decisione alla Casa Bianca entro agosto.

Dopo otto anni di guerra, l’Iraq è ancora un paese molto povero e tormentato. Alcune cose però stanno lentamente cambiando, tanto che il governo si è trovato a fare i conti con problemi in qualche modo inediti, perché legati alle maggiori libertà democratiche e al leggero aumento di benessere nel paese. Negli ultimi mesi ci sono state numerose manifestazioni contro la corruzione diffusa nel paese, contro la mancanza di posti di lavoro e di acqua e per le carenze della rete elettrica nazionale, affaticata dalla diffusione di computer, frigoriferi, condizionatori e altri elettrodomestici dal dispendioso consumo di energia. Molte persone vivono ancora sotto la soglia di povertà e sopravvivono grazie all’elemosina e al lavoro delle organizzazioni umanitarie, ma l’economia del paese è in crescita e fornisce segnali di risveglio: per le strade di Baghdad ci sono venditori di caffè e cibi tradizionali, hanno aperto molti ristoranti e piccole attività commerciali.