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  • Venerdì 15 luglio 2011

Il Kenya autorizza l’apertura di un nuovo campo profughi

A Dadaab ci sono oggi 370 mila persone, e dalla Somalia ne arrivano in media 1400 ogni giorno

Un gruppo di rifugiati somali attende di salire su un bus che li condurrà al campo di Ifo, Dadaab (AP Photo/Rebecca Blackwell)
Un gruppo di rifugiati somali attende di salire su un bus che li condurrà al campo di Ifo, Dadaab (AP Photo/Rebecca Blackwell)

Il governo del Kenya ha dato il via libera per l’apertura del campo profughi Ifo II, nel nord est del paese, per accogliere il grande numero di rifugiati che attraversano il confine dalla Somalia, e che non possono più essere contenuti nel sovraffollato campo di Dadaab, che ospita oggi 370 mila persone.

La combinazione tra le violenze delle guerre civili in Somalia e una fase di persistente siccità nell’area sta portando più di 1400 persone al giorno dalla Somalia al Kenya, secondo una stima delle Nazioni Unite.

L’Agenzia dell’ONU per i rifugiati (UNHCR), ha cominciato a costruire il campo di Ifo II nel 2008, quando il campo di Dadaab, che dista 10 chilometri, è stato dichiarato inadeguato ad accogliere nuove persone (è attrezzato per 90 mila, quattro volte meno il numero attuale degli ospiti). Il nuovo campo è pronto, attrezzato con migliaia di tende, latrine, acqua potabile e una struttura sanitaria. Da tempo si attendeva solo che il governo ne autorizzasse l’apertura, ma l’autorizzazione tardava ad arrivare; alcuni ministri del governo kenyota avevano espresso il timore che l’apertura del campo incoraggiasse una nuova ondata di profughi. Ieri il primo ministro kenyota Raila Odinga ha finalmente dichiarato che la nuova struttura aprirà entro dieci giorni.

L’apertura di Ifo II dovrebbe alleggerire la situazione di grave emergenza umanitaria in cui si trovano i profughi alloggiati nel campo di Dadaab.

Il campo di Dadaab è stato aperto nel 1998, copre una superficie di 50 chilometri quadrati ed è costituito da tre sottocampi più piccoli, quello di Hagadera, di Ifo e di Dagahaley.  È gestito dall’Agenzia dell’ONU per i rifugiati (UNHCR) insieme all’organizzazione umanitaria CARE, con l’aiuto di altre associazioni tra cui Medici senza frontiere.

Da tempo la capienza massima del campo di Dadaab è stata superata e molti profughi che non trovano spazio all’interno della struttura si accampano fuori dai suoi confini. Negli ultimi giorni la polizia aveva cercato di scoraggiare gli accampamenti abusivi distruggendo alcune delle abitazioni costruite fuori dal perimetro del campo, e la reazione dei rifugiati aveva portato a scontri in cui erano rimaste uccise due persone.

Foto: La vita a Dadaab