Perché vogliono arrestare Milanese

E cosa c'entra la casa nel centro di Roma offerta al ministro Tremonti

© Roberto Monaldo / LaPresse
17-11-2005 Roma
Economia
Conferenza Stampa del Ministro dell'Economia
Nella foto Giulio Tremonti (Ministro dell'Economia)
© Roberto Monaldo / LaPresse 17-11-2005 Roma Economia Conferenza Stampa del Ministro dell'Economia Nella foto Giulio Tremonti (Ministro dell'Economia)

Il giudice per le indagini preliminari di Napoli ha firmato ieri un’ordinanza con cui chiede l’arresto di Marco Milanese, deputato del Popolo delle Libertà e fino a qualche giorno fa consigliere politico di Giulio Tremonti. Milanese è accusato di associazione per delinquere, corruzione e rivelazione di segreti d’ufficio.

Chi è Marco Milanese
Nato nel 1959, originario della provincia di Avellino, laureato in Giurisprudenza e scienza della sicurezza economico-finanziaria, un master in Diritto tributario internazionale, ha passato gran parte della sua vita professionale nella Guardia di Finanza, che ha lasciato nel 2004 da ufficiale. Nel 2001 è entrato nello staff di Giulio Tremonti, al ministero dell’Economia, diventandone inseparabile consigliere politico. Da quel momento inizia a insegnare nella Scuola di Formazione del ministero delle Finanze e ricopre vari incarichi in RAI, Ferrovie dello Stato, Ansaldo Energia, Alitalia. Nel 2008 diventa parlamentare, eletto alla Camera nelle liste del PdL in Campania. Sempre nel PdL campano è il vice di Nicola Cosentino, coordinatore del partito. Da qualche anno la sua compagna è Manuela Bravi, portavoce di Tremonti (e ci interessa, vedremo più avanti).

Le inchieste
Milanese aveva lasciato l’incarico alla fine di giugno, dopo che il suo nome era emerso – solo come persona informata dei fatti – in relazione all’inchiesta sulla cosiddetta P4. La richiesta di arresto non ha a che fare con quel procedimento, però, bensì con un’altra inchiesta. L’indagine si basa su quanto dichiarato spontaneamente ai magistrati da un imprenditore settantenne, anche lui originario di Avellino, che si chiama Paolo Viscione. L’imprenditore scopre da Milanese di essere indagato per reati finanziari. Milanese promette di occuparsi del suo caso, dandogli informazioni e tentando di mettere a posto la situazione, e in cambio chiede regali, favori e denaro. Viscione racconta di aver dato a Milanese oltre un milione di euro. Denaro in contanti per oltre 600.000 euro, consegnati 100.000 euro alla volta. Orologi, gioielli, viaggi a New York, Ferrari, Bentley. Milanese è accusato di avere incassato altri vantaggi personali anche da altre due persone, arrestate ieri, in cambio delle loro nomine in società controllate dal ministero dell’Economia. Tra i regali ricevuti, inoltre, ci sarebbe un orologio “Patek Philippe” che Milanese disse di voler consegnare a Tremonti, ma che il ministro dice di non avere mai ricevuto. Poi c’è la casa.

La casa di Milanese (e Tremonti)
Il Pio Sodalizio dei Piceni è proprietario di una casa di lusso in via di Campo Marzio, a Roma, a pochi passi da Montecitorio. L’affitto di quella casa – 8.500 euro al mese – è pagato da Marco Milanese, ma nell’appartamento fino a ieri sera viveva il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Conchita Sannino riassume così su Repubblica le cose a cui si sta ancora cercando una spiegazione.

Perché il braccio destro di un ministro versa tanto denaro per il ministro? Perché non risulta, allo stato, alcun risarcimento di quelle somme, che ammontano ormai a circa 100mila euro, da parte di Tremonti? E, soprattutto: da dove trae origine la disponibilità economica di un ex finanziere che – ancorchè parlamentare dal 2008 e comunque accusato di aver incassato contanti e vari beni di lusso – deve sostenere i costi dell’avvenuta separazione della moglie, quello della nuova casa che divide con la sua compagna e di un terzo locale usato come suo studio? Gli investigatori indagano anche su lavori di ristrutturazione, valore 200mila euro, che hanno riguardato la casa del mistero. A metter su quel cantiere viene chiamata la società Edil Ars, di Angelo Proietti: la stessa che in molte occasioni ha ottenuto appalti dalla Sogei, società controllata dal dicastero delle Finanze e in passato finita sotto indagine della Finanza. La società di Proietti, tra l’altro, non ha saputo fornire documentazione, limitandosi a diminuire il valore di quei lavori, appena «50mila euro», che comunque nessuno ha pagato. In cambio di cosa?

Tremonti ha detto che quella casa era solo una sistemazione provvisoria che gli era stata offerta da Milanese per i tre giorni la settimana che trascorre a Roma. Ha detto che da ieri sta utilizzando un’altra sistemazione, “per ragioni di opportunità”. Gli inquirenti citano la casa offerta a Tremonti come “emblematica dell’attualità del rapporto fiduciario” tra questo e Milanese, e sostengono che questo avvalori la richiesta di arresto basata sul pericolo di inquinamento delle prove.

foto: Roberto Monaldo / LaPresse