• Mondo
  • Martedì 5 luglio 2011

Il caso DSK verso l’archiviazione?

La credibilità della cameriera è sempre più debole e i procuratori si chiedono se addirittura il reato non ci sia stato

Le accuse della cameriera del Sofitel di New York contro Dominique Strauss-Kahn sembrano sempre più deboli e contraddittorie e le autorità giudiziarie sempre più intenzionate ad archiviare il caso. Venerdì primo luglio il giudice Michael J. Obus aveva deciso di sospendere gli arresti domiciliari dell’ex direttore del Fondo Monetario Internazionale e di restituirgli la cauzione. Oggi delle probabilità che tutto si chiuda senza accuse scrive il Wall Street Journal.

Il district attorney Joan Iluzzi-Orbon, una dei procuratori che si è occupata del caso, ha detto che l’affidabilità e la credibilità della testimonianza della donna potrebbero ormai essere compromesse. Questo non rende di per sé impossibile che si arrivi a un processo, ma richiede agli inquirenti un surplus di fondatezza nelle prove a sostegno dell’eventuale reato: mentre invece gli investigatori avrebbero cominciato a chiedersi se un reato si sia davvero consumato e se il racconto della cameriera non sia inattendibile anche su quello e abbia maggior credibilità la versione della difesa sull’atto consensuale. Secondo il Wall Street Journal è improbabile che a questo punto i procuratori decidano di andare fino in fondo. “Non portiamo un caso a processo se non pensiamo di poter provare il reato al di là di ogni ragionevole dubbio”, ha detto il procuratore Daniel Alonso.

La cameriera del Sofitel ha innanzitutto mentito sulla sua residenza e sul suo lavoro. Aveva sempre sostenuto infatti che quello del Sofitel fosse la sua unica attività, mentre alcuni accertamenti hanno dimostrato che dal novembre 2010 al febbraio 2011 ha lavorato anche per un’azienda che vende servizi di internet e telefonia mobile. Aveva inoltre raccontato di essere stata stuprata anche in passato quando si trovava nel suo paese di origine, la Guinea, ma anche questa affermazione sembrerebbe falsa. Il suo avvocato, Kenneth Thomson, si è giustificato dicendo che la donna aveva voluto enfatizzare la brutalità del trattamento subito dalle autorità della Guinea per ottenere asilo negli Stati Uniti.

La donna ha inoltre ammesso di avere usato il suo secondo telefono cellulare per chiamare un uomo al momento detenuto in un carcere dell’Arizona per traffico di marijuana. Durante una delle loro conversazioni telefoniche intercettate dalla polizia, la donna avrebbe detto all’uomo di stare cercando di ottenere un sacco di soldi in seguito all’assalto di DSK. Le autorità al momento starebbero anche investigando i giri di denaro collegati a un conto a suo nome. A quanto pare il conto avrebbe ricevuto decine di migliaia di dollari da diversi uomini residenti in diversi stati. La donna si è giustificata dicendo che aveva dato accesso al suo conto all’uomo al momento in carcere in Arizona e che non sa se sia stato usato per affari illeciti.