Che cos’è “Changes”

Ivan Scalfarotto spiega il "festival del cambiamento" che organizza dal 15 al 17 luglio

di Ivan Scalfarotto

Da qualche settimana, in Italia, si fa un gran parlare del “vento del cambiamento”. La vittoria dei candidati del centrosinistra alle amministrative e il raggiungimento del quorum ai referendum hanno dato una grande speranza che questo paese sia finalmente arrivato a una svolta. Ma è davvero così?

Io credo che l’Italia, al di là delle parti e degli schieramenti, abbia un problema specifico con l’idea stessa del cambiamento. Mi pare che messo davanti a delle scelte, questo paese preferisca sempre battere la via vecchia invece che provare a vedere cosa riservi la via nuova. Che si preoccupi sempre di più di vedersi garantito un minimo ritenuto indispensabile invece che provare a scommettere su opportunità maggiori, ma meno definite e magari più incerte. Che all’ebbrezza del mare aperto l’Italia preferisca sempre di gran lunga la calma piatta del porto, con tutte le sue certezze (e, fatalmente, con la sua sicura immobilità).

Ne risente anche l’infinito dibattito sul ricambio sulle classi dirigenti. Alla fine in Italia quando non si sa più che pesci prendere ci si rivolge a qualcuno che ha fatto un buon lavoro nel passato, e chi se ne importa se continuerà a farlo come lo ha fatto venti o trent’anni prima (e buona notte all’innovazione). Insomma: con buona pace del presunto “vento del cambiamento” che dovremmo sentir vigorosamente soffiare in questi giorni da queste parti, alla fine abbiamo scoperto che il nuovo presidente di Parmalat sarà Franco Tatò, un brillante giovanotto di ottant’anni.

La politica da noi non sente dire qualcosa di veramente nuovo e originale da molto tempo. Messaggi netti e innovativi sembrano non trovare spazio né nella politica né nella comunicazione. Le grandi battaglie ideali, i grandi cambiamenti civili sembrano aver lasciato il campo a una politica di piccolo cabotaggio che trova molto spazio per la mediazione e pochissima voglia di assumersi il rischio di dare delle risposte. Potremmo mai pensare di nominare capo dell’esecutivo uno – peraltro di colore – che ha fatto il senatore soltanto per due anni?

È per parlare esattamente della vertigine di chi sceglie “la via nuova” e delle paure che ne derivano – e parlandone, provare a vincerle, o almeno a capirle – che ho deciso di invitare un po’ di persone a raccontare, a riflettere e a raccontare del cambiamento e dei cambiamenti. Di quelli che hanno vissuto, di quelli di cui sono stati testimoni, di quelli che hanno contribuito a produrre.

E così è nata Changes, la festa del cambiamento. Dal 15 al 17 luglio prossimi ci ritroveremo ad Acquapendente, nell’Alta Tuscia vicino a Viterbo, con molti amici, che ho scelto un po’ per il rapporto personale che ho con loro, un po’ per la loro storia, un po’ perché penso che abbiano sempre dimostrato la capacità e la voglia di mettersi in gioco. Tra loro Concita De Gregorio, Nicola Zingaretti, Pippo Civati, Elio De Capitani, Luca Sofri, Giovanni Bachelet, Francesca Paci, Pierfrancesco Majorino, Marco Rossi Doria, Mila Spicola, Jean Lèonard Touadi, Sandra Savaglio, Cristiana Alicata, Andrea Sarubbi, Ilda Curti e molti altri.

Ma sarà soprattutto una festa a cui siete invitati tutti, da tutta Italia. Saremo in un posto belissimo, tra la cittadina di Acquapendente e i boschi della Riserva Naturale del Monte Rufeno, in un dibattito che vorrà essere circolare, con la struttura di un racconto fatto intorno al fuoco. L’idea è che Changes sia un luogo dove prevale l’ascolto, dove la politica e il cambiamento partono in primo luogo dalle proprie esperienze di vita, dove anche l’emozione ha una sua piena cittadinanza.

Il sito di Changes è www.changesfest.net. Io vi aspetto. Se avrete voglia di essere con noi alla festa del cambiamento, scrivete una mail a prenotazioni@changesfest.net e sarete contattati per assicurarvi l’ospitalità più in linea con le vostre attese.