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  • Lunedì 27 giugno 2011

Le proteste di ieri a Istanbul

I movimenti curdi lamentano l'esclusione di un parlamentare neo-eletto, risvegliando tensioni radicate e mai risolte

Kurdish protesters run amidst tear gas smoke during clashes between Kurdish and Turkish leftist groups and riot policemen, on June 26, 2011, in Istanbul. Police used tear gas and water cannons to disperse hundreds of demonstrators, protesting the rulings in downtown Istanbul, Protestors gathered in the central Sisli district and wanted to march nearby Taksim square, as police blocked their way. Among the demonstrators were independent deputies, who were elected to parliament from Istanbul. AFP PHOTO / MUSTAFA OZER (Photo credit should read MUSTAFA OZER/AFP/Getty Images)
Kurdish protesters run amidst tear gas smoke during clashes between Kurdish and Turkish leftist groups and riot policemen, on June 26, 2011, in Istanbul. Police used tear gas and water cannons to disperse hundreds of demonstrators, protesting the rulings in downtown Istanbul, Protestors gathered in the central Sisli district and wanted to march nearby Taksim square, as police blocked their way. Among the demonstrators were independent deputies, who were elected to parliament from Istanbul. AFP PHOTO / MUSTAFA OZER (Photo credit should read MUSTAFA OZER/AFP/Getty Images)

Ieri a Istanbul si sono verificati degli scontri tra la polizia e un gruppo di sostenitori della causa curda. Gli attivisti stavano manifestando contro la decisione della Commissione elettorale di annullare l’elezione al Parlamento del politico indipendente curdo Hatip Dicle, eletto lo scorso 12 giugno, e di assegnare il suo seggio alla candidata rivale Oya Eronat appartenente all’AKP, il partito del premier Recep Tayyip Erdoğan. La situazione è diventata particolarmente pericolosa quando gli agenti si sono serviti di gas lacrimogeni per disperdere la folla, che a sua volta ha iniziato a lanciare dei sassi contro le forze dell’ordine.

Il motivo dell’esclusione del candidato curdo è una condanna risalente al 2009 per propaganda terroristica e per aver militato nel PKK, il movimento clandestino di ispirazione marxista-leninista che ha come obiettivo la creazione di uno stato curdo, e che viene considerato un’organizzazione terroristica dalla Turchia, dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea. Il figlio diciassettenne di Oya Eronat è stato ucciso tre anni fa da un attentato del PKK, e la deputata ha detto di voler portare un messaggio di pace tra le due comunità: «non puoi separare turchi e curdi. Facciamo in modo che siano amici e in pace. Nessuno dovrebbe morire per questo». Sabato una corte turca ha inoltre rifiutato l’autorizzazione a rilasciare cinque politici curdi indipendenti eletti al parlamento, che si trovano a loro volta in carcere con l’accusa di aver militato nel PKK o per propaganda terroristica.

Altri tre neo-eletti sono stati esclusi dal parlamento su decisione della Commissione elettorale con l’accusa di far parte di Ergenekon, un’organizzazione clandestina accusata di terrorismo ed eversione. Le decisioni potrebbero influire nelle possibilità del premier Erdogan di modificare la Costituzione e aprirsi la strada ad altri due mandati. Il suo partito, infatti, ha vinto 326 seggi parlamentari su 550, non abbastanza da permettergli di cambiare la Carta da solo: i due seggi in più rafforzano la sua maggioranza ma rendono più complicati i rapporti con l’opposizione.

Il partito curdo BDP, che conta 38 parlamentari, ha detto che se Dicle non verrà riconfermato deputato boicotterà il giuramento al Parlamento, previsto per il 28 giugno. Se dovesse succedere, i curdi si troverebbero senza rappresentanti politici. Molti analisti temono che alcuni gruppi indipendentisti possano imbracciare nuovamente le armi e riprendere la guerriglia armata contro la Turchia, che negli ultimi trent’anni ha causato più di 40 mila morti.

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