Per Maroni il quorum c’è

«Le proiezioni fanno pensare che si raggiungerà per tutti e quattro i referendum»

di Francesco Costa

Foto Mauro Scrobogna /LaPresse
12-06-2011 Roma
Politica
Referendum
Nella foto: seggi elettorali
Photo Mauro Scrobogna /LaPresse
12-06-2011 Roma
Politics
Referendum
In the picture: polling station
Foto Mauro Scrobogna /LaPresse 12-06-2011 Roma Politica Referendum Nella foto: seggi elettorali Photo Mauro Scrobogna /LaPresse 12-06-2011 Roma Politics Referendum In the picture: polling station

Dalle agenzie delle 12, Roberto Maroni:

“Ho il solo il dato di ieri sera, e non ci saranno altre rilevazione sull’affluenza se non alle 15 quando si chiudono i seggi, però la proiezione fatta dagli esperti del ministero dell’Interno rispetto al dato di ieri fa pensare che si raggiungerà il quorum per tutti e quattro i referendum anche senza considerare il voto degli Italiani all’estero e questo risolve un problema non da poco che era quello della doppia sheda che siamo stati costretti a stampare dalla decisione della Cassazione”

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Dal momento che negli ultimi quindici anni nessuno dei 24 referendum abrogativi che si sono tenuti in Italia ha raggiunto il quorum, da tempo è chiaro che anche la sorte dei quattro quesiti per i quali si vota oggi e domani è legata al raggiungimento del 50 per cento più uno dei votanti. La risposta finale, quindi, l’avremo solamente domani dalle 15 in poi, quando dopo la chiusura dei seggi il ministero degli Interni comunicherà il dato sull’affluenza nazionale. Qualcosa però possiamo capirla già, guardando i dati intermedi e confrontandoli con le consultazioni del passato. Mettendo le mani avanti sul fatto che si tratta di paragoni grossolani, utili semplicemente a farsi un’idea, e avvertendo anche sul fatto che i voti degli italiani all’estero rappresentano completamente un discorso a parte (ci arriviamo).

I dati, finora
Alle 22 di domenica sera i dati parziali del ministero degli Interni dicevano che l’affluenza si trova intorno al 41 per cento. Il dato tiene conto soltanto dei voti effettuati in Italia, e non di quelli arrivati per posta dall’estero.

Si vota in due giorni
La prima cosa da sapere è che non tutte le consultazioni referendarie della storia repubblicana si sono tenute in due giorni. Come mostra questo documento della Direzione centrale dei servizi elettorali del ministero degli Interni, però, il numero delle volte che si è votato su due giorni è grande abbastanza da notare qualche tratto comune. Anche senza andare indietro fino ai referendum dalla partecipazione altissima, quelli degli anni Settanta e Ottanta, negli anni Novanta si è votato su due giorni in occasione dei referendum del 3 e 4 giugno 1990 (caccia, etc), del 9 e 10 giugno 1991 (legge elettorale), 18 e 19 aprile 1993 (finanziamento pubblico ai partiti, ministero dell’Agricoltura, etc), 15 e 16 giugno 2003 (articolo 18 e servitù coattiva di elettrodotto), 12 e 13 giugno 2005 (procreazione medicalmente assistita), 25 e 26 giugno 2006 (referendum costituzionale, senza quorum), 21 e 22 giugno 2009 (legge elettorale).

Com’è andata in passato
A leggere i dati delle recenti consultazioni referendarie tenute su due giorni, scopriamo che in occasione dei referendum del 1990, falliti, alle 11 l’affluenza era del 5,1%; ai referendum del 1991, quorum superato, l’affluenza alle 11 era del 7,8%; ai referendum del 1993, quorum superato, l’affluenza alle 11 era dell’8,6%.

Come avete notato, però, da anni ormai il ministero degli Interni raccoglie i primi dati sull’affluenza alle 12 e non più alle 11. Vediamo quindi come sono andati i referendum con la rilevazione di mezzogiorno. Ai referendum del 2003, falliti, l’affluenza alle 12 era al 4,5%. Ai referendum del 2005, falliti, l’affluenza alle 12 era al 4,6%. Ai referendum del 2009, falliti, l’affluenza alle 12 era al 4%. C’è un dato che ci viene incontro, relativo al referendum costituzionale del 2006: non c’era il quorum, ma andò a votare più della metà degli aventi diritto al voto. E alle 12 l’affluenza era al 10,1%.

Quindi?
Quindi l’affluenza a questo giro pare buona, fino a questo momento. Renato Mannheimer, citato domenica dal Corriere della Sera, aveva detto che «sotto la soglia del 10% dei votanti alle 12 della domenica sarà molto difficile centrare l’obiettivo del quorum». Così invece Roberto Weber di Swg: «Io direi che alle 12 della domenica ci vuole almeno il 12-13% mentre alle 22 bisogna raggiungere il 37-38%». Bisogna tenere conto di due variabili, però. La prima è rappresentata dal fatto che per settimane i comitati referendari e i sostenitori del Sì hanno invitato gli elettori ad andare a votare il prima possibile, magari entro le 10, così da tenere alta la prima rilevazione e motivare l’elettorato ad andare alle urne. Bisognerà quindi attendere i dati di stasera alle 19 e alle 22 per capire se la tendenza si sgonfierà. L’asticella per stasera si può ragionevolmente fissare al 40 per cento: sopra il 40 il quorum è più vicino, sotto il 40 il quorum è più lontano. Poi c’è la seconda variabile: i voti dall’estero.

I voti dall’estero
Ne abbiamo già scritto più volte, sono un nodo ancora irrisolto. Storicamente gli italiani residenti all’estero votano meno degli italiani residenti in Italia. Ai referendum del 2009, del 2005 e del 2003 l’affluenza all’estero fu sempre tre o quattro punti percentuali sotto quella in Italia. Al referendum costituzionale del 2006 l’affluenza all’estero fu addirittura il 27,9%, contro il 53,8% in Italia. Possiamo dire con qualche certezza che gli italiani all’estero contribuiscono ad alzare ulteriormente l’asticella del quorum. I voti dall’estero sono stati espressi per posta: le schede saranno scrutinate dalla Corte d’appello di Roma e poi girate all’Ufficio centrale per il referendum della Cassazione.

Il nodo è legato al quesito sul nucleare, che la Cassazione ha riscritto quando gli elettori italiani all’estero stavano già esprimendo il loro voto basandosi sul vecchio quesito. Il fatto che la Cassazione abbia ritenuto opportuno trasferire il quesito referendario dalle norme originarie a quelle approvate dal governo – col placet della Corte Costituzionale – fa pensare che le schede degli elettori italiani all’estero saranno comunque ritenute valide, e quindi conteggiate nel computo del quorum. Non ci sono però precedenti di questo genere, quindi se l’affluenza dovesse fermarsi tra il 47 e il 49 per cento assisteremo probabilmente a ricorsi su ricorsi. L’Italia dei Valori, promotrice di due quesiti su quattro, ha già annunciato di avere intenzione di presentare un’istanza alla Corte di Cassazione, affinché il calcolo del quorum venga deciso senza conteggiare i voti degli italiani all’estero.

foto: Mauro Scrobogna /LaPresse