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  • Martedì 7 giugno 2011

Cosa succede a Jisr al-Shughur

Il fronte più acceso delle violenze in Siria si è spostato in una città al confine con la Turchia

Da qualche giorno il fronte più acceso delle proteste e delle violenze in Siria non è più Deraa né Damasco bensì Jisr al-Shughur, una città settentrionale a 12 chilometri dal confine turco. La città è nota soprattutto perché nel 1980 una rivolta antigovernativa fu repressa nel sangue dall’allora presidente Hafiz al-Assad, causando numerosi morti. Da allora l’insofferenza degli abitanti verso il governo è aumentata e negli anni ci sono stati scontri e proteste.

Secondo la tv siriana, lo scorso venerdì un gruppo di uomini armati ha attaccato la città e massacrato decine di abitanti, che avrebbero chiesto aiuto alla polizia. All’alba del giorno dopo il gruppo armato avrebbe teso un’imboscata ai poliziotti diretti in città per liberare gli abitanti, uccidendone venti. Gli assalitori hanno poi sbaragliato il quartier generale della polizia in città, uccidendo altri 82 agenti, mentre altri otto sono morti in un attentato a un ufficio postale a cui facevano la guardia. Molti edifici governativi sono stati attaccati e incendiati. In tutto sono morti 120 poliziotti, di cui 40 ieri. La tv siriana ha detto che il gruppo armato si è impadronito di cinque tonnellate di dinamite, che possiede bombe e armi a medio raggio e che si serve dei civili come scudo umano.

In realtà la situazione sembra molto più complessa di quanto riportato dai mezzi di informazione controllati dal governo. I giornalisti stranieri non sono ammessi in Siria: giornali e agenzie di stampa possono basarsi solo sui racconti di testimoni senza poterne verificare l’autenticità. La pagina dell’opposizione siriana su Facebook scrive che gli abitanti di Jisr al-Shughur non hanno mai chiesto aiuto alle forze dell’ordine. Sostiene che il numero di poliziotti uccisi riportato dal governo è troppo alto rispetto a quello reale e chiede che venga aperta un’indagine.

Secondo alcuni attivisti le cose sarebbero andate diversamente: il governo avrebbe ordinato alle forze di sicurezza di stroncare le rivolte nella città, ma alcuni poliziotti hanno disertato per unirsi ai manifestanti e sono stati uccisi. Circolano anche voci che parlano di un ammutinamento al quartier generale delle forze di sicurezza: alcuni militari avrebbero rifiutato di sparare contro i manifestanti e sarebbero stati giustiziati. Gli attivisti hanno scritto anche che dieci elicotteri hanno sparato contro i civili e che ieri notte c’è stata una grossa incursione militare nella zona, e hanno invitato gli abitanti a rifugiarsi in Turchia.

Un attivista di Jisr al-Shughur ha detto che ieri la situazione in città era tranquilla. Gli scontri si erano spostati nella vicina Khan Shaykhun, dove venti abitanti e un imprecisato numero di forze di sicurezza è stato ucciso. Ha aggiunto che anche gli abitanti prendevano parte agli scontri usando fucili da caccia. Un membro dell’opposizione che vive fuori dalla Siria, ma che ha contatti all’interno del paese, sostiene che le forze di sicurezza siriane si stanno scontrando contro i sostenitori dei Fratelli Musulmani, che stanno cercando di approfittare delle manifestazioni e della debolezza del governo per rafforzarsi e prendere il potere. Ha aggiunto che i poliziotti uccisi sono 90 e i membri dell’opposizione 23, che nove carri armati sono stati distrutti e due elicotteri abbattuti. I Fratelli Musulmani si sarebbero riforniti di armi in Turchia.

Le organizzazioni per i diritti umani hanno detto che oltre 1100 civili sono stati uccisi e almeno 10mila sono stati arrestati dall’inizio delle proteste contro il presidente Bashar al-Assad, a metà marzo. Ieri il ministro degli esteri francese Alain Juppe ha detto che la Francia presenterà al Consiglio di sicurezza dell’ONU una risoluzione che condanna il governo siriano e la repressione contro i manifestanti, nonostante la forte possibilità che il governo russo ponga il veto.