Un buon giorno

A cominciare da Milano

Prima di analizzare le varie declinazioni della disfatta elettorale della maggioranza e dei diversi successi del centrosinistra in tutta Italia, vogliamo dire che la vittoria di Giuliano Pisapia a Milano è una gran buona notizia per tutti gli uomini di buona volontà. Non piacerà a quelli che con la fine della giunta Moratti perderanno poteri, affari e interessi: la loro è una delusione legittima, ma irrilevante per il bene della comunità. E non piacerà a quelli che vivono la politica come un’adesione da curva di stadio, e tenevano per la squadra che ha perso solo perché tenevano per quella: la loro è una delusione legittima, ma irrilevante per il bene della comunità.

Per gli altri, che abbiano votato Pisapia o no, oggi è un buon giorno: Milano chiude un periodo lungo in cui è stata maltrattata, negletta e gettata via da persone di mediocri qualità come amministratori e leader: di nessuna visione, di poca cultura e scarso interesse per i cittadini. Non stiamo a dire di nuovo quanto sia stata sprecata in questi anni l’attitudine moderna, europea, cosmopolita e innovativa di Milano, e quanto oggi la città si trovi come un Barcellona che sia stato retrocesso in quarta divisione per irregolarità amministrative: grandissime opportunità ma una lunga e faticosa strada prima di poterle sfruttare di nuovo.

Volendosi occupare del futuro, smettere di pensare al passato è una priorità. E volendosi occupare del futuro, ci sono due cose che bisogna avere presenti. Una è che per la nuova amministrazione Pisapia sarà difficilissimo: meglio che metta in conto guai e problemi da subito, che raffredderanno gli entusiasmi e saranno esaltati con violenza da quella parte degli sconfitti che dobbiamo immaginare rosicherà scioccamente per i prossimi cinque anni. Anche questo sarà un compito difficile ma essenziale per Pisapia: attenuare le divisioni tra curve, guadagnare ulteriori consensi, non far vincere i titolatori di Libero e Giornale. Mostrarsi diverso da quelli che ha sconfitto come ha saputo fare finora.

La seconda cosa da mettere in conto sono le attese esagerate da parte dei milanesi: in questi casi le delusioni cominciano un minuto dopo l’insediamento dei nuovi vincitori. Ma buona parte di quelle attese vanno invece soddisfatte con continuità e assiduità, perché la vittoria di Pisapia significa anche qualcosa di più di quello che abbiamo detto: significa che il centrosinistra può vincere unito con un candidato di grande qualità: si-può-fare. Ed è un modello per tutti, in un tempo in cui i modelli e le motivazioni mancano. Se invece non dovesse funzionare, sul campo, rischierebbe di voler dire che non-si-può-fare. Non riguarda solo i milanesi.
La parte difficile è fatta: ora viene quella più difficile. Ma congratulazioni ai vincitori, a tutti i milanesi e a chi ha sancito la sconfitta della maggioranza di governo in tutta Italia. E auguri a tutti gli italiani per il futuro: dipende da voi.