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  • Sabato 28 maggio 2011

La penna automatica di Obama

Per la prima volta nella storia degli Stati Uniti, un presidente fa firmare a distanza una legge da una macchina, e provoca qualche polemica

Giovedì scorso il Congresso ha approvato il prolungamento per altri quattro anni di alcune misure contenute nel cosiddetto Patriot Act, una legge antiterrorismo che venne approvata poco tempo dopo gli attentati dell’11 settembre. Era necessaria la firma del presidente degli Stati Uniti prima di mezzanotte, perché le disposizioni del Patriot Act venissero effettivamente rinnovate. Obama si trovava a Parigi per il G8: è stato svegliato per rivedere il documento approvato dal Congresso e quando in Francia erano le cinque e tre quarti del mattino, le 23.45 a Washington, Obama ha autorizzato l’uso di una penna automatica per la firma.

La penna automatica è una macchina utilizzata da almeno sessant’anni nel mondo degli affari per molta corrispondenza di routine: lettere, foto celebrative e materiale promozionale, ma anche diplomi e altra corrispondenza in uffici istituzionali. A partire da un modello della firma, registrato di solito su una lastra di plexiglas, un semplice dispositivo meccanico che regge una penna è in grado di riprodurlo all’infinito con risultati «virtualmente indistinguibili dall’originale», come recita il sito di una casa produttrice.

Il deputato repubblicano Tom Graves ha inviato a Obama una lettera che mette in dubbio la costituzionalità della firma fatta dalla macchina e invita il presidente a fornire spiegazioni più dettagliate e per iscritto, aggiungendo che il gesto di giovedì sera ha stabilito «un pericoloso precedente». La Casa Bianca ha risposto che, prima di ordinare l’uso dell’autopen, il presidente ha personalmente rivisto e approvato la legge, e che l’ufficio di consulenza legale della Casa Bianca aveva già giudicato costituzionale la penna automatica nel 2005 (qui il testo completo del parere legale), anche se in seguito il presidente Bush non la utilizzò mai.

In passato si è sempre fatto in modo che la firma fosse messa personalmente dal presidente, portandogli il documento appositamente o organizzando un viaggio presidenziale. Nel 2005, George W. Bush andò a Washington con l’Air Force One, dal suo ranch in Texas, per firmare il provvedimento che faceva sì che i dottori continuassero a nutrire artificialmente Terri Schiavo, la donna in stato vegetativo persistente per la quale il marito intendeva sospendere il trattamento sanitario. Anche giovedì un membro dello staff presidenziale era pronto a volare in Europa con il testo da far firmare a Obama, ma il ritardo dei lavori a causa dell’opposizione ostinata al procedimento da parte del senatore repubblicano Ron Paul (e più volte candidato alle primarie repubblicane per la presidenza degli USA) ha reso necessario stabilire un precedente per l’uso della penna automatica.

foto: la prima firma da presidente degli USA di Barack Obama, subito dopo la cerimonia di giuramento del 20 gennaio 2009. (AP Photo/Molly Riley, Pool)