«Si è sparata sui piedi»

Le accuse di oggi di Letizia Moratti nei confronti di Pisapia sono false, maldestre e sciocche

Alla fine della registrazione de confronto televisivo tra i due maggiori candidati alle elezioni per il sindaco di Milano che sarebbe stato trasmesso nel pomeriggio su Sky, Letizia Moratti – candidato del centrodestra – ha estratto dal cappello con qualche goffaggine un’accusa che però aveva evidentemente in tasca come presunto colpo del KO.

«La mia esperienza di manager, la mia famiglia confermano ampiamente che sono una persona moderata, a differenza di Pisapia che dalla Corte di Assise è stato giudicato responsabile di un furto di veicolo che sarebbe servito per il sequestro e il pestaggio di un giovane. È stato giudicato responsabile e amnistiato. L’amnistia non è assoluzione»

Pisapia ha reagito dicendo che si trattava di una calunnia, ma proprio in quei momenti si è esaurito il tempo previsto per il faccia a faccia e il conduttore Emilio Carelli lo ha dichiarato chiuso. Nelle ore successive la questione è montata sui siti di news e sulle agenzie di stampa, che hanno raccolto reazioni e aggiornamenti. Fino a un annuncio di querela per diffamazione da parte di Pisapia.

«Letizia Moratti ha accusato Giuliano Pisapia di essere responsabile di un furto, citando una sentenza della Corte d’Assise, che dichiarava il reato estinto per amnistia. Nonostante l’amnistia, Giuliano Pisapia presentò appello, accolto. La III Corte d’Assise d’Appello di Milano presieduta dal dott. Luigi Maria Guicciardi nel procedimento n.76 del 1985 ha assolto Giuliano Pisapia per non aver commesso il fatto. La sentenza recita alle pagine 1562 e 1563: “In conclusione non vi è prova – né vi sono apprezzabili indizi – di una partecipazione del Pisapia, sia pure solo sotto il profilo di un concorso morale, al fatto per il quale è stata elevata a suo carico l’imputazione di furto, dalla quale l’appellante va pertanto assolto per non aver commesso il fatto”. Tale sentenza di assoluzione con formula piena è passata in giudicato ed è quindi definitiva».

Ma maggiori dettagli sulla storia Pisapia li aveva dati autonomamente sul suo blog ancora lo scorso 18 marzo.

Ma anche quando – vittima di un errore giudiziario (in termini tecnici, di una ingiusta detenzione) – ho conosciuto tanti detenuti presunti innocenti e ho verificato che, effettivamente, come ricorda spesso Don Ciotti, il carcere in Italia è diventata una vera e propria discarica sociale (solo il 12% dei detenuti lo è per reati gravi e/o di criminalità organizzata). Non a caso la carcerazione preventiva è stata chiamata, da un illustre giurista del passato “la lebbra del processo penale”.
So bene cosa significa stare dietro quelle sbarre. Ci sono passato anch’’io.
Nulla che già non si sappia. Sono passati oltre trent’anni: arrestato, innocente, per banda armata e concorso morale nel furto di un’autovettura. Prosciolto dalla prima accusa (banda armata) con formula piena nella fase istruttoria (allora vi era ancora la formula dell’insufficienza di prove); giudicato e assolto anche per l’’accusa di concorso morale in furto, reato coperto da amnistia dal quale però i giudici mi hanno assolto nel merito, cosa possibile solo in quanto risultava “evidente” la mia innocenza.
Un errore giudiziario, riconosciuto da una sentenza passata in giudicato, che comunque ho pagato con quasi quattro mesi e mezzo di carcere.
Il garantismo, che avevo studiato sui libri dei nostri padri costituenti e sui libri universitari, a maggior ragione, è stato – in Parlamento, nelle aule di giustizia e nel mio impegno politico e sociale – un costante punto di riferimento nella battaglia quotidiana per veder rispettati principi fondanti del nostro ordinamento costituzionale, quale il diritto di tutti a un processo equo, l’’inviolabilità del diritto di difesa (per imputati e vittine dei reati), la presunzione di innocenza e il rispetto della dignità di ogni detenuto.

Lo stesso racconto era stato ripreso da tutta la stampa locale, e lo staff del sindaco evidentemente non se n’era accorto, né oggi ha fatto le verifiche necessarie, annebbiato dall’acquolina in bocca. Il segretario del Partito Democratico Pierluigi Bersani ha commentato così: «Il sindaco Moratti alla disperata ha estratto la pistola e si è sparata sui piedi». E come raccontano su Linkiesta:

sta per iniziare una conferenza stampa, convocata in fretta e furia dal sindaco, per “uscire dalle secche giudiziarie” in cui la vicenda va arenandosi, spiegano dal suo quartier generale, visto che la Moratti “intendeva solo mostrare le cattive frequentazioni di Pisapia negli anne 70”. Che trent’anni fa Pisapia fosse vicino alla sinistra extraparlamentare, a Milano, lo sapevano anche i muri. E dire che, siccome si era a fine trasmissione, non c’è stato tempo di spiegarsi fa sorridere, visto che se voleva parlarne il sindaco averebbe potuto brandire la sentenza all’inizio. Le giustificazioni che abbiamo sentito e sentiremo sembrano, con tutto il rispetto, bugie puerili dette con le mani sporche di marmellata.