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  • Domenica 8 maggio 2011

Gli scontri tra cristiani e musulmani in Egitto

Nove persone sono state uccise stanotte al Cairo, stavolta a causa di una specie di leggenda metropolitana

Egyptians gather as firefighters extinguish a fire on a church after clashes between Muslims and Christians in Cairo on May 7, 2011. Clashes between Muslims and Christians in the Egyptian capital left six people dead and about 50 others injured, the health ministry said. AFP PHOTO (Photo credit should read STR/AFP/Getty Images)
Egyptians gather as firefighters extinguish a fire on a church after clashes between Muslims and Christians in Cairo on May 7, 2011. Clashes between Muslims and Christians in the Egyptian capital left six people dead and about 50 others injured, the health ministry said. AFP PHOTO (Photo credit should read STR/AFP/Getty Images)

Nella notte tra sabato e domenica sono morte nove persone negli scontri tra cristiani e musulmani nel quartiere povero di Imbaba al Cairo, in Egitto. Lo scontro, che ha portato anche all’incendio di due chiese, è stato originato dal diffondersi di una voce secondo cui una donna cristiana, sposata con un musulmano e intenzionata a convertirsi all’Islam, era stata rapita e imprigionata in una chiesa.

La notizia non è mai stata confermata, ma ha infiammato un gruppo di musulmani ultraconservatori salafiti, che si sono diretti verso la chiesa di San Mena. I cristiani si sono barricati nella chiesa e da quel momento la situazione è precipitata: ci sono stati diversi spari e una folla di musulmani istigata dai salafiti ha iniziato a lanciare bombe molotov e sassi contro i negozi e la facciata della chiesa che ha preso fuoco. La folla si è poi diretta verso la Chiesa della Vergine Maria, in un’altra zona del quartiere di Imbaba, e le ha dato fuoco. La polizia ha cercato di disperdere le persone con gas lacrimogeni ma le proteste sono continuate per svariate ore. I musulmani hanno incendiato anche un negozio a sei piani vicino alla chiesa di San Mena, con l’accusa che i cristiani si affacciassero dalle finestre per sparare contro di loro.

L’agenzia di stampa egiziana Mena ha detto che sei morti sono musulmani e tre cristiani, e ha parlato di una decima vittima di cui non si sa ancora molto. I feriti sarebbero 186, di cui 11 in condizioni gravi per ferite d’arma da fuoco. Si tratta di uno degli scontri più violenti dalla caduta di Hosni Mubarak. Il primo ministro egiziano Essam Sharaf ha deciso di cancellare la visita in Bahrein e negli Emirati Arabi Uniti programmata per oggi, e di indire una riunione di emergenza con i membri del governo. 190 persone verranno processate da un tribunale militare in relazione agli scontri di ieri.

L’Egitto non è nuovo a scontri tra cristiani e musulmani, che sono spesso originati proprio da matrimoni inter-religiosi. Se una donna cristiana sposa un musulmano, viene espulsa dalla sua comunità religiosa. Il matrimonio tra una donna islamica e un cristiano, invece, è proibito dalla legge. Dalla caduta del regime, però, il movimento salafita è diventato sempre più aggressivo nel tentativo di diffondere una versione ultraconservatrice dell’Islam, mettendo in crisi più volte il delicato equilibrio tra le varie confessioni in Egitto.

Il primo gennaio un attentato suicida fuori da una chiesa copta nel porto di Alessandria ha ucciso 21 persone. Una settimana dopo un poliziotto ha sparato contro un uomo cristiano di 71 anni, ferito la moglie e altre quattro persone. A marzo 13 cristiani sono stati uccisi dopo che alcuni musulmani avevano incendiato una chiesa, sempre a causa di una relazione tra una musulmana e un cristiano. I chierici musulmani hanno denunciato l’aumento di tensione in questo periodo di transizione e il gran muftì Ali Gomaa, la più importante figura religiosa del paese, ha detto che la “violenza mette a repentaglio la sicurezza dell’Egitto”. Nel paese ci sono circa 8 milioni di cristiani copti, circa il 10 per cento della popolazione, che si lamentano dell’aumento della discriminazione e sono sempre più preoccupati dalla popolarità dei Fratelli Musulmani in vista delle elezioni di settembre.