Quanti siamo nel mondo

Già uno di più: e i nuovi dati dell'ONU dicono sette miliardi a ottobre

Martedì scorso le Nazioni Unite hanno pubblicato il loro ultimo rapporto sulla popolazione mondiale. Secondo l’ONU, entro il prossimo ottobre saremo sette miliardi e mantenendo questi ritmi di crescita, nel 2100 supereremo i dieci miliardi di persone che popolano il Pianeta. Le ultime stime segnano un’accelerazione nella crescita complessiva della popolazione: nell’ultimo rapporto di due anni fa, gli esperti dell’ONU avevano previsto il raggiungimento dei sette miliardi nella primavera del 2012 e non un paio di stagioni prima come sembra debba succedere.

Il nuovo rapporto stima una popolazione mondiale pari a 9,31 miliardi di persone nel 2050, circa 156 milioni di persone in più rispetto a quanto previsto due anni fa. Una differenza così sensibile è dovuta al numero più alto di nascite previste e a un minor numero di morti, circa 22 milioni di meno tra il 2010 e il 2050.

Come segnala l’Economist, i dati più interessanti riguardano comunque le singole nazioni. Negli Stati Uniti la popolazione dovrebbe passare dagli attuali 310 milioni di persone a 400 milioni nel 2050 e a 478 milioni entro il 2100. In Cina, invece, superato il picco delle nascite continuerà a diminuire sensibilmente il numero degli abitanti. L’ONU stima che si ridurrà di circa 400 milioni di persone entro la fine del secolo, arrivando così al di sotto del miliardo rispetto agli attuali 1,34 miliardi di persone.

In Russia la popolazione è di circa 143 milioni di persone, mentre in Afghanistan sono 29 milioni di persone, circa un quinto. Eppure, entro il 2100 l’Afghanistan potrebbe avere lo stesso numero di abitanti della Russia previsti per allora: 111 milioni. In Nigeria la popolazione continuerà ad aumentare e si prevede che dagli attuali 158 milioni possa arrivare entro il 2100 a superare i 700 milioni di abitanti.

Per l’Italia la previsione è di una progressiva riduzione della popolazione. Passeremo dagli attuali 60 milioni a 55,6 milioni entro il 2100. Prima di iniziare a scendere, avremo comunque un picco intorno al 2025 con circa 61,3 milioni di abitanti. Il dato dei 55,6 milioni del 2100 sarà simile a quello del 1975 quando eravamo 55 milioni.

Gli esperti dell’ONU utilizzano diversi sistemi statistici e di analisi demografica per mettere insieme le loro previsioni. Uno dei dati cui prestano maggiore attenzione è l’indice di fertilità nei singoli paesi e come questo dato potrà cambiare nel corso dei prossimi decenni. A oggi il 42% della popolazione mondiale vive in paesi a bassa fertilità, ovvero paesi in cui le donne non hanno figli a sufficienza per garantire che, mediamente, ogni donna sia sostituita da una figlia che sopravviva fino al periodo riproduttivo. Un altro 40% vive in paesi mediamente fertili in cui ogni donna ha, in media, 1 – 1,5 figlie. Il restante 18% vive in paesi altamente fertili dove mediamente una donna ha più di 1,5 figlie.

I paesi altamente fertili sono perlopiù concentrati in Africa, ma ce ne sono anche alcuni in Asia e in America Latina. Quelli a bassa fertilità sono più sparpagliati e comprendono paesi come la Russia, la Cina, il Canada, il Brasile e molte nazioni europee, Islanda a parte.

Valutando l’indice di fertilità dei singoli paesi, e le sue variazioni nel corso degli ultimi decenni, gli analisti dell’ONU possono creare con un buon livello di approssimazione le loro stime per i prossimi anni. Entro il 2100, prevedono che la popolazione dei paesi altamente fertili aumenti di tre volte, passando da 1,2 miliardi di persone a 4,2 miliardi. Nello stesso periodo, la popolazione dei paesi mediamente fertili aumenterà del 26%, passando da 2,8 a 3,5 miliardi di persone. Ci sarà, invece, un declino nei paesi a bassa fertilità di circa il 20%, con un passaggio dagli attuali 2,9 miliardi di persone ai previsti 2,4 miliardi.

L’ONU aggiorna le prime stime sulla popolazione mondiale ogni due anni. Un periodo così breve tra un aggiornamento all’altro è dovuto al fatto che le variabili in gioco sono moltissime e che gli andamenti demografici cambiano rapidamente, spesso per eventi imprevisti che non possono essere calcolati con precisione.