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Il meglio di aprile dalla popolare rubrica di Patrick Smith sul volo aereo

MINNEAPOLIS, MN - MARCH 23: A pilot checks out flight delays at the Minneapolis St. Paul International Airport on March 23, 2011 in Minneapolis, Minnesota. The snow storm is causing travel delays throughout the northern midwest. (Photo by Bruce Bennett/Getty Images)
MINNEAPOLIS, MN - MARCH 23: A pilot checks out flight delays at the Minneapolis St. Paul International Airport on March 23, 2011 in Minneapolis, Minnesota. The snow storm is causing travel delays throughout the northern midwest. (Photo by Bruce Bennett/Getty Images)

Patrick Smith è un pilota di linea e dal 2002 cura su Salon la popolare rubrica “Ask the Pilot” (“Chiedilo al Pilota”), dove racconta con efficacia e tono divulgativo come funzionano gli aeroplani, gli aeroporti e l’aviazione civile in genere. A quasi dieci anni dal suo avvio, la rubrica riscuote ancora molto successo online e le risposte alle domande dei lettori sono state anche pubblicate in un libro tradotto in italiano da Internazionale, che aveva ospitato a lungo la rubrica. Queste sono alcune delle cose che ha spiegato ad aprile.

Collisioni al suolo
A metà aprile hanno fatto molto scalpore le immagini della collisione a terra tra due aeroplani all’aeroporto internazionale John Fitzgerald Kennedy di New York. Un Airbus A380 della compagnia aerea Air France ha urtato con un’ala la coda di un piccolo aereo della Comair, un CRJ-700. L’A380 si stava preparando per il decollo e per il viaggio verso Parigi e stava quindi percorrendo una delle piste del Terminal 2, passando affianco ad altri aerei parcheggiati. L’impatto è stato particolarmente violento, la stazza di un A380 è di molto superiore a quella di un CRJ-700, e il piccolo aeroplano ha ruotato su se stesso di quasi 90 gradi prima di fermarsi.

Smith spiega che, per quanto notevole, la portata dell’incidente è stata notevolmente gonfiata dai media. Se non ci fosse stato un video dell’accaduto, la storia avrebbe avuto molto meno seguito e del resto incidenti simili si verificano con una certa frequenza. A differenza di quanto immaginano in molti, per un aeroplano ci sono molti più rischi a terra che in cielo. Negli ultimi decenni il numero degli aeroplani in circolazione è pressoché raddoppiato, ma a questo aumento del traffico non è corrisposta una espansione proporzionata degli aeroporti. Le aree di parcheggio e le piste sono così densamente trafficate negli scali più frequentati e avere sempre sotto controllo la posizione di tutti i veicoli (camioncini, mezzi di soccorso, auto, carrelli) e degli aeroplani non è semplice.

L’aereo dell’incidente al JFK, l’A380, è il più grande vettore fino a ora utilizzato nell’aviazione civile. Prima della sua introduzione in molti espressero le loro preoccupazioni sulle sue dimensioni e su come queste avrebbero condizionato la gestione della sicurezza negli aeroporti. L’aereo non richiede piste molto più lunghe del normale per poter decollare, ma farlo spostare all’interno delle aree di parcheggio e delle piste di collegamento richiede abilità e ampi spazi di manovra.

La storia dell’A380 di New York insegna comunque una cosa a tutti i passeggeri: la richiesta di mantenere le cinture allacciate fin a quando l’aereo si muove è ben motivata.

Forbici e sicurezza
Sono passati quasi dieci anni dagli attacchi terroristici dell’11 settembre del 2001 e da allora le cose per chi vola sono cambiate molto. I controlli di sicurezza in aeroporto prima di salire a bordo sono più approfonditi, non necessariamente più accurati, e richiedono in molti casi di rinunciare a forbici, oggetti appuntiti e liquidi sospetti nel proprio bagaglio a mano. Patrick Smith segnala come questa nuova prassi sulla sicurezza sia sostanzialmente inutile e la reazione sbagliata a quanto accadde dieci anni fa.

I terroristi che dirottarono gli aeroplani da far schiantare contro le Torri Gemelle e il Pentagono sfruttarono l’effetto sorpresa e fu quello che funzionò, non i taglierini che avevano in tasca. Gli uomini di al Qaida riuscirono a raggiungere le cabine di pilotaggio e a impadronirsi dei comandi e, per evitare che questo accada nuovamente, ora le cabine sono isolate dal resto dell’aereo grazie a porte corazzate.

Il personale che ogni giorno controlla in tutto il mondo milioni di borse, borsette e zainetti ai controlli di sicurezza potrebbe essere impiegato in altro modo per garantire voli sicuri. Smith segnala come spesso ci sia una grande sproporzione tra la meticolosità dei controlli per i bagagli a mano e quelli dei bagagli da mettere nella stiva. Questi ricevono in genere meno attenzione ed è lì che potrebbero essere nascosti con più facilità esplosivi o altri sistemi per minacciare la sicurezza dei voli.

Perché dopo l’atterraggio si possono usare i cellulari, ma non i laptop?
Perché tenendo un computer sulle gambe o sul tavolino del sedile potresti intralciare le altre persone nel caso di un’emergenza che richieda di abbandonare rapidamente l’aereo dopo l’atterraggio. In molti casi il momento più pericoloso di un viaggio in aereo è il periodo che intercorre tra l’atterraggio e il parcheggio al terminal dell’aeroplano.

Quando l’aereo perde la pressurizzazione, l’equipaggio esegue una rapida manovra per ridurre l’altitudine e garantire la sopravvivenza dei passeggeri. Ma non c’è il rischio che si schianti contro un aereo che volava più in basso?
Il rischio c’è, ma è minimo. I controllori del traffico aereo vengono avvisati prima di una simile manovra, e se non è possibile contattarli per ragioni tecniche ci sono comunque a bordo alcune strumentazioni che avvisano il pilota se si sta avvicinando troppo a un altro aereo.

(Photo by Bruce Bennett/Getty Images)