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  • Venerdì 29 aprile 2011

Vogliamo ricordarlo così

Il peggior direttore generale della storia della RAI se ne va, e lascia alla teche una memoria indelebile

© Marco Merlini / LaPresse
22-01-2009 Roma
Politica
Il presidente del Consiglio Berlusconi e i ministri Maroni e La Russa partecipano all'inaugurazione dell'anno accademico della scuola allievi ufficiali dei Carabinieri
Nella foto Gianni Letta e Mauro Masi

Premier Silvio Berlusconi, Defence and Interior minister, Ignazio La Russa and Roberto Maroni, attend the inauguration of academic year of police officer Carabinieri cadets school
© Marco Merlini / LaPresse 22-01-2009 Roma Politica Il presidente del Consiglio Berlusconi e i ministri Maroni e La Russa partecipano all'inaugurazione dell'anno accademico della scuola allievi ufficiali dei Carabinieri Nella foto Gianni Letta e Mauro Masi Premier Silvio Berlusconi, Defence and Interior minister, Ignazio La Russa and Roberto Maroni, attend the inauguration of academic year of police officer Carabinieri cadets school

Ieri l’assemblea della Consap, la società Concessionaria dei Servizi Assicurativi Pubblici, ha nominato amministratore delegato Mauro Masi, oggi direttore generale della RAI. Masi era direttore generale dal 2 aprile del 2009 ed è stato probabilmente il peggior direttore generale che l’azienda abbia mai avuto. Non solo per la scelta dei gessati e delle fidanzate legate professionalmente all’azienda pubblica che dirigeva. Ma per la comprovata subalternità alle persone che lo avevano messo lì e ai loro capricci, per l’incapacità di riconoscere e valorizzare buoni programmi e buone idee – che anzi ha ostacolato – per la generale inadeguatezza a ricoprire un ruolo che avrebbe bisogno di competenza, capacità di muoversi nel presente e immaginare il futuro, per l’inesistente visione di servizio pubblico, per le logiche clientelari con cui ha costruito palinsesti e arruolato conduttori. Quello che si è continuato a fare di buono in Rai in questi due anni lo si è fatto malgrado Masi. Il giudizio nei suoi confronti ebbe una dimostrazione esemplare nella famosa telefonata che decise di fare qualche mese fa all’inizio di una puntata di Annozero. C’è tutto: la subalternità alla politica, l’equivoco sul proprio ruolo, la mediocrità e l’improvvisazione, la sconfitta pubblica e plateale di un’iniziativa maldestra. Per il mezzo di informazione tuttora più importante per l’Italia e gli italiani non potrà andare peggio.

foto: Marco Merlini / LaPresse