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  • Martedì 19 aprile 2011

Le violenze in Nigeria dopo le elezioni

Le bande violente del nord non riconoscono la vittoria di Goodluck Jonathan e assaltano le città

Youthes raise wooden and metal sticks as running battles broke out between protesters and soldiers in Nigeria's northern city of Kano, on April 18, 2011 after President Goodluck Jonathan headed for an election win. Protesting youths challenged soldiers deployed to the streets, who sought to push them back. AFP PHOTO / SEYLLOU (Photo credit should read SEYLLOU DIALLO/AFP/Getty Images)
Youthes raise wooden and metal sticks as running battles broke out between protesters and soldiers in Nigeria's northern city of Kano, on April 18, 2011 after President Goodluck Jonathan headed for an election win. Protesting youths challenged soldiers deployed to the streets, who sought to push them back. AFP PHOTO / SEYLLOU (Photo credit should read SEYLLOU DIALLO/AFP/Getty Images)

Migliaia di persone hanno abbandonato le loro case nel nord della Nigeria per sfuggire alle violente rivolte che sono scoppiate in seguito alla rielezione di Goodluck Jonathan alla presidenza del paese lo scorso 16 aprile. Jonathan è stato eletto principalmente grazie ai voti del sud cristiano, mentre il nord musulmano puntava sull’ex generale Mohammadu Buhari. Gli scontri sono scoppiati a causa di alcuni gruppi armati, che non riconoscono la rielezione del presidente.

In alcune città, riferisce BBC, la popolazione ha dormito nelle stazioni di polizia per ragioni di sicurezza e stando alle stime della Croce Rossa, ci sarebbero numerosi morti e feriti. Jonathan ha chiesto la fine immediata delle violenze e ha istituito nel paese un coprifuoco di 24 ore. Il suo oppositore alle recenti elezioni, Buhari, ha definito le proteste violente tristi, ingiustificate e criminali. Chi ha organizzato le violenze ha anche denunciato brogli nella consultazione elettorale, ma nulla che giustifichi gli scontri di questi giorni, ha spiegato Buhari dissociandosi da quanto sta accadendo.

Jonathan ha vinto le elezioni di sabato ricevendo il 57% delle preferenze e secondo gli osservatori internazionali, inviati per vigilare sulla regolarità delle elezioni, non ci sarebbero stati particolari brogli tali da invalidare la consultazione. Nella città di Kano, la più grande del nord, la polizia e le forze armate pattugliano le strade e hanno organizzato alcuni posti di blocco per impedire ai violenti di compiere le loro scorribande.

(foto di SEYLLOU DIALLO/AFP/Getty Images)

Chi è sopravvissuto alle violenze, e ha trovato rifugio nelle stazioni di polizia o negli alberghi, racconta di aver visto la propria casa distrutta o di aver assistito all’uccisione di parenti e amici. I manifesti elettorali di Jonathan sono stati incendiati e diverse bande di violenti hanno compiuto atti di vandalismo scandendo slogan come “Solo Buhari!”. Anche la casa del vicepresidente, Namadi Sambo, è stata incendiata a Kaduna e nei pressi dell’abitazione si sono sentiti diversi spari nella notte.

La situazione ora sembra essere più tranquilla, probabilmente in virtù del coprifuoco che durerà per tutta la giornata. Negozi e mercati sono chiusi e questo potrebbe complicare la ricerca di cibo e acqua nelle aree maggiormente colpite dalle violenze.

Jonathan è di fede cristiana e arriva dalla zona del Delta del Niger ricca di petrolio. È presidente dallo scorso anno in seguito alla morte di Umaru Yar’Adua, di cui era il vicepresidente. «Ho ricevuto con grande tristezza le notizie delle violenze in alcune parti del paese che sono riconducibili all’esito delle elezioni di sabato. Chiedo a tutti coloro che sono coinvolti di abbandonare i comportamenti violenti, soprattutto in un momento come questo in cui la popolazione di questo grande paese ha fatto molti sacrifici per assicurare elezioni libere e democratiche» ha dichiarato il presidente in un messaggio indirizzato alla nazione.

La Nigeria è lo stato più popoloso dell’Africa con 150 milioni di abitanti appartenenti a 250 diverse etnie. Le elezioni libere e aperte sono un primo passo verso la stabilizzazione e la pacificazione del paese, tradizionalmente molto diviso su base etnica, sociale e religiosa specialmente tra il povero nord e il sud, ricco di risorse petrolifere.

foto di SEYLLOU DIALLO/AFP/Getty Images