La rivincita delle Pringles

Procter & Gamble ha venduto per 2,35 miliardi di dollari le patatine che un tempo non piacevano a nessuno

Ieri la multinazionale Procter & Gamble ha annunciato di aver venduto Pringles, il marchio delle patatine fritte tutte uguali, alla società Diamond Foods per 2,35 miliardi di dollari. Con la vendita di Pringles, Procter & Gamble si libera di una società che negli ultimi cinquant’anni le ha dato molte gioie e alcuni dolori e abbandona del tutto il settore degli alimentari, spiega Andrew Martin sul New York Times.

L’esperienza della società nella produzione di oli per alimenti era sfruttata dall’industria delle patatine fritte tra gli anni Cinquanta e Sessanta, e portò all’invenzione delle Pringles, le patatine affettate sottili e a forma di piccola sella. I responsabili della società non sanno ancora di preciso come le patatine abbiano avuto il loro nome, ma secondo una teoria i due responsabili della pubblicità della Procter vivevano su Pringle Drive a Cincinnati e pensarono che il nome fosse adatto per le nuove patatine.

Le Pringles nacquero perché la Procter voleva entrare nel mercato delle patatine fritte confezionate, ma non aveva all’epoca una catena di distribuzione adatta per la consegna del cibo che deperisce rapidamente. I responsabili della società chiesero così di studiare un nuovo tipo di patatina in grado di durare più a lungo e di poter essere consegnata senza modificare la catena distributiva dell’azienda.

Il compito fu affidato a un chimico, Fredric Baur, che tra il 1956 e il 1958 ideò la ricetta e il sistema di conservazione nei tubi di cartone, così da preservare le patatine integre. Baur non riuscì però a dare un gusto soddisfacente al nuovo prodotto e il compito fu affidato a un altro ricercatore della Procter, Alexander Liepa, che con i giusti aromi riuscì dove Baur aveva fallito. Le patatine furono testate per la prima volta a Evansville nell’Indiana nel 1968. L’inventore delle Pringles era così fiero della propria idea da chiedere che, una volta morto, le sue ceneri venissero conservate in uno dei tubi delle patatine.

Realizzate con fiocchi di patate deidratate pressati insieme e poi fritti, le Pringles non ebbero successo immediatamente, tanto da spingere la società a valutare la chiusura del marchio. Il vero balzo in avanti si ebbe negli anni Ottanta, quando gli esperti della Procter decisero di cambiare gli aromi e di lanciare una nuova massiccia campagna pubblicitaria per far conoscere il nuovo gusto delle patatine. Il successo vero e proprio arrivò quindi negli anni Novanta, quando il volume di affari legato al marchio arrivò a sfiorare il miliardo di dollari l’anno. Un risultato notevole, anche perché appena trenta anni prima le Pringles erano un prodotto sostanzialmente morto, ricorda oggi Charles Jarvie, vicepresidente della divisione alimentari della Procter negli ultimi anni Settanta.

La vendita di Pringles non è comunque arrivata inaspettata. Negli ultimi anni, Procter & Gamble ha deciso di puntare tutto sulla cosmesi e i prodotti per la casa, abbandonando progressivamente i marchi legati agli alimentari. Il patto stretto con Diamond Foods prevede la cessione di quote azionarie per 1,5 miliardi di dollari e 850 milioni di dollari dal riassorbimento dei debiti di Pringles. Per Procter & Gamble non cambierà moltissimo, considerato che la società raggiunge gli 80 miliardi di dollari di vendite all’anno con i propri marchi.