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  • Martedì 29 marzo 2011

«Abbiamo fermato l’avanzata di Gheddafi»

Il primo bilancio di Obama, a dieci giorni dall'inizio della guerra

WASHINGTON, DC - MARCH 28: President Barack Obama speaks about U.S. military action in Libya March 28, 2011 at the National Defense University in Washington, DC. The president, nine days after the U.S. initiated missle strikes against government forces in Libya, was expected to give his rationale behind the first military action initiated under his administration, and to announce NATO's assumption of command for the mission. (Photo by Dennis Brack-Pool/Getty Images) *** Local Caption *** Barack Obama
WASHINGTON, DC - MARCH 28: President Barack Obama speaks about U.S. military action in Libya March 28, 2011 at the National Defense University in Washington, DC. The president, nine days after the U.S. initiated missle strikes against government forces in Libya, was expected to give his rationale behind the first military action initiated under his administration, and to announce NATO's assumption of command for the mission. (Photo by Dennis Brack-Pool/Getty Images) *** Local Caption *** Barack Obama

Il presidente statunitense Barack Obama ha rivolto ieri un discorso alla nazione riguardo l’intervento militare internazionale in Libia, le sue condizioni attuali e la sua evoluzione. Durante il discorso, pronunciato davanti alla National Defence University di Washington, Obama ha detto che non aveva intenzione di aspettare altre immagini di massacri di civili prima di muoversi. «Qualche Paese può essere capace di voltarsi dall’altra parte, davanti alle atrocità. Gli Stati Uniti d’America sono diversi. Mettere da parte le nostre responsabilità di guida ma soprattutto di esseri umani, in queste circostanze, sarebbe stato un tradimento di quello che siamo».

Oltre a difendere la scelta dell’intervento, Obama ha descritto brevemente la situazione in Libia. «Posso dirvi che abbiamo fermato l’avanzata mortale di Gheddafi. Negheremo al regime gli armamenti, taglieremo i suoi rifornimenti di denaro, sosterremo l’opposizione e lavoreremo con le altre nazioni per affrettare l’uscita di scena di Gheddafi». La frase ha portato Obama a chiarire meglio questo concetto, uno dei più delicati di tutto l’intervento militare.

«Se cercassimo di rovesciare Gheddafi con la forza, la nostra coalizione si spaccherebbe: a quel punto sarebbe probabile per noi dover mandare delle truppe di terra oppure rischiare di uccidere dei civili dall’alto. I pericoli che correrebbero i nostri soldati sarebbero enormi, così i costi, così le responsabilità per quello che accadrebbe dopo». Allo stesso modo, però, Obama ha ribadito che «la storia non è dalla parte di Gheddafi» e che «grazie al tempo e allo spazio che abbiamo garantito al popolo libico, loro saranno in grado di determinare il loro destino». La tesi è quella nota da tempo, quindi: non colpire direttamente Gheddafi ma dare ai libici l’opportunità di farlo.

«Anche quando non è in pericolo la nostra sicurezza, ma lo sono i nostri valori e i nostri interessi», ha detto Obama, «non dobbiamo avere paura di agire: ma il compito di agire non spetta soltanto agli Stati Uniti. Come abbiamo fatto in Libia, è nostro dovere invece mobilitare la comunità internazionale e arrivare a un’azione collettiva». Il testo integrale del discorso si può leggere qui, in inglese.

foto: Dennis Brack-Pool/Getty Images

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